PO 15 – La gualchiera di Renzo (18.11.2010)
Qualche lettore dei Promessi Sposi ricorderà l’episodio in
cui Renzo riesce a sottrarsi ai
milanesi che lo inseguivano – perché lo
ritenevano un untore della peste – saltando su un carro dei monatti. Mentre
il malcapitato dibatteva inutilmente i pugni in aria contro coloro che lo
inseguivano un monatto prese un cencio di un appestato e, brandendolo come una
fionda, fece l’atto di lanciarlo verso quegli esagitati, che immediatamente se
la diedero a gambe.
“Renzo – scrive il Manzoni –
non vide più che schiene di nemici, e calcagni che ballavano rapidamente per
aria a guisa di gualchiere”.
Due secoli fa questa immagine
sarà stata eloquentissima, ma oggi, essendosi persa la memoria di tutti gli
opifici idraulici (vedi CA 24),
per capire il paragone manzoniano è necessario descrivere brevemente una
gualchiera, per esempio a due tini e quattro mazzi (vedi disegno).
L’acqua fluendo in un doccione
o canale ricurvo “animava” (si diceva proprio così) una ruota
idraulica a pale a cui era solidale l’albero motore della macchina. Questo era
munito delle quattro leve C le
quali, essendo opportunamente sfalsate (o
sfasate), muovevano le quattro stanghe I,
che a loro volta alzavano e facevano ricadere di botto quattro mazzi ricurvi,
la cui funzione era quella di pestare o “follare”
i panni dentro i due tini (non visibili
nel disegno).
Evidentemente la “cadenza” delle stanghe sarà stata molto
caratteristica e doveva richiamare l’andatura o le “falcate” della corsa umana.