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13 – Lo sgabello di Zamboni (15.1.2008)
Fino ai primi decenni del novecento, ci assicura Gliozzi, i gabinetti di fisica delle scuole
italiane erano dotati di sgabelli isolanti, come quello raffigurato in [Beccaria 1772, Tav. I,
Fig. 4]. In pratica si trattava di
semplici pedane con robusti piedi di vetro, come quelle di questo disegno, naif
e bellissimo, opera di un allievo del celebre fisico Giuseppe Zamboni (ne riparleremo a proposito di pile a secco,
orologi ed elettromotori perpetui, ecc.). L’ho trovato nel bel sito
dell’Università di Padova “Bagliori
nel vuoto”, con l’indicazione Ms Zamboni 1840 di una “collezione
Beltrame” che non sono riuscito a reperire (spero che qualcuno mi aiuti).
Non lo propongo, caro Di Trocchio (vedi ME 32),
a titolo di curiosità o spigolatura, ma perché, in base alla mia esperienza di
insegnante (di elettrotecnica), lo
ritengo molto funzionale per “comunicare”
ai lettori di queste schede il mio pensiero sulla “stranezza” dei cosiddetti isolanti e particolarmente del vetro.
Sin da piccolo ho sentito ripetere, da mio padre,
e soprattutto da mia madre!, di fare attenzione nei lavoretti di elettricità
che tanto mi piacevano – luci del presepe, piccoli guasti all’impianto di casa,
riparazione delle “valvole” (cioè i fusibili, che “saltavano” ad ogni temporale), persino la semplice
sostituzione di una lampadina – e, soprattutto, che quando si toccano i fili
bisogna avere assolutamente i piedi sul legno. Da grande ho imparato, e da
professore ho poi insegnato, che esistono altri isolanti migliori, “più sicuri” del legno, ma solo ora, in
vecchiaia, grazie a Beccaria,
credo di aver capito cosa significa “isolante”,
o meglio “coibente” elettrico.
A tutti sarà capitato di prendere una forte
scossa elettrica aprendo la portiera dell’auto e tutti (o quasi) sapranno che questo fenomeno si verifica in giornate in cui
l’aria è particolarmente “elettrica”
e quando si portano scarpe con la suola di gomma (che negli anni ’50, non so oggi, si chiamava “para”). Ma come, la gomma
è isolante e fa prendere la scossa? Non dovrebbe essere esattamente al
contrario, come diceva mia madre?
Una prima risposta è che la gomma, la resina, lo
zolfo, la ceralacca e soprattutto il vetro erano chiamati, e sono, corpi
elettrici per “natura”, ossia per “origine”: essi non si limitano a non far
passare il “fluido” o il beccariano “vapore” elettrico, ma lo “accumulano”, come avviene nella
celeberrima bottiglia di Leida. Per
saperne di più si legga lo splendido “Electricity
from glass” [Hackmann 1978 a],
o più semplicemente si studino, e soprattutto si rifacciano, i semplicissimi
esperimenti con le pedane di Zamboni.
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