GA 34 – Nacchere e ditali Morse (27.2.2006)

        

Per una proficua lettura di questa News consiglio vivamente di leggere o rileggere con attenzione i miei vecchi articoli Esperimento sul Morse (MO 11, 20.3.04), L’ossatura delle parole (MO 37, 11.6.04) e, soprattutto, Le dita parlanti (LU 47, 5.6.05) – dove, tra l’altro, si accenna ai “tre silenzi” del De Mauro.

Suggerisco anche di visitare questo sito amatoriale, purtroppo in tedesco, per farsi un’idea o per avere conferma della infinita inventività dei telegrafisti: formine per i biscotti del telegrafista, il Padre Nostro tedesco in Morse, note musicali per ricordare mnemonicamente i segnali, partiture in Morse fischiato, suonato con la chitarra, con la tromba o con pettine e carta velina… Per non dire poi quella nel costruire tasti Morse: con una lama di seghetto, una cucitrice, un CD, una pedaliera, un codice a barre, una molletta da bucato, una comune spugnetta di acciaio, un semplice dito bagnato, ecc. oppure intercettando con la mano (in posizione verticale per i punti e orizzontale per le linee) raggi infrarossi o ultrasuoni.

È evidente che questi sono sistemi rudimentali, “a mano nuda”, per avere quel “contatto” (elettrico) che si ottiene in modo infinitamente più perfetto con quella estensione o “armatura” della mano che è il tasto telegrafico. Ma, si badi, con questo non si raggiunge solo un miglioramento del contatto elettrico, ma anche di quello, per così dire, “meccanico” o fisiologico, in quanto il tasto si può considerare anche un “amplificatore della tattilità della mano”. Ed è anzi questo tipo di contatto – non quello elettrico! – che ci permette di accedere a quei veri segreti del Morse che la telelinguistica da anni ha cominciato a svelare.

Tra gli oggetti diciamo “contundenti”, atti a fare rumori secchi – come quelli del clicker –, ci sono le nacchere e i ditali (thimble) qui riprodotti. Le nacchere classiche, come è noto, sono due pezzi di legno duro, a forma di conchiglie, che colpiti ritmicamente con le dita producono suoni gradevoli (si pensi al flamenco), ma vi sono molte varianti, fino a due “piattini” di metallo che si battono con indice e pollice. Per quanto riguarda i ditali, “strumenti” molto sperimentati dai radioamatori, nella foto se ne vedono tre (uno per i punti, uno per le linee e uno di massa) perché pilotano tasti elettronici speciali: per le nostre considerazioni, ripeto “non elettriche” ma semplicemente “acustiche”, ci si figuri due soli ditali, infilati su indice e pollice, senza fili elettrici di sorta.

Anche se a molti potrà sembrare strano con nacchere e ditali si può telegrafare, “parlare” in Morse. Certe spie comunicavano con le nacchere, oppure col tip tap, mentre danzavano. Anche coi tamburi e con qualsiasi strumento a percussione si può “suonare” il Morse: il prof. Siniscalchi (vedi MO 37), per esempio, potrebbe trasmettere una notizia a qualche allievo telegrafista tambureggiando sulla cattedra con la mano o una matita – anche con nonchalance, senza farsene accorgere. Non dimentichiamo che in definitiva il Morseè musica”, fatta di suoni “determinati” (punti) e suoni “indeterminati” (linee).

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