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– Una “schicchera” da 1 volt
A tutti gli automobilisti sarà
capitato, in certe giornate di clima capriccioso e quando si calzano scarpe con
suola di gomma, di prendere una fastidiosa scossa elettrica, o una “schicchera”, come si dice a Roma, aprendo
la portiera dell’automobile. Come tutti sanno si tratta di elettricità
statica (o frizionale) di “tensione”
elevata, dell’ordine di migliaia di volt, per capirci, anche se a rigore la
misurazione in volt sarebbe
semplicistica, perché si tratta di fenomeni
alquanto complessi (densità, gradienti,
rigidità dielettrica, ecc.) e di effetti,
fisiologici, ancora più oscuri.
A riprova presento un esperimento semplicissimo, e
soprattutto didattico, che nelle aule ottocentesche era di routine, mentre oggi è sparito dai corsi di fisica o di elettrotecnica, anche elementari, in cui si preferisce cimentare la mente dei giovani con pagine e
pagine di calcoli teorici fini a se stessi.
Tenendo in mano due elettrodi collegati al campanello della Morse
News 113 si avvertirà il tipico “formicolio”
di una scossa elettrica. Per ogni interruzione di corrente si ha un impulso di
tensione che richiama nei muscoli una corrente “assai risentita” (R. W. Pohl, Elettrofisica
moderna, Hoepli 1928, p. 127, da cui proviene anche lo schema).
La cosa forse più strana è che il fenomeno si verifica anche a bassissime tensioni: io l’ho
sperimentato con una stilo da 1,5 V,
mezza scarica. Certo, in questo caso la distanza dell’armatura deve essere
molto piccola e la molla molto leggera, ma l’effetto si ottiene sempre, con un
minimo di accortezza nella regolazione della molla e
dello “sbraccio”.
Non occorre un campanello, può
andar bene anche l’avvolgimento di qualsiasi trasformatore, purché avvolto su
ferro per avere sufficiente “induttanza”.
Per avere la rapidità di chiusura e apertura del contatto (quella che dà
origine alle relative “extracorrenti”
o scosse) si può usare una semplice lima.