RE
24 – Il “tripsometro” di Sella (19.11.2011)
Alla particolare attenzione del
Chiar. Prof.
Paolo Brenni
IMSS – Firenze
Nella seduta del 7 aprile
1861 dell’Accademia delle Scienze di Torino il socio Quintino Sella, il futuro grande Statista, lesse una memoria relativa ai suoi studi sperimentali sull’attrito dei corpi
solidi. In quell’occasione presentò anche uno strumento, il “tripsometro a cilindri”, che si era fatto costruire
dal Froment,
il celebre costruttore di apparati telegrafici e scientifici (vedi Morse
News, passim).
Anche se questo contributo ebbe vasta risonanza e in tutti i
successivi lavori scientifici sull’attrito sia stato sempre, per decenni,
citato come pubblicato negli Atti o nelle Memorie di quell’anno della predetta
Accademia, di fatto, per quello che mi risulta, ne esiste solo un estratto
pubblicato nel fascicolo XIII del 1861 del Nuovo Cimento e analogo mistero c’è sulla sorte del tripsometro (su
Google risulta solo un moderno “tribometer”
– dal greco tribein, sfregare – per misure di
aderenze dei pneumatici Dunlop).
Sulla scorta degli studi di Reuleaux
su attrito, abrasione e interazione tra due superfici – nonché sull’elettrostatica o “triboelettricità” del Beccaria (vedi Beccaria
News, passim) – ho maturato la convinzione che lo strumento di Sella possa essere stato un “piccolo mangano” (vedi RE 19, RE 20 e RE 21) e per
darne qualche vaga idea, ho provato a raffigurarlo approssimativamente (vedi disegno a sinistra) basandomi sulle
testuali parole che si trovano nell’estratto citato (vedi ritaglio a destra): “Quest’apparecchio
consta di un movimento di orologeria, che pone in moto due cilindri di cui si
ha la velocità per mezzo di un contatore. Sopra uno o sopra entrambi questi
cilindri si posano dei corpi fissati ad una verga i
cui estremi sono raccomandati al capo di un elastico che si tende più o meno
per opera di una vite che ne fissa l’altro capo”.
Mi auguro che qualche collega possa risolvere il “giallo” della (mancata?) pubblicazione o, almeno, che l’amico Brenni, profondo conoscitore
della strumentazione scientifica ottocentesca, possa aiutarci a ritrovare un
disegno del tripsometro, o l’apparecchio stesso
dimenticato in qualche museo.