CA 27 – Lo “stramazzo” di Poleni (19.5.2010)

Descrizione: C:\Users\Andrea\Immagini 2010\2010-05-12\poleni misto 6.jpg

Per illustrare il “moto misto” dell’acqua (vedi CA 26) consideriamo un canale munito della finestra CEFD. Poiché alla semplice vista tale strettoia si potrebbe confondere – come forse già accaduto a qualche commentatore – con un comune “stramazzo” (più o meno rigurgitato, come credo usino dire gli ingegneri idraulici), Poleni l’ha raffigurata sia in trasparenza subacquea (a destra), sia col canale completamente a secco (a sinistra).

Alle tre altezze evidenziate in figura – e alle rispettive sezioni della finestra CEFD – corrispondono, secondo Poleni (vedi le prime righe del suo libro “Il moto misto dell’acqua”, in rete), altrettanti movimenti dell’acqua:

1 – il moto dell’acqua morta PEFZ;

2 – il moto dell’acqua viva GPZR;

3 – il moto misto dell’acqua GEFR.

Ora, capire bene cosa intenda l’autore con queste distinzioni e definizioni basilari non è affatto facile, soprattutto per la prima, in cui l’“acqua morta” sarebbe non solamente quieta, stagnante o stazionaria, ma anche in moto (forse “laminare” o, più probabilmente, “archimedeo”), perché “premuta dall’acqua viva sovrapposta”. Più facile invece è intendere il “moto semplice” (così Poleni) dell’acqua viva (assimilabile a quello di una cascatella o forse al moto “turbolento”) dovuto alla “pressione dell’acqua sopraincombente”, come ad esempio quello dell’acqua che cade liberamente da un foro in un vaso (vedi CA 20, a sinistra). Per capirne di più spero di poter fare, quest’estate, degli esperimenti pratici e, ancor meglio, che qualche esperto del ramo mi dia qualche dritta giusta.

Se la finestra CEFD fosse più piccola e chiusa, e cioè senza il “sovrapieno” o sovrappiù dell’acqua viva, l’acqua in uscita sarebbe forse tutta cheta e regolata, e quindi il canale in cui “misuratamente” (vedi CA 23) scorre potrebbe essere assimilato ad un tubo o sifone. In tal caso l’“effetto sifone” (vedi CA 20) sarebbe, per così dire, monitorabile a vista, e consentirebbe anche di vedere “in tempo reale” la variazione dell’efflusso in funzione della “modulazione” della “luce” della finestra.

Poiché queste variazioni sarebbero veicolate dalla “portanteidrica si potrebbe parlare di una “scrittura sull’acqua” o di una “memoria dell’acqua” – senza però che questa, si badi bene, abbia niente a che vedere col presunto fenomeno omeopatico che qualche decennio fa suscitò tanto clamore.

In questa prospettiva potrebbe essere seducente paragonare il “moto vivo” dell’acqua (idrochoc) alla lingua viva, e il “moto morto” dell’acqua (idrorec) alla lingua morta (in particolare alla scrittura).

 

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