Latimer Clark – Il ritardo dei segnali telegrafici
Traduzione (strettamente letterale) di A. Gaeta,
pubblicata il 11.12.2006, dei punti salienti (p. 15 – 18)
di questo libro del 1861:
In elettricità non c’è nessun fenomeno
che sia in più stretto rapporto col telegrafo
elettrico di quello dell’induzione, e nessuno che
interferisca di più sul successo commerciale dell’impresa telegrafica. Se non
fosse per questa iattura che si presenta nella forma nota come ritardo della corrente, ogni cavo telegrafico, per quanto lungo,
potrebbe lavorare a qualsiasi velocità; e sebbene si possa far molto per
ridurre i suoi effetti, non si conosce ancora alcun sistema per evitarli del
tutto. Gli effetti dell’induzione furono previsti molto prima che il telegrafo
entrasse nell’uso pratico.
Nell’aprile
del 1850 Werner Siemens
per primo descrisse gli effetti dell’induzione che aveva osservato nelle linee
sotterranee della Prussia. Questi effetti erano la
ricezione (reception)
della carica e la sua ritenuta al cessare del contatto con la batteria.
Il ritardo della corrente – l’aspetto
peculiare che, comunque, costituisce la grande
difficoltà della moderna telegrafia – non fu incontrato o previsto da lui.
Questo fenomeno fu dimostrato per la prima volta da me il 20 marzo 1852, durante alcuni miei esperimenti alla Gutta Percha Company,
fatti alla presenza del Dr. Scoffern e di
altri gentiluomini.
In quella occasione
Prima di prendere in considerazione
le leggi che governano l’induzione nei cavi sottomarini sarà utile descrivere
il fenomeno come si presenta in pratica. I seguenti esperimenti furono fatti
personalmente da me nell’autunno del
1853. Essi furono così interessanti e nuovi che furono invitati ad
assistere alla loro ripetizione i professori Airy
(Osservatorio di Greenwich)
e Faraday
(Royal Institution),
e loro in ottobre, insieme ad altri gentiluomini, vi presenziarono. Nel gennaio 1854 Faraday ne fece il
soggetto di una conferenza alla Royal Institution, e per questo motivo nei lavori di
elettricità essi sono spesso ma erroneamente citati come Ricerche di Faraday sui cavi sottomarini; però questo eminente
scienziato si è premurato di stabilire la fonte da cui gli sono derivate (vedi Exp. Researches, vol iii, p. 508).
1 – Furono
immersi in un canale
2 – Fu fatto
un altro esperimento simile a questo, eccettuato che la scarica fu presa dal
capo lontano del filo invece che dall’estremo in cui era stata introdotta. Il
galvanometro deviò nella stessa maniera e direzione di prima, né si osservò
alcuna differenza nella quantità (amount) di deflessione.
3
– Tutti gli arrangiamenti erano gli stessi di prima, con
l’eccezione che il filo di
4 – Un polo
della batteria fu messo a terra, l’altro fu messo in contatto sia con un capo
del filo da
5 – In un
altro esperimento furono messe una sopra l’altra 18 piastre di rame, di circa
6 – In un
altro esperimento, fatto il 15 ottobre
La guttaperca aveva il diametro
di 1/4 di pollice, mentre il filo di rame
interno 1/16 di pollice; ogni filo
era avvolto con nastro di cotone incatramato e spalmato di sabbia fine.
Tutti gli 8 fili erano uniti in una linea continua, cominciando dal polo
zinco (Z) della batteria alla terra,
il polo rame (P) attraverso un
galvanometro (A) ai fili della linea,
da lì due volte a Manchester e
ritorno, attraverso un secondo galvanometro (B) ancora due volte a Manchester
e ritorno, e finalmente attraverso un terzo galvanometro (C) alla terra (earth).
Facendo contatto con la batteria
l’ago del primo galvanometro deviò con grande violenza per un istante e
immediatamente dopo si fissò ad un angolo di quasi 90°. Dopo un secondo o più
l’ago del secondo galvanometro deviò nella stessa direzione, non con violenza,
come nel primo caso, ma piuttosto lentamente, e pigramente (tardily) si fermò a circa 45°. Poi, dopo un intervallo ancora più
lungo la corrente sembrò raggiungere il terzo galvanometro, perché l’ago deviò
debolmente con movimento lento, ma gradualmente crescente, apparentemente per
scosse o pulsazioni, finché rimase a 15°
o 20°. Al distacco il primo
galvanometro tornò indietro per primo, poi il secondo e per ultimo il terzo.
7 – In un
altro esperimento fu lasciata la stessa disposizione di prima, eccetto che il
terzo galvanometro fu scollegato dalla terra, così la corrente non aveva sfogo
al capo lontano del filo. Facendo contatto con la batteria come prima, gli aghi
del primo e del secondo galvanometro furono in successione deviati allo stesso
valore e nella stessa maniera di prima, ma il terzo galvanometro, non essendoci
nessuno sbocco al di là di esso, ovviamente non subì alcuna deflessione.
