RE 17 – La “Cinetica” di Reuleaux (28.10.2011)

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Malgrado la cronica mancanza di spazio di casa mia (e le insistenze di mia moglie!) mi guardo bene dal disfarmi dei due grossi e pesantissimi “cimeli” qui raffigurati, la mitica “Divisumma” Olivetti e l’ancora più nota “typeball” IBM.

Per i profani o i giovani d’oggi “superinformatizzati”, nonchésottoinformati” (per carenze non loro e neanche, tanto meno, dell’attuale governo… – ma questo ci porterebbe fuori dal tema di questa News), il “carrarmato” di sinistra potrebbe essere un collage fatto, per passatempo, con pezzi di Meccano e ferramenta vari o anche una creazione di qualche artista di grido, mentre invece si tratta di un vero “gioiello” di meccanica e di un frutto del “genio” italico.

Un discorso analogo vale per la “Composer” IBM, la super “macchina da scrivere” con spaziatura proporzionale, giustificazione automatica e sferette intercambiabili (ne avevo cinque o sei, compresa una con i caratteri greci) che ho assiduamente usato (per scritti privati e pubblici) per circa un decennio, fino all’avvento della videoscrittura. Ricordo che una volta mi si ruppe una sottilissima corda d’acciaio “affogata” dentro il labirinto dei rotismi, talmente complicato che credevo che nessuno sarebbe più stato in grado di ripararla (anche perché la macchina era da tempo fuori commercio) e invece poi trovai un “meccanico” Olivetti che, con grande perizia, seppe sostituirmela.

Contrariamente all’opinione corrente – i profani hanno esagerata deferenza per la magia dell’elettricità! – in queste due “macchine” elettromeccaniche, come in infinite altre, la vera “magia” sta nella meccanica. Anche se la tecnica avanza a passi da gigante solo il “cervello” può essere elettronico, i “muscoli” saranno sempre i “cinematismi” del moto – si badi, “intermittente”. Su questo argomento rimando, in particolare, a Jhon H. Bickford, “Mechanisms for intermittent motion”, New York 1972, text book lontano anni luce da quelli dell’accademia italiana (vedi BU 39) e che addirittura esordisce così: “Intermittent motion mechanisms play such an important role in modern technology that we might say pacifists would make the world far ʹsaferʹ by banning intermittent motion than by banning the bomb” (da questo libro ho tratto i due “ratchet” della figura di destra).

Intendiamoci: anche sui nostri banchi si studiano ingranaggi sofisticatissimi, accoppiamenti, camme, rotismi, croci di Malta, intermittori, attuatori e quant’altro, ma si tratta di concetti slegati e non costituenti un corpo di dottrina unitario (non sono raggruppati, né conosciuti, neanche sotto l’etichetta di “Moti intermittenti” che potrebbe loro spettare). Sperrwerk, Hemmwerk, Treibwerk, Spannwerk, ecc. invece, a mio credere (come mi sforzerò di dimostrare nel prosieguo), hanno raggiunto organicità e piena dignità di Scienza solo nella “Cinetica” di Franz Reuleaux. Credo però, per fare un esempio, che oggi, o ancor oggi, il moto “laufwerk” di Reuleauxche l’autore intende nel senso di “incessante”, in contrapposizione al menzionato moto “intermittente” – venga interpretato col nefastissimo senso di “perpetuo”.

A Reuleaux, in definitiva, fanno velo i pregiudizi e una cappa di incomprensione ormai più che secolare. Basti pensare che la sua celeberrima conferenza sul “Manganismo”, purtroppo e necessariamente infarcita di molti e inediti termini tecnici, può essere decodificata correttamente solo da chi conoscesse a menadito il Der Konstrukteur (vedi RE 9).

 

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