persegue tre obbiettivi: primo, far rilucere la
grandezza di Lucidi, con qualche altra briciola sulle sue scoperte (I numeri
di Lucidi) e un accenno, non polemico, agli attriti coi suoi “maestri”
o “discepoli” Antonino Pagliaro, Giovanni Nencioni, Tullio De Mauro e altri (Il disdegno di Guido); secondo, fornire un
succinto resoconto delle mie ricerche scientifiche in generale e anticipare
qualche risultato di rilievo di quelle di telegrafia
in particolare (sull’attrito fisiofisico
connaturato alla linea Morse); terzo,
integrare e aggiornare, dopo tre anni e mezzo, il pamphlet Il Bitnick incompreso (Roma 2000), cercando di rimuovere
l’altro grande intoppo – la diffamazione – che ha impedito di far prendere in
considerazione la mia emarginata, osteggiata, derisa e soprattutto boicottata invenzione.
Questa mia ostinazione, ormai decennale, non si
può liquidare con l’aggressività o con i “disagi
psicologici o psicopatologici” –
benevoli eufemismi di cui ringrazio, rispettivamente, gli amici Di Trocchio e Luccio – di uno strampalato inventore o di un “genio
incompreso”, come tanti accademici (Albano
Leoni, Frova, Gambarara, Gamaleri, Dazzi, ecc.) hanno probabilmente ritenuto di poter fare. Troppo comodo!
Invece le vere ragioni di tale “liquidazione” – più recondite, più variegate e,
almeno apparentemente, più complesse – saranno indagate a fondo nelle pagine
seguenti.
Ingenuamente, fino al 2 aprile scorso (vedi il
capitolo Il
disdegno di Tullio, che potrebbe intitolarsi La diffamazione del Bitnick), ritenevo Tullio De Mauro non certo un santo in
paradiso ma almeno una sorta di mallevadore
muto della serietà delle mie ricerche scientifiche sulle scoperte del suo
maestro Mario Lucidi – lui si un vero “genio
incompreso”! – e poi sulla lingua telegrafica. E se non ho mai voluto credere a
congiure del silenzio, ancor meno ordite dal De Mauro, i fatti recenti ora mi
inducono a non escludere l’idea di una “congiura” della denigrazione, risalente
almeno all’uscita del pamphlet citato, quando, per tema che i silenzi fossero
intesi come assensi, o per altre infide cause, a mia insaputa, e screditando,
si parlò.
“I
risultati si ottengono non con la
razionalità o la logica… ma con la tenacia contro le innumerevoli difficoltà
che l’inerzia e l’incomprensione oppongono ad ogni novità” (Ronchi, citato da Pera): se però la tenacia non basta dev’essere l’aula a delimitare
il confine tra libertà di pensiero, pettegolezzo e diffamazione e sancire la
intenzionalità (segnatamente: l’intensionalità)
o la preterintenzionalità dei fatti.
Sono inseriti anche alcuni scomposti e preziosi Frammenti inediti di
Lucidi.
in copertina:
Tullio De Mauro, discepolo apostata di
Mario Lucidi (da Internet)