GV 23 – Il segreto di Ramis (31.5.2008)

Nel capitolo Orologi e Telegrafi del mio vecchio lavoro sul Cronoscopio di Hipp (vedi AG 12) accennavo al “difetto” dei tecnici orologiai di tramandarsi oralmente i segreti del mestiere. Oggi, dopo le difficilissime ricerche bibliografiche sull’orologio elettrostatico di Zamboni e memore delle parole di Arago sull’enorme numero di “orologiai” inventori del moto perpetuo e cose simili, ho maturato la convinzione che la “segretezza” di cui sopra spesso era intenzionale, per proteggere segreti non sono costruttivi, ma anche teorico-scientifici.

Alla luce di ciò la congettura avanzata in GV 13 potrebbe essere errata: il “giallo dell’orologio” potrebbe essere dovuto al fatto che il primo orologio elettrico della storia non sarebbe quello del nostro Zamboni, ma per esempio quello dell’inglese Ronalds o del tedesco Ramis.

Sono relativamente note (vedi Tinazzi, cit.) la storia del “plagio” del Ramis nei confronti di Zamboni o le questioni di priorità, veri e propri inviti a nozze per gli storici della scienza. Non essendo uno storico, bensì un fisico, io sono invece interessato alle “soluzioni tecniche”, siano esse di Zamboni o di Ramis, per far marciare esattissimamente e perpetuamente, come sembra assodato, orologi alimentati dalle debolissime e instabilissime pile Zamboni.

Il “segreto” di Zamboni, o dei suoi artigiani orologiai (perché egli si dichiarava ignorante in questo campo), dovrebbe risiedere, tra l’altro, in uno scappamento “a barchetta” di cui finora ho trovato, o forse ho capito, troppo poco. Dell’orologio di Ramis, circondato anch’esso non tanto da mistero, ma probabilmente dalla precisa volontà dell’autore di non svelarne i segreti, ho invece finora potuto vedere solo la vaga immagine che riporto (da Electricity, Magnetism & Clocks, di C. K. Aked, in Antiquarian Horology, dic. 1971) e nella quale si indovina il pendolo oscillante tra due pile Zamboni (vedi GV 15). Saranno graditi commenti o notizie in merito.

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