Fig. 10
Fig. 11
Sulla “Pianta Topografica dello Aquidotto Cornelio di Terme-Imerese” (Fig.
10) vi sono alcune ambiguità che forse hanno contribuito, almeno
negli ultimi due secoli, a togliere a questo “eccezionale” monumento termitano quella risonanza, non solo
artistica ma soprattutto, come vedremo, scientifica, a cui per il suo valore
potrebbe aspirare.
Verso il 1822, più o meno in concomitanza con il 2° “rilancio” dei Bagni (vedi cap. 1),
Baldassare Romano, celebre letterato
termitano, e Gandolfo Ferrara, autore
di alcune belle vedute del nostro paesaggio, si occuparono entrambi
dell’acquedotto Cornelio. Il primo, compulsando vecchie carte e documentandosi
a fondo, produsse un pregevole scritto rimasto inedito – e credo dimenticato,
fino a quando, pochi decenni fa, fu scientificamente studiato, e valorizzato,
dall’archeologo Oscar Belvedere. Il
secondo volle cimentarsi a rilevare sul campo il tracciato di tale acquedotto
romano (detto Cornelio da una celebre
iscrizione di cui diremo a suo tempo), dalla sorgente di Brocato fino alle
mura della città (circa 6 km), e a
inciderlo sul rame (vedi Fig. 10, al centro). Poi, per motivi ignoti – forse
insoddisfatto del suo lavoro – lo lasciò “nell’oblio”.
Nel 1838 Antonino Maria Gargotta,
dinamico e battagliero direttore e “restauratore”
dei Bagni, fece “ridurre” a sue spese
in Palermo (da tale Aurineta) le “bozze” del Ferrara, non si capisce bene
quali e a quale scopo.
Nel 1857, infine, pochi anni dopo la morte del Ferrara, il medesimo
Gargotta fece stampare (probabilmente a
Napoli, da tale Di Salvo) un collage
costituito dal tracciato del Cornelio impreziosito da otto scenografiche vedute
dei suoi ruderi (Fig. 10) e lo dedicò, insieme ad un
rarissimo opuscolo di “Spiegazione della
Pianta Topografica”, al Principe Giuseppe De Spucches, forse per
procacciarsene la benevolenza.
Venendo ai giorni nostri, in
particolare ad una ventina di anni fa, il Comune di Termini, sull’onda della
pubblicazione del libro di Belvedere, ha fatto stampare e distribuire 250 esemplari (nel formato originale 60 x 45 cm) della “Pianta” e della “Spiegazione”
del Gargotta, contribuendo meritoriamente a far conoscere, quanto meno ai
termitani (compreso chi scrive, che ne ha
avuto una copia superstite per cortesia dell’architetto Cosimo Serio),
questo tesoro archeologico – e, ripeto,
scientifico – della loro città.
Più o meno contemporaneamente
al libro di Belvedere (le date di copertina
possono essere un po’ elastiche) usciva anche un pregevolissimo studio di Giovanna Mirabella (vedi cap. 1)
che toccava di volo anche l’acquedotto Cornelio. Può essersi trattato di un
caso, oppure tra i due autori può esserci stata collaborazione scientifica, sta
di fatto che la Mirabella pubblica un tracciato del Cornelio (Fig.
11, particolare) diverso, e più esatto, di quello del
Ferrara-Gargotta di cui si è avvalso il Belvedere. Le differenze sostanziali
riguardano il “raddoppio”
dell’acquedotto in corrispondenza della collinetta di Bevuto e, soprattutto, la
rotazione di 90° del ponte Figurella
(evidenziata a parte: si confronti con la
Fig. 10 e si verifichi nella
Fig. 12
la reale posizione del ponte).
Da un primo colloquio
telefonico con la Mirabella avevo capito che tale mappa l’aveva avuta dalle
mani di Manfredi Ciofalo (un nipote di Saverio Ciofalo, altro ben noto
e benemerito termitano dell’800) e avevo quindi ipotizzato che potesse
essere una correzione dello stesso Ferrara, pervenuta alla Mirabella tramite le
famiglie Gargotta e Ciofalo. Poi la Mirabella mi precisò che l’aveva rilevata
lei stessa verso il 1982, per la tesi
di laurea, appoggiandosi alla carta IGM (Istituto Geografico
Militare), e soprattutto con estenuanti ricognizioni in situ, “rischiando persino di essere impallinata” dai contadini proprietari
dei terreni che lei andava meticolosamente perlustrando!
A ingarbugliare ancora di più
le cose segnalo che alla biblioteca comunale di Termini alla “Spiegazione” del Gargotta è allegata una
terza mappa, molto dozzinale; che queste mappe sono capovolte rispetto alle
mappe moderne, il che può causare errori; che la stampa di Gargotta (Fig.
10) è sicuramente spuria, perché se il tracciato è di Ferrara,
le vedute sono di altra mano (e più
scadenti); infine, che nella “Spiegazione”
diffusa dal Comune, dove si parla dei mulini dei Paolotti (S. Francesco di Paola) e fuori porta Euracea (vedi Fig. 9),
c’è un errore materiale (“lenta” invece
che “detta”).