GA
39 – Il cinematografo di Saussure (6.3.2006)
Vi sono almeno due luoghi del CLG (pag. 32 e 64 dell’edizione francese del 1922
redatta da alcuni allievi) in cui Saussure
accenna all’impossibilità di “fotografare”
in tutti i dettagli l’atto della fonazione. “Se si potessero riprodurre mediante un film tutti i movimenti della
bocca e della laringe che realizzano una catena di suoni (ad esempio BARBAROS, vedi GA 38) sarebbe impossibile scoprire delle suddivisioni in questa sequenza di
movimenti articolatorii. Non si sa dove un suono comincia e dove un altro
finisce”.
Anche se è probabile che i moderni fonetisti o
fonologisti (non tutti, presumo!)
condividano queste limpide parole del padre della linguistica moderna, è più
che certo che nell’ultimo secolo la scienza linguistica ha perseguito proprio
l’obbiettivo opposto, e cioè la segmentazione della catena fonica, alla
ricerca, per così dire, del “fonema
perduto”. Abbagliati dalle sempre maggiori meraviglie dell’elettronica o
dell’informatica gli scienziati lavorano infatti con l’ipotesi, più o meno “clandestina”, per dirla col Ronchi,
che la tecnologia li possa condurre all’obbiettivo fallito da Saussure per carenza e inadeguatezza
degli strumenti tecnici dei suoi tempi.
Le cose invece non stanno così, primo perché la segmentazione di cui
sopra, come approfondiremo più avanti, avviene solo a livello psichico e Saussure sapeva benissimo che i movimenti fonatori sono talmente
scomposti da sfuggire ad ogni tentativo di “trascrizione”
(fonogrammi); secondo, perché al tempo in cui scrive Saussure (1897) la
cinematografia scientifica, o meglio l’analisi “fotocronografica” era, già da circa venti anni, una realtà
sufficientemente compiuta (vedi
animazione).
Naturalmente non mi riferisco al cinema sonoro,
né a quello muto dei fratelli Lumiere,
ma ai pionieristici e ben noti (vedi in
rete) lavori del Marey, del Muybridge o del nostro Majorana (Quirino, non Ettore!), che al Pantano di Lentini cinematografava la
meccanica del volo delle anatre selvatiche.