Accolgo volentieri la richiesta dell’amico Andrea Gaeta di
scrivere una breve presentazione a questo suo quarto fascicolo di idraulica
romana – Reuleaux News 2, contenente 32 schede – nel
quale, come nei precedenti Caverni News
(2010), Poleni News (2011)
e Reuleaux News 1
(2011), viene dato ampio spazio al poco noto acquedotto romano Cornelio di
Termini Imerese, città natale dell’autore, assieme ad argomenti di meccanica e
di idraulica generale principalmente mutuati dal Gaeta dai testi ottocenteschi
di Franz Reuleaux, il dimenticato “padre” della scienza cinematica.
Tra queste piccole monografie, ben illustrate ma forse troppo sintetiche
(e che l’autore ha diffuso via email per
tutto il 2012), hanno vivamente richiamato la mia attenzione quelle
relative alla distribuzione idraulica “a
caduta”, col sistema degli antichi “castelletti”
romani, stranamente ancora attiva a Termini Imerese, come racconta Gaeta, fino
ad una ventina di anni fa; nella stessa Roma sono stati dismessi più o meno
nello stesso periodo (da qualche decennio)
con la sostituzione dei cassoni e della cassetta di distribuzione a caduta con
il sistema a pressione e contatori ai singoli utenti.
Come ho avuto modo di illustrare nel mio volume “Gli acquedotti di Roma” (3a ediz, 2010, nel capitolo Distribuzione dell’acqua in città) nella distribuzione idrica
nell’antica Roma i vantaggi dei castelletti erano molteplici e si possono
sintetizzare nei seguenti principali: minor perdita di quota (come raccomandato da Plinio, Naturalis Historia,
XXXI, 31); possibilità di rifornire un
numero maggiore di utenti, grazie ad un coefficiente di contemporaneità che è
sempre minore di 1 (nella distribuzione
odierna è 0,3), etc.
Gli studi di Gaeta hanno apportato significativi contributi al
sistema del sifone rovescio dell’acquedotto nei pressi della città (Barratina) e, in particolare, anche a
scoperte e nuove interpretazioni di alcune rovine in Termini Imerese, come, ad
esempio, la grande cisterna murata dopo l’unità d’Italia, e di fatto
dimenticata, sotto il Belvedere della città (vedi RE 4 e RE 56), il relativo canale di
scarico del troppopieno idraulico nel diruto castello della città (vedi RE 13), la presumibile
localizzazione del castello di distribuzione primaria nei pressi
dell’anfiteatro romano della città (vedi
RE 60),
finora, a quanto pare, sfuggita ai precedenti ricercatori.
Auguro al Professor Gaeta che la sua iniziativa abbia il
successo che merita e possa contribuire, tra l’altro, a risvegliare l’interesse
degli studiosi verso un patrimonio poco conosciuto ma prezioso per la nostra
cultura storico-archeologica.
Pietrantonio Pace
Roma, 25 dicembre 2012