13 – Il grafotachimetro
Vignini
Riporto la presentazione di un articolo di meccanica
grafica
di Filiberto Vignini (che si riconnette
agli studi di Buccola sulla scrittura) pubblicato
in Studi
Grafici, fascicolo 142, Novembre
– Dicembre
Nell’anno 1942, mentre il Vignini stava compilando una
graduatoria delle durate dei segni stenografici, valendosi dei dati del Kaeding, dell’Aliprandi, del Boaga e di
altri eminenti studiosi di meccanica grafica, si accorse, ad un certo punto,
che tale graduatoria non si sarebbe potuta fare se non dopo un accurato
controllo dei risultati pubblicati dai suddetti autori, e ciò per due
importantissime ragioni:
1) perché molti dati contrastavano fra loro o
erano molto incerti;
2) perché nessuno degli sperimentatori
precedenti era riuscito a separare la durata
del segno da quella dello stacco.
Sicché il Vignini concepì un mezzo meccanico, di cui costruì
un modello nello stesso anno valendosi di mezzi di fortuna, e che battezzò “Grafotachimetro”, capace di calcolare
sia la durata del segno, sia la durata dello stacco.
Fin dai primi esperimenti, però, il Vignini, impressionato
dalla durata enorme degli stacchi
rispetto ai segni brevi, pensò che qualche cosa non dovesse funzionare
regolarmente. Le vicende della guerra distolsero poi del tutto l’autore dalla
sua macchina, che scese in cantina e vi restò fino a pochi anni fa.
Ripresala in esame nel 1955, il Vignini restò nuovamente
impressionato dalle spaventose durate degli stacchi, e finì con l’incolpare lo
“scrittore elettro-magnetico” che,
nella sua pur rapida corsa verso la “zona”, avrebbe – secondo lui – rubato traccia al segno per regalarla allo
stacco.
Allora concepì il “Grafotachimetro”
foto-elettrico e ne disegnò il modello. Il costo di tale mezzo è però
rilevante.
Il Vignini si decise, alla fine, a riesaminare bene il
problema relativo al modello elettro-meccanico 1942, e si accorse che, tranne
una lieve percentuale, praticamente trascurabile, il suo “Grafotachimetro” non sbagliava; sicché, nel 1956, si decise a dare
notizia della sua invenzione alle principali riviste stenografiche italiane: “Studi Grafici” (fascicolo n. 135, p.
16); “Corriere Stenografico” (n. 1-3,
1957, p. 29); “Lettere Mozze”
(ottobre-novembre 1956, p. VIII); “Lettura
stenografica”; “Rivista degli
Stenografi”, ecc.
Fu così che ebbero inizio rilevamenti numerosi di cui diamo
in questo articolo i primi risultati.