33 – L’energia articolatoria

 

 

Cara Magno Caldognetto,

l’aggiorno sugli ultimi risultati delle mie ricerche di telelinguistica, disciplina da intendersi più come “telegrafia della lingua” che come “linguistica della telegrafia”, come certo ricorderà se segue le mie comunicazioni e, in particolare, il contributo di Gambarara (Lucidi News 26). Proprio seguendo il consiglio dell’insigne linguista, cerco di sensibilizzare “uno per uno” quei pochi “tecnici” in grado di apprezzare, confutare o validare le menzionate ricerche e, soprattutto, i relativi risultati.

Lei è una delle maggiori esperte italiane di fonetica sperimentale, collaboratrice del compianto Ferrero (Morse News 97), e sa tutto sull’articolazione vocale, o per dir meglio conosce l’estrema complessità delle ricerche in questo campo. Ebbene, i miei studi aggirano e quasi azzerano queste difficoltà, in quanto l’articolazione della mano è estremamente più semplice da analizzare.

La telegrafia Morse, come la intendo io (dopo tre lustri di studi approfonditi e isolati), e come qualche linguista comincia forse a capire, non è un semplice “modello” o un surrogato della parola, ma un “equivalente” a tutti gli effetti. Poiché l’articolatore Morse (vedi AG 15 e Lucidi News 30), a sua volta, è un equivalente della mano del telegrafista se ne deduce l’enorme, sottolineo enorme importanza e fecondità dei rilievi che tale strumento più o meno direttamente consente.

Il più immediato di questi rilievi è la misura della lucidiana “energia articolatoria”, che ora diventa semplicemente – ma non banalmente, badi – energia elettrica, e precisamente quella consumata dal motorino dell’articolatore durante la generazione dei punti o delle linee Morse.

Gli strumenti di cui io dispongo, per correnti “forti”, per capirci (vedi foto in alto), rilevano questi dati, ma Lei senza dubbio, da tecnico, comprenderà che occorre strumentazione ben più idonea e sofisticata.

Cordialmente. Andrea Gaeta

 

Per la risposta della Dott.ssa Magno Caldognetto vedi Lucidi News 31

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