9. Il segno analizzabile
A differenza di tutti gli altri segni – orme, gesti, segnali stradali[1],
ecc. – il segno linguistico ha una marcia in più: è analizzabile, ed anzi “se ne impone l’analisi ai fini della
funzione significativa”. La dottrina dell’iposema di Lucidi è tutta qui: forse ai linguisti sembrerà una cosa banale (e certamente lo è!), eppure, forse per
eccesso di dimestichezza, non ne sanno cogliere la vera e immensa portata
pratica[2].
Pare che a Pagliaro
la parola iposema, questo “ipo”, come di serie B, non piacesse, ma non sappiamo se la divergenza andasse
oltre la mera questione terminologica[3].
Vero è che etimologicamente iposema
vale “sottosegno” e rimanda quasi ad
una sottospecie del sema, a qualcosa
di subordinato, di sottomesso ad un “padrone”,
ma in realtà le cose stanno in modo diverso, anzi esattamente opposto.
La traccia precede
ogni scrittura veramente tale, ed è
il “segno” per antonomasia. Nella sua
naturalità e primordialità il segno è selvaggio,
indomito, indipendente, insubordinato, non scrivibile, né tanto meno leggibile,
in una parola: inanalizzabile, esattamente come le tracce del fonografo (vedi Cap. 8).
Gli animali – e anche l’uomo alfabetizzato, che ben di rado si serve della vera scrittura e della vera lettura! – comunicano “veramente” grazie a questi segni, a
questa generale “lingua dei segni”.
Con l’invenzione della scrittura però l’uomo ha fatto un enorme balzo avanti e
ha domato, assoggettato, funzionalizzato,
“tecnificato”,
il sema nell’iposema, lo ha reso analizzabile. Da questa prospettiva
l’iposema non è affatto di serie B,
ma di serie A.
[1] Per l’inanalizzabilità dei segnali stradali vedi Lucidi News 32.
[2] Nel capitolo precedente c’è un “assaggio” sinottico alla teoria dell’iposema, sostanzialmente invariata nelle varie formulazioni che Lucidi fece in tempo a consegnare alla pagina. Per approfondire si vedano la bibliografia e i molti lavori di Lucidi integralmente o parzialmente pubblicati nel mio sito (passim).
[3] Vedi testimonianze Cubeddu e Panicali in Interviste su Mario Lucidi, Roma 1995.