GA 51 – Due lettere su Meucci (28.3.2006)

 

Ritengo utile pubblicare due mie lettere, di nove anni fa, all’ing. Basilio Catania, il maggior esperto di Antonio Meucci.

 

           Roma 8.3.97

           Benemerito Professore,

ho appena finito di leggere il primo volume della sua monumentale opera su Meucci e soprattutto, vorrei sottolineare, sulla storia della scienza, in particolare delle comunicazioni elettriche. Il mio interesse verso tale lavoro - e verso un’auspicabile futura collaborazione scientifica - è tale che ritengo opportuno raccontarle la storia curiosa di questo “incontro” e accennare alle mie ricerche, nonché al Telegrafino, una sfortunata mia invenzione relativa ad un semplice sistema di televisione interattiva (v. opuscolo “Count-down” allegato).

Il 7.6.95 lessi su La Stampa la recensione del suo lavoro e la inserii nel mio archivio, che consideravo abbastanza consistente (alcune centinaia di file) almeno fino a quando non seppi che uno studioso, stranamente italiano, si stava occupando - peraltro con competenza, mezzi e risultati ben maggiori - delle stesse mie ricerche storiche di telegrafia e di telefonia! Fino ad allora di Meucci mi ero occupato superficialmente e così, stimolato dalla storia del “lamento telefonato”, del telefono meccanico, ecc. e non potendo acquistare il suo libro (a causa del prezzo) cominciai a cercarlo nelle biblioteche che in genere frequento (Nazionale, Alessandrina e quella, meglio fornita, del Ministero P.T.). Purtroppo, a tutt’oggi e a quello che mi risulta, esso è posseduto solo dalla Nazionale di Firenze, a cui non può neanche essere chiesto in prestito prima di 5 anni. Trovai però e fotocopiai il Respighi e altri minori che ho studiato con interesse, pur rimanendo perplessità sul caveat (sostanza capace di induzione, linguette, isolamento sotto la sedia, ecc.) che forse il prosieguo dello studio del suo libro, e meglio uno scambio diretto di opinioni, aiuterà a dipanare. Cercai anche al CNR di Roma il dattiloscritto del Moncada, accorgendomi solo dopo che si trovava a New York! M’informai poi di un libro, annunciato come sensazionale (La Stampa 10.7.96), su Manzetti (un autore un po’ come il prezzemolo, spunta dappertutto....), ma neanche questo si trova e presumo che sia ben poca cosa rispetto alla sua opera, ripeto, monumentale. La direttrice della Biblioteca P.T. accondiscese ben volentieri alla mia richiesta di comprare il suo libro, ma i mesi passavano e questo non arrivava, finché alla fine scoprimmo che esso era esaurito o fuori commercio. Andai personalmente alla Seat di via Agri, ma mi seppero dare solo un telefono di Torino. Telefonai e a giro di posta, gratis, ebbi il libro tanto cercato e che si è rivelato ben maggiore delle aspettative! Dopo averlo divorato quasi tutto - tranne le parti diciamo coreografiche, poco attinenti alla storia della scienza anche se utilissime a far entrare nell’atmosfera dell’Ottocento, un secolo che per me è come uno scrigno di immensi tesori nascosti! - ieri sono andato a chiedere al Dott. Cartacci, che già conoscevo, essendo un innamorato del Museo Storico P.T., se aveva in custodia CD Rom o altro su Meucci, apprendendo così che una copia dei primi 2 volumi del Catania avrebbe potuto essere a mia disposizione a pochi metri da dove cercavo! Avuto il suo indirizzo non ho voluto indugiare oltre per manifestarle il mio entusiasmo e presentarle al contempo una sfilza di richieste, sperando di non abusare troppo del suo tempo e della sua cortesia.

 

1.   Letteratura scientifica, se ne esiste, sul telefono-giocattolo a cordicella. Una delusione è stata per me sapere che alla Pergola il telefono di Meucci non è a cordicella (vedi foto di intestazione). Presumo poi che come è falsa la storia dell’incendio del Tacòn così deve essere senza fondamento quella del telefono a filo meccanico installato da Meucci in tale teatro. Concordo con la sua acuta osservazione che il principale punto di forza del telefono sul telegrafo era la privacy. Il telefono della Pergola avrebbe potuto avere vantaggi di questo tipo? Come lei sa anche il telefono di Bell veniva sospettato di essere meccanico, non avendo pile. Le infinite polemiche di Du Moncel, Ader, Navez, Thompson, ecc. sulla natura molecolare delle vibrazioni delle membrane forse non erano campate in aria. Infatti possiamo dire di sapere bene come funzionano i portavoce? E, d’altra parte, siamo sicuri che tiranterie e cordicelle dello string telephone non abbiano proprio niente a che fare con l’elettricità?;

2.   Perché i pazienti di Meucci stavano lontani tre stanze dal “medico” e soprattutto come potevano prendere la scossa se - credo - nessun polo era a terra? Le linguette in bocca non avevano “rotture”, erano probabilmente solo grossolani galvanometri...;

3.   Maggiori dettagli su quel sounder sui generis per la ricezione ad orecchio con un piccolo imbuto di guttaperca (o carta?) sulla punta del telegrafo. Nel Telegrafista 1883, p. 463 ho trovato delle notizie per me preziose su questo rinforzatore acustico Cominoli, ma bisognerebbe fare delle prove pratiche prima con macchine Hasler e poi con le Morse...;

