DA
9 – Un circolo vizioso percettivo (14.2.2013)
Lo scorso Capodanno l’amico Beppe Giallombardo, considerato il mio
interesse per gli “anelli” dei “Rucchiceddi” (vedi RE 62), mi mandò alcune fotografie da lui
scattate durante la rappresentazione del “Presepe
vivente” in tale quartiere (vedi DA 3). A mia
richiesta poi, poiché non riuscivo ad orientarmi (purtroppo non conosco questo antichissimo quartiere di Termini Imerese!),
mi segnò i luoghi nella pianta di sinistra (la
stessa di quella utilizzata il 19.12.2012 nella citata RE
62).
Esaminando tale mappa riuscii facilmente a
localizzare tutte le foto e inoltre interpretai, o ipotizzai, i numerosi “pallini” gialli come altri “punti di alaggio” aggiunti dal mio amico
(che, essendo cresciuto lì, conosce a
menadito tutto il quartiere) ai cinque anelli segnati da me nell’altra
mappa (quella datata 23.12.2012)
pubblicata nella predetta RE 62. Beppe
però mi disilluse subito dicendomi testualmente “i
puntini gialli provengono dalla mappa originale che mi hai inviato tu e, a dire
il vero, non mi sono soffermato per capire cosa fossero” e aggiungendo poi che forse potevano
indicare punti di illuminazione, tombini di fognature o quant’altro. Incredulo
controllai e constatai che questi pallini gialli erano effettivamente presenti
nella mappa senza che neanch’io prima di allora me ne fossi accorto.
Per tentare di venire a capo della faccenda ritoccai
elettronicamente l’immagine, trasformandone in blu la tonalità gialla e
scoprendo che i pallini sono in realtà dei triangoli (mappa di destra). Ma il loro mistero rimaneva: che cosa indicavano
e perché ve ne erano tanti proprio nel rione “Rucchiceddi” mentre erano praticamente assenti in altre parti della
mappa della città? Cercai così più volte l’arch. Cosimo Serio, ma poiché non mi riuscì di parlare con l’amico in
questione girai la domanda ad un altro impiegato dell’ufficio tecnico del
Comune, il giovane arch. Roberto Tedesco.
Questi, con molta cortesia e competenza, mi spiegò che quei triangoli (ottenuti, se ho ben capito, mediante rilievi
di aerofotogrammetria) indicavano “muri
di sostegno”, non quelli moderni in cemento armato, ma quelli a secco e che
in gergo si chiamano "storicizzati"
(forse, presumo, per monitorarne la
stabilità).
Cade qui in acconcio una digressione, o meglio un’annotazione.
Nel corso del cordiale colloquio telefonico l’arch. Tedesco mi chiese informazioni sulla mappa di Daidone e io gli consigliai di leggere la scheda CA 16,
nonché l’opuscolo La città sbancata,
di cui a quanto pare aveva solo vaga notizia. Appurai inoltre che egli era
completamente all’oscuro dell’esistenza nella biblioteca comunale Liciniana del file originale di tale mappa, da me donato
nel 2009, perché mi chiese la
cortesia di inviargli una certa porzione della mappa priva della filigrana di copyright presente nel file scaricabile
dal mio sito www.bitnick.it.
Ma di quest’altro “mistero”, come
pure dell’accennata “irreperibilità”
dell’arch. Serio, cercheremo di
venire a capo in altra occasione.
Tornando ai nostri triangolini gialli
è evidente che non hanno alcun riferimento (almeno
diretto) con gli anelli di ancoraggio o di alaggio dei “Rucchiceddi”, però la nostra ricerca è
stata ugualmente fruttuosa perché ci ha fornito una luminosa conferma della
psicofisiologia della lettura di Mario
Lucidi “Cogliamo ciò che il nostro
atteggiamento psicologico ci permette di cogliere” (massima già ricordata in RE
53). La prima volta che io ho “visto”
questi triangoli non li ho notati e anche Giallombardo,
ammesso che li abbia “visti”, non si
è soffermato a capire cosa fossero, perché essendo il nostro atteggiamento psicologico
inadeguato non ha recepito niente (l’attenzione,
come si sa, è molto selettiva ed è condizionata, accecata, distratta, sviata da
trappole logiche o psicologiche, a volte anche messe artatamente). Invece
la seconda volta che ho guardato la mappa io mi aspettavo, più o meno
inconsciamente, un commento dell’amico Beppe
ai predetti cinque anelli da me posizionati nella mappa del 23.12.2012 e quindi avevo
l’atteggiamento psicologico giusto, in pratica un “interesse”, per notare quei segni gialli che prima avevo del
tutto ignorato. L’intera faccenda, in conclusione, può essere vista come un
subdolo circolo vizioso:
Se non c’è interesse non si
nota (né si capisce), se non si nota
(né si capisce) non si risveglia
l’interesse.