Facendo ora contatto con la terra, al terzo galvanometro, si ebbe una notevole
scarica di elettricità rattenuta, con l’ago che deviava potentemente (nella
stessa direzione degli altri), ma all’immediato cessare della prima scarica,
l’ago rimase fermo (quiescent),
come prima, ad un angolo di circa 15°
o 20°.
8 – Questo
esperimento è simile al precedente, tranne che non si fece uso di alcuna
connessione a terra, ma si collegarono i poli della batteria direttamente ai
galvanometri estremi A e C, formando un circuito chiuso:
Facendo contatto con la batteria
furono violentemente deflessi entrambi i galvanometri estremi A e C, in direzione parallela, a causa di una carica di elettricità
positiva e negativa evidentemente passante attraverso i rispettivi fili,
rimanendo poi gli indici continuamente e fortemente deviati nella stessa
direzione. L’indice intermedio B non
fu deviato che dopo un intervallo di un intero secondo o più, quando si fermò
quietamente nella stessa direzione senza nessuna scossa. Si ripeté
l’esperimento con i poli della batteria invertiti e con potenza ridotta, ma
senza nessuna marcata differenza nei risultati. Quando fu staccata la batteria
e si collegarono assieme i galvanometri, attraverso ognuno di essi ritornò una potente scarica, che li fece deviare nel
verso contrario a quello provocato dalla sua entrata.
9 –
L’esperimento fu ripetuto con solo
L’esperimento fu allora ripetuto, ma
quando fu scollegata la batteria gli estremi A e C non
furono uniti insieme. Ovviamente in questo caso gli indici di A e C caddero verticalmente per la loro stessa gravità. Dopo un
considerevole intervallo di tempo B
tornò lentamente indietro alla sua posizione verticale e senza la bruschezza (abruptness)
menzionata nel paragrafo precedente.
In tutti questi esperimenti i
galvanometri estremi A e C furono potentemente e istantaneamente
deflessi, ma non fu che dopo un considerevole intervallo di tempo (più di un secondo) che fu deviato lo
strumento intermedio B (essendo separato da ognuno degli altri
galvanometri da
10 – In un
altro esperimento un polo della batteria fu messo permanentemente a terra,
l’altro polo fu messo in contatto con un estremo dei fili (lunghezza totale
Premendo il tasto attraverso il
galvanometro passava una potente carica (ciò era parzialmente dovuto
all’imperfetto isolamento dei fili, che consentivano una considerevole fuga
verso la terra, ma principalmente ad una corrente di elettricità indotta che
fluiva verso il filo e lo caricava, con l’ultimo effetto che cessava subito, ma
col primo che rimaneva permanentemente) e l’ago deviava violentemente in una
direzione. Alzando il tasto la corrente di ritorno defletteva l’ago ancora più
fortemente nella direzione opposta, invertendo allo stesso tempo completamente
i suoi poli. Questo fu ripetuto molte volte. La carica di ritorno o scarica
induttiva fu presa anche dopo intervalli di 4
o 5 secondi. Una volta, nel corso dei
lavori alla Gutta Percha
Company, questa corrente di ritorno fu molto evidente dopo un tempo di 5 minuti, durante i quali il cavo (
11 – In un
altro esperimento il filo di linea fu caricato come prima e, rotto il contatto
in A, fu messo repentinamente a
terra il capo lontano (Manchester)
attraverso il galvanometro B:
La scarica non fu così potente come
quando presa al capo vicino (Londra),
ma era dello stesso tipo. Cosicché, se nel filo veniva inviata una corrente
positiva, la corrente di ritorno era positiva da qualsiasi capo del filo fosse
presa. La corrente di ritorno non lasciava i fili istantaneamente, ma dapprima
cominciava con grande violenza e poi diminuiva gradualmente, annullandosi
rapidamente.
12 – Fu inviata
una corrente attraverso entrambi i galvanometri A e B, con interposti i
fili di linea (schema precedente);
entrambi gli aghi furono infine deviati a destra, B più lentamente e debolmente di A, come nell’esperimento 6.
Quando la batteria fu disconnessa ad A,
la corrente di ritorno aveva due vie di fuga, verso la terra in A e verso la terra in B. La maggior parte ritornò attraverso A, gettando l’ago violentemente
indietro a sinistra, ma una considerevole corrente continuò a versare (pay out) in B, tenendo su quest’ago per un
secondo o più nella stessa direzione in cui la corrente originale lo aveva
deviato. L’ago A raggiunse la sua
posizione verticale un po’ prima di B.
