BE
28 – L’altro falò (31.1.2008)
Liceo Beccaria, Mondovì
Protomoteca Campidoglio, Roma
“In curiosa coincidenza con le polemiche sui fatti alla
Inizia con queste parole il lungo
articolo di Ernesto Billò “G. B. Beccaria, un abate
La realtà storica e scientifica, come ho
accennato in Beccaria
vindicato, e come sto a poco a poco sviscerando nelle Beccaria News,
è però ben diversa. Presumo che il prof. Billò abbia una formazione
umanistica, e mi guardo bene dal pretendere da lui quel giudizio sui meriti
scientifici di Beccaria – e sui consequenziali “demeriti” di Volta
– difficile anche per fisici e storici della fisica. Mi rammarico, però, questo
sì, di non avere aperto nessun dibattito e di non essere riuscito a
instillargli nemmeno l’ombra del dubbio sulle radicatissime sue convinzioni. E,
al contempo, non capisco bene che cosa egli, continuando a parteggiare per Volta,
possa “rivendicare” per Beccaria, a nome dei monregalesi e non
solo di essi.
L’aggancio all’attualità della Sapienza
e il paragone dell’intolleranza dei fisici romani di oggi con quella dei fisici
piemontesi di ieri è talmente corretto e suggestivo che, per associazione, ha
richiamato alla mia mente un altro falò, stavolta non metaforico, una vera e
propria caccia alle streghe di 233 anni fa, a Mondovì forse non
del tutto dimenticata o rimossa, ai danni del nostro Beccaria, “il
mago della Garzegna”. Mi riferisco alla omonima novella “storica”
del celebre e prolifico latinista piemontese Tommaso Vallauri (pubblicata
nel 1861 o forse prima), così riassunta dallo stesso autore: “Giambattista
Beccaria, celebre fisico, va a villeggiare sul colle della Garzegna presso
Mondovì. Quivi facendo i suoi esperimenti intorno all’elettricismo, è creduto
dai contadini uno stregone, e corre pericolo di vita”.
Leggendo le pagine di Vallauri si
piomba in pieno medioevo. Grandinate e temporali rovinosi per il raccolto
venivano imputati dai contadini ignoranti ai sortilegi di Beccaria, che
vedevano accompagnarsi agli spiriti maligni, al lume della luna, sul terrazzo
della sua “villa rossa” della Garzegna. Coi suoi poteri
stegoneschi egli rianimava all’istante, al tocco di una verga, animali
squartati, poteva rasserenare a suo talento il cielo, estrarre fuoco dai cervi
volanti, comandare agli animali, ecc. Malizia e ignoranza andavano a braccetto. Il
frate – il maggior fisico d’Italia, non
dimentichiamolo – veniva fuggito
come la mala sorte, quando lo si incontrava per strada si facevano gli
scongiuri e le madri nascondevano il viso ai loro figli perché non lo vedessero.
I più facinorosi, forse imbeccati o
sobillati da qualcuno particolarmente ostile al Beccaria, giunsero a
fare una spedizione punitiva alla Garzegna. Gridando “A morte, a
morte!” gli esagitati assediarono la casa di Beccaria e, mentre
questi riusciva fortunosamente a mettersi in salvo scappando da una porticina
secondaria camuffato da contadino, coi loro picconi e le loro vanghe
sfasciarono tutto, dando fuoco agli strumenti o “diavolerie” del mago.
Si potrebbe pensare che Vallauri
abbia romanzato troppo e che, in ogni caso, si tratti di acqua passata. Io non
lo credo, primo perché l’ostilità verso Beccaria – da parte dei
concittadini, dei colleghi d’università e dei confratelli, come ricorda Patuzzi
– è documentatissima; secondo, perché mi è sembrato di cogliere qualche
reticenza da parte dei monregalesi a cui ho chiesto notizie sul monumento a Beccaria
(vedi BE 26).
Non c’è alcuna differenza, in altri termini, tra il metaforico falò
d’intolleranza dei fisici piemontesi contro Beccaria, ottimamente
esposto dal prof. Billò, o quello dei fisici della Sapienza
contro il Papa, e il falò vero, storico dei monregalesi verso il loro
concittadino, “vindicato” solo a parole.
È toccato a noi fisici romani, semmai,
sdoganare e rispolverare “realmente” Beccaria, come si può anche
evincere – se mi è consentita la battuta – notando che il suo busto al Campidoglio
(a destra, ma vedi anche BE 10) è senza un filo di polvere!
vai
a BECCARIA NEWS