CA 26 – Il “moto misto” dell’acqua (14.5.2010)

Descrizione: C:\Users\Andrea\Immagini 2010\2010-05-12\poleni titolo.jpgDescrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: Descrizione: C:\Users\Andrea\Immagini 2010\vignetta Poleni 3.jpg

“Oltre il moto semplice dell’acqua se ne dà un altro, cioè il moto misto; e quanto questo sia necessario da considerarsi, per iscoprire le proprietà del moto dell’acqua nei fiumi, nelle lagune e nei porti, conoscerallo certamente ciascheduno che farà riflesso che nei fiumi, nelle lagune e nei porti una gran copia d’acqua scorre con questo medesimo moto misto: e se al vero mi appongo, o vantaggioso esser dee il conoscere la natura di tal moto, o non v’ha cognizione di moto alcuno dell’acqua, che sia vantaggioso. Anzi, se alcuno mediterà questo punto seriamente, potrà forse venire in opinione che non solo questo moto debba essere attentamente considerato, ma che la considerazione del medesimo si debba fare per coadiuvare le considerazioni delle altre sorte di moti di acque. E questo moto misto è quello, la natura del quale mi sono io proposto di spiegare in questi due libri. Se ciò sia per riuscirmi felicemente o no, io non lo so: so bene questo, ch’io esporrò con tutta fedeltà quelle osservazioni che ho fatte; quelle verità, che ho creduto di poter legittimamente dedurre dalle osservazioni medesime; e di più ciò che mi parve come suggerito, e mostrato da un buon uso della ragione, e quelle cose tutte, ch’io potei imparare, o interrogandone uomini pratici, o facendone pratica da per me stesso. Per altro confesso di mettermi ad un’impresa di molto rischio, sì perché tutte le cose miste di cose dissimili portano seco molte difficoltà, sì perché, non essendo mai (per quanto io sappia) stata fatta parola di questo moto misto da alcuno di quelli che trattarono della dottrina delle acqua correnti, non è leggiera difficoltà neppure quella, che nasce dalla novità della cosa. Spero però che i leggitori cortesi avendo riguardo alle cose or ora dette, vorranno prendere in buona parte le mie fatiche”.

Questo brano è l’incipit de “Il moto misto dell’acqua”, il primo (l’altro è il De Castellis) dei due fondamentali e ignorati (nel merito) libri di idraulica del marchese Giovanni Poleni (vedi CA 15), scienziato più grande di Galilei. Fu scritto in latino nel 1717, ma Poleni fece in tempo a volgarizzarlo in italiano (ampliandolo in molti punti), per cui le varie edizioni postume (molte integralmente in rete), apparse a iniziare dal 1767, si possono considerare licenziate dall’autore.

Essendomi imbattuto, per così dire da “profano” (anche se fisico, non mi ero mai occupato di idraulica!), nei libri di Poleni, ne sono rimasto affascinato, non solo per i concetti innovativi o desueti, ma anche per i metodi rigorosi sì, ma al contempo chiari o addirittura “spicci” (vedi frasi evidenziate), che si confanno con la mia forma mentis.

Pur essendo consapevole, come del resto lo era lo stesso autore, delle enormi difficoltà e dei “rischi” della sua dottrina, in queste News proverò a condividere quel poco che credo di avere compreso. Di una cosa però sono certo: se fossero i giovani a studiarlo, seriamente e senza “pregiudizi scolastici”, i frutti sarebbero ben altri.

Il frontespizio qui riportato raffigura un “vaso contenente acqua gorgogliante circondato da carnose foglie d’acanto e racchiuso in una cartella intrecciata con rami di lauro” (A. Palmeri Delneri, Atti della Giornata di Studi, Padova 15 marzo 1986, su Giovanni Poleni Idraulico, Matematico, Architetto, Filologo - titoli tutti dal Nostro meritatissimi), ed è un’incisione dello stesso Poleni, come si evince dalla sigla G. P. in basso a sinistra.

Ebbene, iniziamo ad esaminare e “sfrondare” (letteralmente, a destra) questo simbolo del “moto misto” dell’acqua.

 

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