76 – Un esperimento proibito

 

Anni fa, visitando l’Istituto e Museo di Storia della Scienza a Firenze, ospite di Paolo Brenni, notai l’attrezzatura per il celebre esperimento del “mazzolino di fiori” o “bouquet magique” come lo chiama Daguin nel suo trattato di fisica da cui è tratto il disegno qui riportato (edizione 1861, vol. IV, p. 85). Una sommaria descrizione dell’esperimento e una bibliografia si trovano al n. 39 del ricco catalogo illustrato del Brenni “Gli strumenti di fisica dell’Istituto Tecnico Toscano. Ottica” (Giunti, 1995).

Si tratta di una illusione ottica, non molto dissimile da quella dei corpi in levitazione dei teatri dell’ottocento. Gli spettatori vedono un vaso con fiori ma se provano a toccare trovano solo il vaso in quanto i fiori sono ben nascosti all’interno del supporto e loro ne vedono solo una immagine virtuale e quasi “olografica”.

Era stato Vasco Ronchi, molti anni prima, nel 1982, a parlarmi di questo strabiliante esperimento che lascia perplessi e sfida la ragione. Fino all’ottocento si faceva regolarmente nelle lezioni di fisica e ci si contentava delle solite spiegazioni dell’ottica geometrica (distanze focali, schermi di raccolta, immagini virtuali, ecc.). Nel novecento invece questo esperimento non si fece più, divenne proibito, fu messo all’indice perché “qualcuno avrà cominciato a sentirne la pericolosità e avrà trovato conveniente non richiamarvi troppo l’attenzione del pubblico degli studenti” (vedi, per altri dettagli, Ronchi, La nuova rotta dell’Istituto Nazionale di ottica di Arcetri, Fondazione “Giorgio Ronchi”, Firenze 1982, p. 229-232).

La “pericolosità” o la carica “sovversiva” di questo esperimento tabù consiste, si badi molto bene, non nella faccenda dell’immagine virtuale appena descritta, ma nel fatto ben più inquietante che il mazzolino di fiori si vede solo se c’è un “appoggio” (vaso o cornice) in cui la psiche dello spettatore riesce a collocarlo.

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