13 – Nel
seguente esperimento non fu usato
nessun galvanometro, ma le correnti furono indicate su una striscia di carta (zona) imbevuta di una soluzione di
prussiato di potassa e nitrato di ammonio, tenuta in movimento da un meccanismo
ad orologeria alla velocità di circa
14 – Fu premuto
il tasto per 10 secondi per caricare
la linea con una corrente positiva. Sulle prime non apparve alcuna corrente
sull’ago al capo lontano, ma dopo un
secondo e mezzo si vide una debole indicazione, che aumentò alla fine del
terzo e quarto secondo, quando la linea blu divenne di intensità uniforme
e non più grande di quella che si sarebbe formata su
circuito corto con due coppie di piastre. Alla fine del decimo secondo la
corrente della batteria (ausiliaria) cessò al capo più vicino, ma la corrente continuò
a fluire uniformemente fuori al capo
lontano fino al dodicesimo secondo, diventando gradualmente invisibile dopo
circa 14,5 secondi.
Ma alla fine del decimo secondo il capo vicino fu messo a terra come il capo lontano e di conseguenza ritornò dalla
linea una corrente di grande potenza che, dopo aver prodotto un foro bruciando
la carta, diminuì gradatamente fino a far svanire ogni traccia dopo il
diciottesimo o ventesimo secondo (vedi
diagramma, che sarà commentato in dettaglio a suo tempo – N.d.T.). Questa
corrente, quindi, continuò a scorrere per 4
secondi dopo che la corrente al capo
lontano era cessata (Anche la
corrente lontana defluì per circa lo stesso tempo dopo che la corrente della
batteria era cessata).
15 – In questo
esperimento la corrente di ritorno possiede grande potenza al suo primo
contatto con la terra, diminuendo istantaneamente in una forma più
moderata, ma alla fine di 8/10 di secondo
essa appare assumere un secondo massimo di intensità,
formando una chiazza (spot) ben
definita che è perfettamente uniforme nel tempo di apparizione in ogni
esperimento. Ciò può avere qualche connessione con le pulsazioni osservate
nell’esperimento 6. Dopo questo nodo
la corrente diminuisce con uniformità fino ad annullarsi. Se il tasto fosse
premuto per un tempo corto, insufficiente a caricare del tutto la linea, questo
nodo apparirebbe più presto dopo il contatto con la terra, addirittura a 1/6 di secondo. Se la corrente fosse
tenuta 3 secondi invece di 10 secondi, il nodo apparirebbe dopo 6/10 di secondo, e così via.
16 – Quando la
corrente era inviata nel filo per due
secondi e se ne permetteva il ritorno per due secondi, ripetendo la cosa diverse volte, la corrente al capo lontano appariva in un flusso
continuo (constant stream), di
forza leggermente variabile, ma senza cessare mai di scorrere.
Quando la corrente si inviava e si faceva “scappare”
(escape) a
rapidi intervalli azionando rapidamente il tasto (keying rapidly) al capo lontano non si vedeva alcun segno.
17 – Due fili
di ferro nudo sospesi in
aria tra Londra e Liverpool furono uniti insieme a Liverpool e attaccati alla macchina,
formando così un circuito di circa
Persino questa leggera perdita di
tempo si è potuta spiegare per il fatto che circa 8 o
C’era un leggero diminuirsi o
affusolarsi delle tracce della corrente lontana sia all’inizio che al termine;
e quando il tasto era alzato una corrente di ritorno sotto forma di un ben
definito punto (dot).
Entrambi questi fenomeni potevano essere attribuiti alla proporzione di lavoro
sotterraneo. La sera in cui fu fatto questo esperimento pioveva, e con
l’intensità della potenza di batteria senza dubbio ci sarebbe stata una fuga di
corrente da un filo all’altro senza passare attraverso Liverpool. Questa circostanza avrebbe leggermente influenzato i
risultati dell’esperimento.
18 – Una
corrente fu inviata su due dei fili, i cui estremi a Manchester erano scollegati dalla terra. Tra altri due fili vicini
e la terra fu interposto un galvanometro orizzontale molto sensibile, per
vedere se qualche carica vi entrava o vi usciva quando
sui fili originali era fatta o interrotta la corrente. La corrente derivante da
parziale contatto tra loro, circa 37°,
bastò a impedire qualsiasi osservazione decisiva all’invio della corrente; ma
alla sua interruzione cadde quietamente a zero senza né scossa né indicazione
di corrente indotta.
19 – Al capo
vicino A di un filo di
20 – Ora fu
lanciata una carica a
21 – Furono ora
connessi a terra ad ogni estremo
22 – Furono
uniti come sopra
23
– Furono caricati 4 fili
con interposta una batteria come nell’esperimento 8, e una volta caricati fu tolta la batteria, lasciando le due
porzioni della linea ad A e C separate. Collegando ora la metà A alla terra
attraverso un galvanometro, si trovò che conteneva una carica di elettricità positiva
e alla stessa maniera l’altra metà C dava una scarica di elettricità negativa.
24 – Nel maggio 1854, per separata richiesta sia del Prof. Airy che del Prof. Faraday, fu fatto un esperimento su