15 – La scrittura sull’etere
Lo stimolante libro “L’alfabeto parla di sé” (Roma, 1950)
dell’eruditissimo orientalista Pietro
Silvio Rivetta (pseudonimo Toddi) si apre con questo disegno che mette a raffronto i
segni dell’obelisco che “vincono il tempo”
e i segnali radio che “vincono lo spazio”.
A me pare, invece, che l’analogia possa essere più “banale”
e assai più stretta, anche senza scomodare Einstein o la teoria della
relatività. Anzi, che detta analogia si possa estendere anche al segnale
fonico, irradiato dalla bocca e non da un’antenna, come osserva Temistocle Calzecchi
Onesti, uno dei padri riconosciuti della telegrafia senza fili:
“Se si
eccettuano coloro che, nei primordi della loro esistenza, ebbero la disgrazia
di perdere l’udito, tutti gli uomini percepiscono il suono e, pure ignorandone
l’origine e la propagazione, non credono di trovarsi dinanzi a qualche cosa di
meraviglioso. Chi invece non si meravigliò dinanzi al telegrafo operante senza
fili? Perché siffatta meraviglia? La nostra voce ha
bisogno di fili per essere ascoltata? Egli è perché, mentre i suoni trovano
l’orecchio, le onde elettriche non trovano in noi alcun organo che le riceva e
le avverta. Eppure c’è tanta somiglianza tra i suoni
che si propagano nell’aria e le onde elettriche che, non viste, non avvertite,
vanno dal luogo dove sono prodotte a quello dove sono ricevute e segnalate”. (Il suono
e la luce, Milano 1914, p. 3)
In realtà, sin dagli anni trenta, si sa che l’orecchio (non
solo quello del gatto) funziona come una specie di microfono o antenna
ricevente (effetto elettrofonico cocleare Wever e Bray). Non essendo elettrofisiologo, ma un elettrotecnico, non posso spingermi
oltre, ma per quello che intendo sostenere ciò non conta. Io mi
riferisco semplicemente ai segnali esterni – radio, vocali,
scritti su carta, scritti su pietra, ecc. – non al
processo di produzione-ricezione, che ha sede nel cervello e nel sistema
nervoso umano.
Oggi i suoni si possono memorizzare e riprodurre un numero
indefinito di volte con estrema facilità, mentre nulla vieta che un giornale o
una lettera possano essere consegnati all’altro capo
del mondo a velocità supersonica. Viceversa basta un incendio, un bombardamento
o un terremoto per distruggere qualsiasi segno per quanto “granitico”. Dal
punto di vista strettamente fisico quindi non sussiste alcuna differenza tra
segnali “eterei” (onde radio, onde sonore)
e segnali “fissati” (obelischi, lapidi,
libri): entrambi sono solo “scrittura” (vedi Lucidi News 12 e Lucidi
News 13).
Intervento di Lorenzi (10.2.05):
C’è un grossolano errore nell