55 – Una “schicchera” da 1 volt

A tutti gli automobilisti sarà capitato, in certe giornate di clima capriccioso e quando si calzano scarpe con suola di gomma, di prendere una fastidiosa scossa elettrica, o una “schicchera”, come si dice a Roma, aprendo la portiera dell’automobile. Come tutti sanno si tratta di elettricità statica (o frizionale) di “tensione” elevata, dell’ordine di migliaia di volt, per capirci, anche se a rigore la misurazione in volt sarebbe semplicistica, perché si tratta di fenomeni alquanto complessi (densità, gradienti, rigidità dielettrica, ecc.) e di effetti, fisiologici, ancora più oscuri.

A riprova presento un esperimento semplicissimo, e soprattutto didattico, che nelle aule ottocentesche era di routine, mentre oggi è sparito dai corsi di fisica o di elettrotecnica, anche elementari, in cui si preferisce cimentare la mente dei giovani con pagine e pagine di calcoli teorici fini a se stessi.

Tenendo in mano due elettrodi collegati al campanello della Morse News 113 si avvertirà il tipico “formicolio” di una scossa elettrica. Per ogni interruzione di corrente si ha un impulso di tensione che richiama nei muscoli una corrente “assai risentita” (R. W. Pohl, Elettrofisica moderna, Hoepli 1928, p. 127, da cui proviene anche lo schema).

La cosa forse più strana è che il fenomeno si verifica anche a bassissime tensioni: io l’ho sperimentato con una stilo da 1,5 V, mezza scarica. Certo, in questo caso la distanza dell’armatura deve essere molto piccola e la molla molto leggera, ma l’effetto si ottiene sempre, con un minimo di accortezza nella regolazione della molla e dello “sbraccio”.

Non occorre un campanello, può andar bene anche l’avvolgimento di qualsiasi trasformatore, purché avvolto su ferro per avere sufficiente “induttanza”. Per avere la rapidità di chiusura e apertura del contatto (quella che dà origine alle relative “extracorrenti” o scosse) si può usare una semplice lima.

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