BE 48 – Il vapore elettrico di Beccaria (29.2.2008)

Quel principio o agente misterioso che Volta e la maggior parte dei fisici del '700 chiamavano “fuoco elettrico” da Beccaria è detto “vapore” (steam). Esso è un “fluido elastico” che, come abbiamo più volte accennato nel corso di queste News, in particolare a proposito della teoria delle funzioni degli “apparecchi elettrici” (vedi BE 31), nasce dall’interazione di tre elementi:

un anelettrico – un elettrico – un anelettrico.

(in termini più familiari, ma forse fuorvianti: un deferente – un isolante – un deferente).

Questa teoria, che “in sostanza è pure la stessa con cui il signor Franklin primieramente la svelò”, viene abbozzata nell’art. 37, p. 9 del monumentale trattato Elettricismo artificiale [Beccaria 1772]. Invece dei termini “positivo” e “negativoBeccaria preferisce le espressioni “in eccesso” e “in difetto”, che possono essere equivalenti purché si intendano non in senso algebrico ma, nel caso dell’esempio, sempre positive, cioè “vitree” (electricity from glass).

L’uomo A (primo anelettrico) strofina con la mano sinistra (nuda o con una spazzola resa conduttrice da un’amalgama) un tubo di vetro (elemento elettrico) che tiene con la destra. Quest’azione sbilancia le dosi elettriche naturali e iniziali sia dell’uomo che del vetro, per cui in A il vapore elettrico è in difetto, mentre nel tubo è in eccesso.  Una parte di questo eccesso può essere “indotta” (nel senso di BE 44), e più esattamente ripartita o “scompartita” su un’asta metallica fatta scorrere sul tubo di vetro dall’uomo B (secondo anelettrico).

Il fenomeno è identico sia che i due anelettrici A e B stanno entrambi (disegno a sinistra) su sgabelli isolanti (vedi BE 13), sia che vi stia solo B, mentre A è in comunicazione con la terra, il serbatoio elettrico universale (disegno a destra). In quest’ultimo caso lo sbilancio è maggiore.

La semplicità di queste nozioni non deve ingannare, occorre tempo per assimilarle.

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