9 – Ricordo di Cerquiglini
A Sergio
Cerquiglini, direttore emerito dell’Istituto di Fisiologia Umana della Sapienza, uno scienziato d’altri tempi,
un signore, devo molto. In un paio di (veramente) cordiali conversazioni, nel
Alle mie domande sul tapping
– e in particolare sul tapping dei
punti e delle linee Morse – tentò di spiegarmi (se ben ricordo) che i muscoli
del movimento generalmente sono muscoli rapidi e danno luogo a contrazioni
alterne, ritmiche. Invece i muscoli della postura, cioè quelli che assicurano
la stabilità, il mantenimento della posizione del corpo o delle sue parti nello
spazio, come quando uno mantiene la testa sollevata e diritta o sta fermo in
piedi, sono muscoli a contrazione lenta. La ripetizione dell’azione dipende
anche, oltre che da fattori di inerzia, anche dalla velocità dei muscoli che
intervengono nell’azione ripetitiva, infatti non tutti i muscoli hanno la
stessa velocità. Il dito è un effettore dell’azione volontaria comandata dal
cervello e munito di sensori che avvisano il comando centrale dell’avvenuta
esecuzione. Sulla battuta del Morse, in particolare, convenne che il punto
chiave è il tirare subito indietro il martello non appena dato il colpo e che
le fonti di vibrazioni sono due: l’oggetto che percuote e l’oggetto che viene
percosso. Quindi ciò che si sente è la somma delle vibrazioni, le quali, mantenendo
il percussore sul percosso, sono diverse, anche per durata, da quelle in cui
invece si disimpegna, si libera l’uno dall’altro corpo.
Mi disse che Vierordt, in
Fisiologia, è un “nome”, ma la sua ammirazione incondizionata andava al premio
Nobel Sir Sherrington (1857-1952), che
ha orientato il pensiero neurologico moderno: l’uomo può fare una sola cosa,
muovere cose, compiere dei movimenti, altro non può fare.