CA 12 – L’iposema è … (16.4.2010)

 

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Mario Lucidi (1913 - 1961)                                      La ghigliottina di Carlo Conti

Alcuni graditissimi riscontri alle ultime News CA 9 e CA 11 mi hanno fatto capire che i fraintendimenti, malgrado i miei sforzi di essere chiaro, rimangono in agguato: si confonde, addirittura, l’ariete idraulico col colpo d’ariete e, ancora peggio, il “castello” d’acqua col serbatoio! Per cercare di risolvere, o quanto meno attenuare questi gravi problemi di “comunicazione”, potrebbe forse non essere inutile una digressione linguistica e giocosa.

Milioni e milioni” di italiani, come usa dire il bravo Carlo Conti, seguono con simpatia il noto programma di Raiuno L’Eredità, appassionandosi in particolare al gioco linguistico “La ghigliottina” (foto a destra) in cui si deve indovinare la “parola” (“pollo”, nell’esempio) che si adatta alle cinque proposte al concorrente (e nel quale, devo confessarlo, quasi sempre vengo battuto da mia moglie!). La ghigliottina è un gioco che funziona e che ogni sera, prima del TG1, calamita l’attenzione degli italiani. Ebbene, io propongo alla Rai, e prima ancora agli amici linguisti, non di sopprimerlo o modificarlo, ma semplicemente di chiamarlo “L’iposema”.

Tutte le parole che noi adoperiamo (ariete, pollo, castelletti, ecc.) sono solo agglomerati di lettere privi di significato, tanto che i linguisti chiamano le parole, o dovrebbero chiamarle, non “segni” ma “sottosegni”, o anche “iposemi”, secondo la denominazione del glottologo Mario Lucidi (foto a sinistra). Questa profonda verità me la spiegò Tullio De Mauro, nel corso di alcune “lezioni” di alta linguistica che volle “intramezzare” nelle tre interviste – sul suo vecchio (e cieco) maestro Mario Lucidi – che con magnanimità mi concesse nel lontano 1985.

Credo di aver assimilato con molta lentezza le lezioni di De Mauro, se ancora dieci anni dopo ebbi a scivolare su un “iposema” particolarmente infelice – e foriero di incomprensioni e contrasti assolutamente sproporzionati – e cioè un “farcì” forse male intrepretato dal grande linguista, e che nelle mie intenzioni significava semplicemente “intramezzò”, come appare (vedi AG 4, nota 8) dal contesto della “frase”, il vero e unico elemento linguistico dotato di significato.

Dopo queste premesse ecco, in sintesi, quali sarebbero i vantaggi del nuovo titolo da me proposto:

Primo. La denominazione attuale è impropria perché si riferisce solo alla prima parte del gioco, quella in cui viene “ghigliottinato” il montepremi. Il titolo “L’iposema” sarebbe più pertinente alla natura linguistica del gioco vero e proprio, quello in cui bisogna indovinare la “parola”, anzi “l’iposema”, dentro la busta.

Secondo. Se alla fine del gioco Carlo Conti, invece di dire “La parola è …pollo!”, esclamasse “L’iposema è …pollo!” la televisione veicolerebbe, in maniera semplice e “indolore” gli ardui e fondamentali concetti linguistici su esposti, concetti di cui nelle scuole italiane c’è carenza e fame.

Terzo. Si onorerebbe il nome di Mario Lucidi, meglio del Convegno o Congresso che tentano o hanno tentato di organizzare alcuni accademici (Italo Cubeddu, Daniele Gambarara, e forse anche altri) per il cinquantenario della morte del “De Saussure italiano”, che ricorrerà l’anno prossimo.

Per esemplificare ancora meglio e per concludere: le parole-iposemi proposte al concorrente (batteria, petto, insalata, ecc.) sono dei sottosegni o segni linguistici artificiali. Solo quando “si sposano” con l’iposema della busta diventano segni di serie A, si accende la lampadina (o avviene la “scossa”, visto che siamo all’Eredità – vedi la mia scheda GA 26 del 15.2.06) e acquistano significato (petto di pollo, cascato come un pollo, ecc.).

 

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