56 – Un “telegrafocoi guanti

                     

Già nel700, prima della rana di Galvani e della pila di Volta, si conoscevano molti effetti fisiologici dell’elettricità statica, tra cui la trasmissione della scossa o “commozione” elettrica attraverso il corpo umano. Nelle corti e nelle abbazie ci si divertiva coibaci” elettrici o con le catene umane dei monaci del Nollet. Gli studi successivi, ad esempio di Ohm, Pouillet, Du Bois Reymond, ecc. permisero di acquisire dati un po’ più scientifici, ad esempio che immergendo le due mani nel mercurio la resistenza del corpo umano corrispondeva a quella di 8 leghe di filo telegrafico, mentre se si immergevano solo due dita la resistenza saliva a 17 leghe.

L’effetto fisiologico della pila sperimentato nella News precedente ha avuto un’applicazione anche in telegrafia, o per meglio dire in un esperimento telegrafico di gabinetto di fisica. Si tratta dell’apparato elettrofisiologico di Vorsselman de Heer, del 1839, descritto nel già citato trattato del Moigno.

Le due stazioni, trasmittente e ricevente, sono identiche e sono collegate da 10 conduttori sottilissimi (numerati da I a X, vedi disegno a destra). Ogni stazione consiste di due tastiere che il mittente deve rispettivamente azionare con la mano destra e con la sinistra, munite però di guanti di isolamento. Ogni tastiera a sua volta ha 5 tasti superiori uniti elettricamente a 5 tasti inferiori (nonché ai fili di linea). L’unica differenza è che pressando un tasto superiore questo va a “pescare” in un pozzetto di mercurio collegato all’elettrodo positivo del generatore (pila + induttore), mentre invece i tasti inferiori “pescano” nel pozzetto negativo (vedi disegno a sinistra). Chi riceve deve tenere le dieci dita, ma senza guanti di isolamento, sulle sue due tastiere (tasti superiori o inferiori, indifferentemente).

Osservando la codifica 5 x 5 (5 file verticali a sinistra e 5 righe orizzontali a destra) delle 25 lettere dell’alfabeto, si vede facilmente che il dispaccio veniva trasmesso e ricevuto con una sorta di “battaglia navale fisiologica”. Per trasmettere, ad esempio, la lettera N, si premevano contemporaneamente il tasto III superiore di sinistra e il tasto VIII superiore di destra; per la lettera D il tasto I di sinistra e il IX di destra, ecc. In questo modo il circuito si chiudeva e il destinatario riceveva una scossa elettrica, anzi due “commozionisoltanto su due delle dieci dita appoggiate sulle sue tastiere. Ovviamente la lettera N veniva ricevuta sentendo una scossa nei diti medi delle due mani, la D con una scossa nell’indice di sinistra e nell’anulare della destra, ecc. Erano anche previste semplici codifiche per le cifre e per i segnali di servizio. Per l’avviso di chiamata, per evitare che si dovesse rimanere sempre con le dita sulle tastiere, c’erano dei fili volanti attaccati in una parte qualsiasi del proprio corpo in modo che in qualunque momento, anche dormendo, si poteva avvertire la scossa di appello!

Pur essendo molto ingegnoso, economico, velocissimo (una vera e propria stenotelegrafia) e, per l’inventore, addirittura competitivo col Morse, questo sistema non ebbe sviluppo pratico. Permise però diverse preziose osservazioni sugli effetti fisiologici dell’elettricità: nel dito in cui la corrente circola verso l’esterno la scossa è maggiore; si possono escogitare metodi di equiparazione delle scosse di apertura e chiusura circuito; vi sono diti più sensibili di altri; la sensibilità dei nervi è sempre maggiore di qualsiasi galvanometro; la scossa è molto soggettiva, per alcuni bisogna diminuire e per altri aumentare di parecchio la “slittainduttoria, ecc.

 

Intervento di Brenni (27.10.05):

Un esemplare più “spartano” di questo telegrafo si trova al museo Boerhaave di Leida (vedi foto, tratta da AAVV, Science in the Provinces. A descriptive catalogue of the "Deventer" Collection, Museum Boerhaave, Leiden, 2002).

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