GV 15 – Moto perpetuo? (14.5.2008)

                     

Se qualcuno, come presumo e spero, è rimasto colpito dall’altalena di Beccaria illustrata nella News precedente, cosa penserà della ben più strabiliante “altalena” di Zamboni? Questo suo celebre pendolo infatti (vedi animazione, cortesia di iz0hhh, Claudio Primerano) non agisce con l’energia accumulata nelle bocce di Leida, ma con due pile a secco e “perpetue”!

Nel momento in cui il pendolo “blu” tocca la colonnina rossa questa gli "cede" di botto quasi tutta la sua carica elettrica (il colore rosso illanguidisce) e lo respinge indietro finché il pendolo, ora “rosso”, tocca la colonnina blu (facendone anche in questo caso sbiadire all’istante il colore), ne assume la carica e viene ancora rispedito indietro. Prestando attenzione alle evoluzioni cromatiche delle due pilette e ai diagrammi in funzione del tempo delle elongazioni (curva nera, grosso modo sinusoidale) e dei potenziali (positivo: dente di sega rosso; negativo: dente di sega blu) si capisce che durante la prima semioscillazione la pila di sinistra si ricarica automaticamente e gradualmente (torna al rosso intenso), mentre durante la seconda fase avviene lo stesso per la pila di destra (torna al blu intenso).

Non ho dubbi che questi misteriosi reintegri, recuperi o “risarcimenti” di forza sono connessi con la bistrattata elettricità vindice beccariana (vedi Beccaria News, passim) e torno pertanto ad invitare allo studio approfondito, e non preconcetto, di questo autore.

Ma è soprattutto la lettura dei testi di e su Zamboni, meritoriamente discussi e segnalati da Massimo Tinazzi (in rete si trovano molti suoi lavori sul suo concittadino), o del ricchissimo (ma difficile da reperire) carteggio Zamboni-Fusinieri, a togliere dal limbo dell’esoterismo o dall’indice dei libri proibiti l’ambiguo, epperò elementare, concetto di “moto perpetuo”.

Il 29 novembre 1830 Arago riferì che l’Accademia reale delle scienze di Parigi, ricevendo regolarmente ogni mese due o tre memorie sulla quadratura del circolo e sul moto perpetuo, aveva preso la risoluzione di non prendere in considerazione i lavori di quei folli inventori. Fece però eccezione per il “grazioso strumento” di Zamboni, che giudicò “quasi perpetuo” e di forza troppo debole e soprattutto troppo dipendente dai fenomeni atmosferici (vedi Cantù, L’Italia scientifica contemporanea, Milano 1844).

Va poi ricordato, anzi sottolineato, che Volta ebbe a lodare sommamente le pile di Zamboni definendole molto migliori della sua (lettera di Volta a Zamboni del 8 settembre 1812).

Paradossalmente la scienza adotta due pesi e due misure: Zamboni, che ha “realizzato” un effettivo moto perpetuo (si pensi ai 140 anni del campanello di Oxford – vedi GV 8) è considerato quasi un cialtrone; Volta, che ha teorizzato forze non soloperpetue” ma anche “elettromotrici” dal miracoloso contatto di due metalli eterogenei, è innalzato sugli altari!

N. B. – Nello spettacolare sito di J. E. Bosschieter sono disponibili moltissime animazioni, tra cui anche una, molto dettagliata, simile a quella riportata in questa scheda.

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