14 - Ricordo di Filiberto Vignini

      

 

Se il mondo della telegrafia sopravvive tra i radioamatori, quello della stenografia e più esattamente quello degli studiosi (pochissimi!) della meccanica, anzi della dinamica dell’atto grafico – nel suo farsi, si badi, e non imbalsamato sulla pagina (vedi AG 11) – è quasi del tutto scomparso. In questo mondo affascinante e sconosciuto, almeno per me fino al 1990, mi ha introdotto un altro grande “vecchio”, della stessa classe e tempra del Palumbo, e soprattutto un “maestro”: Filiberto Vignini (Ancona 1908 – Roma 1997).

Non sono in grado di scrivere una biografia dettagliata del Vignini, perché l’ho frequentato (una decina di incontri) solo negli ultimi anni della sua vita, e mi limiterò ad accennare, se non purtroppo solo ad elencare, le cose che mi ha insegnato. Chi volesse saperne di più può spulciare le vecchie riviste di stenografia, dove spesso il nome del Nostro ricorre (in particolare Studi Grafici, 8/9, 1967) o leggere il cenno autobiografico premesso ad un importante articolo del Vignini sulla perizia grafica di un falso del carteggio Mussolini – Churchill pubblicato su Paese Sera del 28 giugno 1957 (foto a destra). Utile sarebbe la lettura dei testi scolastici di stenografia (anche inglese e francese) del Vignini e, meglio ancora, di due suoi preziosi opuscoli sulla Storia della macchina da scrivere e sulla Conquista della velocità stenografica, entrambi del 1959.

Nei miei lavori ho già più volte citato il Vignini (Morse News 32, AG 7, AG 13) ma senza innescare nessun interesse scientifico nei miei lettori, forse per l’esiguità o la “telegraficità” dei miei cenni, ma probabilmente perchè questi miei scritti, purtroppo, sono intrisi di polemiche e le polemiche, come mi ricordava Belardi, nuocciono alla scienza, mettono in ombra l’autore e a disagio il lettore. Una mia grande aspirazione sarebbe dare alle stampe, finalmente, il lavoro compilativo sulla meccanica grafica AG 11 (in cui avrebbero spazio più organico anche gli studi di Vignini) emendato e mondato da dispute nefaste. Oltretutto tale studio si rivelerebbe necessario e propedeutico per le mie ricerche attuali, orientate, come si sa, alla telelinguistica.

Ho già presentato il Grafotachimetro. Con questo strumento Vignini ha riscoperto, dopo Buccola, che gli stacchi della penna, e i relativi “percorsi aerei” del pennino in questi tempuscoli infinitesimi, hanno un ruolo essenziale nella fisiologia della scrittura: “lo stacco è qualche cosa di inattaccabile, di irriducibile, una specie di invariante su cui, forse, si impernia il ritmo universale nelle espressioni del grafismo umano”. Fino al 1950, mi raccontava, nessuno stenografo teneva conto dei tempi di stacco, si lavorava con un cronometro e si calcolava il numero di lettere (per esempio una a) scrivibili in 10 secondi e poi si faceva la media (vedi l’esempio autografo del Vignini riportato al centro, sui movimenti adduttivi e abduttivi): ma così facendo non si teneva conto del tempo dei percorsi aerei (su questo argomento Vignini fu in disaccordo con lo stenografo Andrea Innocenzi, altro studioso di stenografia e tecnica grafica).

Il grafico qui riportato (a sinistra) è il frutto di uno studio giovanile del Vignini, fatto in collaborazione col celebre matematico Giovanni Boaga e con l’impagabile – per il servigio reso alla Scienza dai suoi Studi GraficiGiuseppe Aliprandi. Eppoi: la penna duplice (appesantita con piombini); il “tachigramma”; la differenza teorica tra “impronta” e “grafico” (grafismi); la firma spontanea e la firma sotto costrizione; la firma inimitabile, infalsificabile che alcuni si scelgono per paura di essere truffati; la brachistocrona; ecc.

Ho un ricordo indelebile di quest’uomo modesto, candido, per certi versi ingenuo e soprattutto mai stanco, a dispetto della veneranda età, di discorrere con me di traiettorie, punti morti, accelerazioni e simili: una volta, mentre mi esemplificava i percorsi aerei come “un aeroplano senza gas” o un aliante che vola in abbrivio, per inerzia, fummo sorpresi dalla sua simpatica moglie a scrivere “nell’aria”, come due scemi, cercando di discriminare, fisiofisicamente, i percorsi grafici doppiamente aerei.

INDIETRO