24 – Molle e contromolle

 

Sulla scorta delle considerazioni tecniche delle Morse News 119 e 120 possiamo mettere a raffronto la molla della scrivente Morse ordinaria (a sinistra, freccia rossa) con la doppia molla della macchina Hasler (al centro, frecce rosse), del relè Hipp (a destra, frecce rosse), del sideswiper e del cronoscopio di Hipp.

Nella lunga e sottile leva Morse orizzontale del primo apparato si notano, da sinistra: il “coltello” che spinge in alto la zona fino a farle toccare la rotellina inchiostrata; la vite di regolazione della tensione della molla a spirale verticale; il fulcro C della leva; l’ancora di ferro dolce (sopra i nuclei dell’elettromagnete); l’estremità destra che “gioca” (sbraccio) tra due viti di fine corsa (sulle quali si producono up stroke e down stroke). La stessa leva si ritrova nella macchina Hasler (dove ha identica funzione) e in tutti i congegni menzionati.

Alla luce delle mie indagini ho maturato la convinzione che numero di molle (semplice o doppia), tipo di molle (a lamina, a spirale, ecc.), distanza dal fulcro, funzionamento in compressione (push) o in trazione (pull), sbraccio, momento di inerzia del sistema, rigidezza o flessibilità della leva, ecc. non sono soltanto soluzioni “tecniche” e costruttive, ma sono “minuzie” fisiche che hanno un corrispettivo in ambito fisiologico. Per far tesoro di queste equivalenze la strada maestra, che stiamo tracciando e percorrendo, è quella della distinzione tra “lavoro” e “riposo”, Morse ordinario e Morse invertito, circuito aperto e circuito chiuso, ecc. sulla quale c’è non solo, o non tanto, ignoranza, ma soprattutto confusione, a cominciare dalla terminologia. Mi sforzerò, nel prosieguo, di essere il più chiaro possibile, ma è necessaria la massima attenzione e collaborazione da parte del lettore.

Nella lettera a Bigazzi adombravo una analogia totale tra le due molle del relè (e del cronoscopio) di Hipp e le due molle degli apparati stampanti, perché l’analogia costruttiva (eccentrico sulla molla inferiore, vite fine e semifissa sulla superiore, cilindretti, ecc.) mi portava a supporre una analogia di funzione (all’epoca non sapevo nulla del “Morse invertito”!). Invece la funzione delle due molle del relè (e molto probabilmente anche del cronoscopio) ha a che fare con lo smorzamento, mentre le due molle degli apparati servono, più banalmente, per il passaggio dal funzionamento ordinario (americano) a quello invertito (tedesco).

Osservando attentamente i due disegni si vede che nel primo il pennino non sta scrivendo, l’elettromagnete è diseccitato, la leva è ferma sulla vite di riposo e la molla (che lavora in compressione) è distesa. Nel secondo invece il pennino sta scrivendo, ma l’elettromagnete è egualmente diseccitato e la vite di riposo stavolta è quella in basso (la vite di lavoro è dunque quella superiore). La molla utile (antagonista) è quella inferiore (che lavora in trazione), mentre la superiore serve “a moderare la forza dell’altra” (Cappanera, citato). Stavolta “la forza del segnale, essendo data dalla tensione della molla antagonista, è sempre inferiore alla forza magnetica generata dalla corrente” (Artom, citato).

Probabilmente – ma con tutta evidenza bisognerebbe fare delicatissime esperienze di laboratorio – questo è il motivo per cui la Hasler risultava meno sonora della Morse ordinaria. Rimangono però aperti i seguenti problemi: la Hasler in funzionamento ordinario aveva una sonorità “ordinaria”?; come mai la spiegazione di Cominoli fa riferimento ad una sola molla, e non a due?; questa “trombetta” funzionava sul principio della lira incantata?; e nel suo onorato servizio per circa un secolo (1883-1985) nelle ferrovie italiane aveva rendimento uguale sulle Morse ordinarie e sulle Hasler?

In attesa delle verifiche sperimentali di telelinguistica da tempo auspicate, l’unico dato certo, desunto dalla preziosa testimonianza Vianisi (vedi AG 12, p. 13), è che la tensione delle molle ha a che fare con la fruizione orale o scritta – nonché tattile – del sistema Morse (fisiolinguistica).

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