DA
19 – L’ebbrezza della …stabilità! (8.4.2013)
a Gabriele
Buccola, pioniere della psicologia scientifica
Continuando le Daidone News inizio il mio sesto fascicolo
di “idraulica romana” pubblicando
questo “vecchietto sprint” alla guida
di un Segway PT (Personal Transporter), malgrado il
perentorio divieto di mia moglie (per
evitarmi il ridicolo…) e lusingandomi al contempo che quanto esporrò sarà
utile a qualcuno.
Come alcuni sanno, o come ha
ben sottolineato l’amico Bragastini (vedi RE 38),
quando un qualsiasi fenomeno attira la mia attenzione cerco sempre, per quanto
possibile, di sviscerarlo “praticamente”
e indi di comunicare i risultati delle mie spesso “faticose” conquiste in modo chiaro, senza furbesche astruserie (basti, come esempio, l’altalena bistabile
LU 37). Così, incuriosito da questi sempre più
diffusi “monopattini elettrici” che
sembravano sfidare le leggi dell’equilibrio (e che vedevo soprattutto dalle parti del Colosseo), ho deciso di
venirne a capo iniziando con lo sperimentarli in prima persona. Grazie alla
cortesia, alle spiegazioni e all’assistenza (possono essere pericolosi, specie per vecchi e spratici “ciucchi” come
chi scrive!) di un addetto che li affitta a Villa Borghese, li ho così “guidati” per una decina di metri e per
un paio di minuti.
Chi, vedendo la foto, pensasse,
come mia moglie, che io stessi provando l’ebbrezza della velocità e che non
avessi i capelli al vento (come nel
celebre sketch di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini…) solo perché sono
calvo, resterà forse deluso dal sapere che la foto è stata scattata mentre ero
fermo e che l’unica “ebbrezza” che
provavo era quella di una “stabilità”
ottenuta quasi magicamente, senza azionare nessun freno manuale o meccanico! Il
trucco – scientifico, scientificissimo
– sta nel fatto che questa diavoleria tecnologica agisce in perfetta “simbiosi” con la “macchina” umana, diventandone una protesi o addirittura
un’estensione. Le due ruote sono azionate da due motori elettrici del tipo passo-passo controllati da un sofisticatissimo
sistema a microprocessore a sua volta comandato, oltre che dalle “informazioni” che riceve
dall’accidentalità del terreno, anche dall’interfaccia – una pedana stabilometrica simile alla notissima “balance board” di Nintendo wii (vedi foto a destra) – con il
conduttore-condotto. La cosa strabiliante è che costui non “manovra” la macchina con comandi
tradizionali, ma la “influenza”, per
così dire, e quasi senza accorgersene, direttamente con la sua “psiche-intenzionalità”, col risultato
che la macchina esegue docilmente, fedelmente e quasi anticipatamente la “volontà” del suo padrone, “concentrata”, per così dire, nel suo
baricentro: più questo si sposta in avanti più il Segway va veloce (in rete c’è
solo l’imbarazzo della scelta per gli approfondimenti tecnici).
La letteratura sulla stazione e
sulla locomozione dell’uomo – il bipede
“barcollante” (schwanken, sway) – è immensa, ma io rimando solamente, e caldamente, agli
studi di Buccola-Vierordt accennati
in BU 10 – L’elmetto
di Canestrelli e a quanto, sulla scorta di Reuleaux e di Daidone,
potrò in futuro aggiungere su questo argomento chiave della nostra vita
psichica. Per ora faccio osservare soltanto la contraddizione in termini nel
titolo di questa News (scelto unicamente per la sua mnemonicità o “accattivanza”),
perché a rigore la stabilità, sia statica che dinamica, si può avere solo nella
condizione fisiologica della sanità o della “sobrietà”, e non in quella patologica dell’ebbrezza o della “pazzia”.