RE
57 – La bicicletta di Reuleaux (18.11.2012)
Per Reuleaux, il cui
nome, come riferisce Bragastini (vedi FO 49, p. 19), deriva da “Rolewe” (ruota
idraulica) – o forse, più semplicemente,
dal francese “rouleaux” (rulli) –
la ruota è il discrimine tra la natura e il “manganismo”. Gli antichi egiziani, per esempio, non conoscevano la
ruota ma per costruire piramidi e trasportare colossi usavano “rulli”, è il caso di dire, a tutto
spiano. E a riprova del “nomen omen”
basta ricordare che il celebre, anzi il “famigerato”
triangolo di Reuleaux – come ho ricordato nella scheda “Un cerchio
senza centro” (vedi RE 7) – e, più in generale, tutti i “poligoni di Reuleaux” (a lati dispari) più che ruote sono “rulli”.
Questo concetto si comprende agevolmente osservando la “bicicletta di Reuleaux” costruita nel 2009, con passione e sapienza
artigianale, dal cinese Guan Baihua (vedi foto, tratte dal blog INPhobe, il video Youtube e, se si
riesce a rintracciare, l’articolo del Times lì citato).
Contrariamente alla prima impressione questa strana bicicletta –
che, si badi bene, non è una
divertita curiosità, ma
semmai un giocattolo didattico e soprattutto uno stimolo alla riflessione
scientifica – non sballottola, ed anzi chi l’ha provata dice che scivola a meraviglia.
Il suo “segreto” risiede nei due
cinematismi, quello della ruota triangolare posteriore e quello della ruota
pentagonale anteriore, grazie ai quali il telaio (compresi sella, manubrio e pedali) non oscilla verticalmente ma
trasla mantenendosi sempre alla stessa quota.
Sembra infatti che i mozzi delle due ruote, anzi dei due “rulli”, siano rigidamente solidali al
telaio con le consuete forcelle delle normali biciclette. Invece la forcella
posteriore è semplicemente articolata al telaio con lo “snodo” indicato dalla foto di destra e durante la marcia oscilla
notevolmente (assieme al relativo mozzo,
vedi il video);
mentre la forcella anteriore è sì rigidamente solidale al telaio, ma stavolta è
articolata in corrispondenza del mozzo (purtroppo
foto e filmato non fanno desumere i dettagli di questo
secondo cinematismo).
Il carico totale (passeggero
più telaio) non grava quindi sugli assi dei rulli, ma sui rulli stessi e
precisamente mediante altri piccoli rulli, montati a guisa di nastri
trasportatori e mimetizzati, rispettivamente, quello posteriore in un
portapacchi (vedi la foto di destra e il video) e
quello anteriore nel logo delle olimpiadi di Pechino del 2008.
In chiusura di questa scheda non posso fare a meno di ricitare (per la terza
volta, dopo RE 7 e AG 6) la scultorea frase che Galileo Ferraris, considerata la
conoscenza personale e il debito per la sua telodinamica
(vedi RE 8), probabilmente indirizzò
proprio e principalmente a Reuleaux: “Un trovato scientifico, come un lavoro
artistico, ha in se stesso i caratteri che lo debbono far apprezzare: e la sua
importanza, la sua bellezza, il suo diritto alla nostra considerazione sono
indipendenti dall’utilità pratica che quel trovato o quell’opera possono avere.
Quando, contemplando un prodotto della scienza od un’opera d’arte, noi sentiamo
in noi quella soddisfazione che ci fa dire: bello, quel prodotto o quell’opera
sono utili in sé”.