4.   Approfondimenti sulla rivoluzione concettuale stima (analogico) vs conteggio (discreto) nella misura del tempo che lei mi ha mostrato nella giusta luce (p. 193) e che sicuramente utilizzerò nel prosieguo dei miei lavori (per saperne di più potrebbe leggere la lettera sul “senso del tempo” di Buccola nell’altro opuscolo allegato);

5.   Nel ringraziarla dell’esperimento dell’orecchio sul tavolo per sentire l’orologio, che non conoscevo, vorrei avere bibliografia sulla lira incantata di Wheatstone (che cos’era?) e sapere anche se, secondo lei, il noto fenomeno del telefono meccanico tra due pali telegrafici (v. Telegrafista 1889, p. 58) è o può essere influenzato dalla corrente di linea;

6.   Notizie del libro di S. Thompson sul telefono (parzialmente “articolante”?) del Reis;

7.   Crampo e altre malattie professionali dei telegrafisti (anche alienazione mentale?). Mi piacerebbe conoscere di più sulla “regola generale” emessa da Forcieri (punto = tirò  -  linea = tjro, v. foglio allegato) che secondo me, lungi dal far sorridere, può essere un utile punto di partenza per ricerche metriche, linguistiche, fisiologiche e psicologiche di estremo interesse. Scendendo a qualche dettaglio vorrei poi chiederle che tipo di differenze vi sono - e si percepiscono - manipolando il tasto con la mano sinistra, sia da parte di un destromane che di un mancino. È possibile che si verifichi una sorta di inversione di fase nelle oscillazioni del polso, come credo di aver sentito (o capito) a proposito di certi radioamatori che maneggiano il tasto “come fosse una zappa”?;

8.   Che cos’era e come si usava la bussola delle tangenti?;

9.   Approfondimenti sulla scoperta di Henry del relè e, soprattutto, su Hughes;

10. Conosco qualcosa sul siphon recorder di Lord Kelvin, ma il manipolatore a movimento laterale lentissimo mi giunge nuovo e, al solito, mi incuriosisce (...è la mia malattia!).

 

Ma ora basta, pazientissimo professore. Non si faccia scrupolo di non poter esaudire le curiosità scientifiche di un “elettricista”, come si diceva una volta, che sta forse cominciando a capire qualcosa dell’elettricità solo in pensione! Mi basterà abbeverarmi alla fonte del suo sapere per il tramite dei suoi libri.

Nel salutarla cordialmente la pregherei, se ne avrà occasione, di ringraziare per me chi alla Seat mi ha inviato il volume (...e di farlo donare almeno alle biblioteche principali!). Andrea Gaeta

 

          

           Roma 7.4.97

           Benemerito Professore,

ho ricevuto (il 26) la sua cortese lettera (del 16) e la ringrazio. Come lei mi ha suggerito ho scritto alla Seat per il secondo volume (v. allegato), e mi auguro che siano presto disponibili anche gli altri in modo da poter dedicare, come spero, un mio Atomo ad una approfondita recensione del suo lavoro.

In particolare la ringrazio della bibliografia su Thompson/Reis che presumo abbia scaricato direttamente nella lettera dai suoi archivi elettronici. Che magia in tutto questo! Premere un tasto e avere all’istante e senza fatica le informazioni che servono! So bene che i ricercatori sono giustamente gelosi del loro certosino lavoro, ma poiché lei ha manifestato la nobile intenzione di mettere a disposizione degli studiosi la banca dati di cui dispone, oserei fare appello alla sua generosità per chiederle una copia dei suoi preziosi dischetti o CD Rom.

Ma c’è un’altra cosa, per lei probabilmente più semplice e per me sicuramente più utile, che lei potrebbe fare e che mi permetto di chiederle, facendo appello anche per questa alla sua generosità e alla sua benemerenza, e cioè di spendere il Suo nome per la mia Televisione Interattiva Equivalente, quella piccola invenzione che le accennavo nella lettera precedente e che finora, per quanto strano possa sembrare, è stata del tutto ignorata (nessun feedback), forse - mi lusingo o mi illudo di credere - a causa dell’unico suo difetto: la mancanza dell’indispensabile italica raccomandazione. A tale scopo, pur non pretendendo un suo giudizio di merito, credo opportuno riassumerle in poche righe il succo del trovato.

 

Il funzionamento del Bitnick (o Telegrafino) come appare dall’opuscolo Count-down (destinato al grande pubblico) è una ricetrasmissione di dati, il funzionamento reale è invece basato su una banale comparazione di tempi. Precisamente, denominati T1 l’istante del primo count-down, T2 l’istante in cui l’utente “trasmette” il proprio dato (o risposta) e T3 l’istante del secondo count-down, l’intervallo T2 - T1 dipende dal telegiocatore e può assumere i seguenti 4 valori orientativi: 4, 7, 10 o 13 sec (a seconda che egli scelga la prima, la seconda, la terza o la quarta opzione); mentre invece l’intervallo T3 - T1 dipende dall’emittente e può essere lungo, sempre orientativamente,  180, 184, 188 o 192 sec  (a seconda che la risposta esatta sia la prima, la seconda, la terza o la quarta). L’apparecchio, comparati i due intervalli suddetti, discrimina le coppie correlate (4-180, 7-184, 10-188 e 13-192) da quelle non correlate (4-184, 4-192, 10-184, ecc.) emettendo solo nel primo caso il segnale di vincita, cioè uno squillo di chiamata tipo telefono cellulare (ritardato di un tempo fisso, ad esempio 3 sec, dal secondo count-down). Questa funzionalità tecnica del sistema si sposa felicemente con la funzionalità spettacolare del programma grazie ad una serie completa di soluzioni e semplificazioni.

                              Cordiali saluti. Andrea Gaeta

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