RE
11 – Il saliscendi di Giufà (7.10.2011)
“Giufà,
vaju a la Missa: tirati la
porta!” - Giufà, comu niscìu
so matri, pigghia la porta
e la metti a tirari; tira tira,
tantu furzau ca la porta si ni vinni…
Non credo sia necessario tradurre in lingua queste parole (prese, assieme al disegno di sinistra, da
“Cose di Giufà”, Palermo 1978) perché appartengono non solo al folklore
siciliano, ma – con le ovvie varianti
regionali – a quello nazionale (o
mondiale). Le disavventure di Giufà,
il proverbiale “scemo del villaggio”
che ne combina di tutti i colori, non fanno solo ridere, ma danno anche un
insegnamento “morale” nonché, se l’ardire mi è consentito, “scientifico”.
Con tutta evidenza – almeno
per coloro che hanno “gli intelletti sani” – la
madre di Giufà raccomanda al figlio
di “tirare” e cioè “chiudere” la porta, per non lasciare la
casa incustodita. Ma Giufà non capisce e tanto tira la porta che la scardina e poi la
mostra in giro con orgoglio, tra l’ilarità generale. Si potrebbero fare
infinite riflessioni sull’etica dei tanti Giufà
non scemi, ma furbi o ipocriti che, per opportunismo o
convenienza, facendo finta di non capire si attengono alla “lettera” (o, peggio, se ne fanno forti), ma mi limito a zappare il mio
orticello della “fisica”.
Una porta si può chiudere sia con spranghe o catenacci a
movimento “orizzontale” (azionabili dall’interno e/o dall’esterno,
con o senza chiave), sia con leve o chiavistelli a movimento “rotatorio” (foto al centro): da un lato la leva è imperniata, dall’altro “sale o scende” da/in
un gancio o “nasello” (foto a destra), a seconda che si voglia
aprire o chiudere la porta (tenere presente l’inversione destra/sinistra
delle foto prese dall’esterno e dall’interno della porta).
L’automatismo di azionamento è semplice (e quindi anche “geniale”): una cordicella di canapa (vedi RE 6) attaccata all’estremità di
tale “saliscendi” passa all’esterno
da un buco della porta. Tirando la cordicella si alza la leva e, poiché questa
raggiunge subito il “fine corsa”,
gira (sui suoi cardini) pure la porta
finché raggiunge anch’essa il suo “fine
corsa” (accostandosi all’anta);
rilasciando la cordicella il chiavistello per gravità
“scende” e, innestandosi nel nasello,
serra la porta. Per l’apertura, ovviamente, si tira la cordicella (in modo da sganciare la leva saliscendi)
e si spinge la porta.
Questa rozza “serratura
senza chiave” è pur sempre un “meccanismo”
e, come accenneremo nella prossima
News, dà adito a infinite varianti
e/o sofisticazioni. È opportuno quindi che si abbia “chiaro” il concetto, e il termine stesso, di “saliscendi” che,
per troppa familiarità, può apparirci “velato”.