76 – Il carattere laminare del significante

Il significante, essendo di natura auditiva, si svolge soltanto nel tempo ed ha i caratteri che trae dal tempo: a) rappresenta una estensione, e b) tale estensione è misurabile in una sola dimensione: è una linea.

Questo principio è evidente, ma sembra che ci si sia sempre dimenticati di enunziarlo, senza dubbio perché lo si è trovato troppo semplice: tuttavia esso è fondamentale e le sue conseguenze sono incalcolabili. La sua importanza è pari a quella della prima legge. Tutto il meccanismo della lingua ne dipende. In opposizione ai significanti visivi (segnali marittimi, ecc.) che possono offrire complicazioni simultanee su più dimensioni, i significanti acustici non dispongono che della linea del tempo; i loro elementi si presentano l’uno dopo l’altro; formano una catena. Tale carattere appare immediatamente non appena li si rappresenti con la scrittura e si sostituisca la linea spaziale dei segni grafici alla successione nel tempo.

In certi casi ciò non appare con evidenza. Se per esempio accento una sillaba, sembra che accumuli sullo stesso punto degli elementi significativi diversi. Ma è un’illusione: la sillaba e il suo accento non costituiscono che un atto fonatorio; non vi è dualità all’interno di questo atto, ma soltanto opposizione diverse con ciò che è accanto.

Questa descrizione del celebre secondo principio di Saussure sul “carattere lineare del significante” (traduzione De Mauro, corsivi Gaeta), quanto mai chiara, lo diviene ancora di più sostituendo il termine “lineare” con quello più tecnico di “laminare” (in opposizione a “turbolento”, vedi Buccola News 68).

Consideriamo il segnale fonico come simboleggiato dalla traiettoria di una particella d’acqua in un tubo (fonatorio o portavoce). In virtù di quell’impulso naturale che ci spinge a rendere con immagini imitative i vari fenomeni che colpiscono i nostri sensi (Kussmaul), possiamo “fissare” questa traiettoria su un diagramma cartesiano. Anche se in ascisse mettiamo il “tempo”, in realtà, e con tutta evidenza, questa linea sinuosa, si badi, non rappresenta che un grafico, un disegno, una scrittura (vedi immagine).

Ora, mentre con il senso della vista si abbraccia “a colpo d’occhio”, istantaneamente, la forma della linea, in questo caso la forma d’onda; con il senso dell’udito invece l’onda non si coglie tutta in una volta, ma consecutivamente, perché l’orecchio “sente” la forma per impulsi successivi. Anche se questo concetto è assolutamente elementare, ritengo proficuo riportare le parole con cui Galileo Ferraris lo descrive nella famosa conferenza “Sul telefono di Graham Bell” del 2 febbraio 1878: L’orecchio è nelle condizioni di un occhio a cui si presentassero una dopo l’altra le ordinate dei diversi punti della linea rappresentatrice dell’onda, come accadrebbe quando il foglio, su cui la linea è disegnata, fosse coperto da un altro foglio opaco, in cui fosse una strettissima fessura parallela all’asse delle ordinate, e si facesse scorrere dietro a questo parallelamente all’asse delle ascisse, cosicché l’occhio vedesse successivamente le porzioncelle della linea, che vengono passando dietro alla fessura. Nella figura ho esemplificato due fessure o finestrelle che lasciano “vedere” le porzioncelle o “bollicine” di segnale che sarebbero “sentite” dall’orecchio agli istanti 1 e 2.

Rimandando a Vallini (vedi Fonti on line) per i fondamentali commenti al brano di Saussure (omogeneità tempo, consécution, catena fonica, ecc.) e a Gaeta (vedi AG 11) per la connessa querelle “barbaros”, qui mi limito ad osservare che il carattere “estensionale” del tempo propriamente è conservato solo nella lucidiana o iposemica pronuncia “estensa”, nella quale il significante si svolge “per intero”, si srotola, si dispiega o meglio ancora si “distende” come un lenzuolo, cioè laminarmente. La pronuncia “intensa” invece è vorticosa, in pratica un rumore che presenta “complicazioni simultanee su più dimensioni”. Di questa non si può né prevedere, né ricostruire, né ripetere la “cronistoria”, della prima invece sì.

In altri termini il carattere diacronico, cronotopico (processo verbale, ricapitolazione, repetizione, ecc.) è connesso alla memoria uditiva, o più esattamente alla buccoliana “memoria organica”; mentre invece il carattere sincronico, semantico è connesso alla memoria visiva (attenzione, “occhio della mente”, ecc.).

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