86 – Un funerale rimosso

Oggi è raro imbattersi in un corteo funebre “appiedato” perché, per non aggravare il già intasato traffico delle grandi città, i morti si spediscono velocemente alle loro destinazioni. Gli unici cortei o assembramenti promossi o tollerati sono quelli delle manifestazioni politiche o sindacali. Invece in tempi lontani, e più tranquilli, un funerale, anche nelle grandi città, era quasi un “evento”.

Ho nitidi ricordi della mia gioventù, negli anni ’50 del secolo scorso, quando i capannelli di gente che si formavano spontaneamente nella piazza principale di Termini Imerese indicavano che da lì a poco sarebbe passato un “accompagnamento”, ossia un funerale. L’importanza del morto si desumeva dalla quantità di gente, dal numero di “orfanelli” in testa al corteo, dalle autorità presenti, dai musicanti e soprattutto dal “lusso” della carrozza e dal numero dei cavalli che la trainavano.

Stando a questi parametri l’accompagnamento di Buccola di un secolo fa a Palermo fu senza dubbio di “prima classe”, con un tiro a otto cavalli, due in più del funerale di Marconi! Come si legge nelle cronache dell’epoca (vedi Buccola News 17, 57 e 85) per trasportare il feretro dalla stazione a S. Domenico il corteo durò un’ora e mezza e percorse quasi 2 km attraversando via Maqueda, i Quattro Canti e corso Vittorio Emanuele (vedi pianta, non molto fedele perché, per esempio, via Roma nel 1907 non c’era).

Malgrado ciò Buccola e il suo memorabile accompagnamento sono stati quasi “rimossi” dalla memoria, anzi dalla “coscienza” e dall’immaginario collettivo degli italiani. Basti pensare che, tra le infinite cose che in quindici anni di ricerche, come documentato in questo sito, non mi è riuscito di rintracciare c’è anche una fotografia del funerale di Buccola (quella qui sopra è una immagine di repertorio, pescata in internet).

Pur amaramente prevedendo che neanche questa News sensibilizzerà qualcuno, aggiungo che sarò grato a chi potesse rintracciare e favorirmi la foto in questione, come pure quella della cappella del “palazzo Buccola” di via Lincoln (punto blu nella mappa) (vedi AG 2), di cui ho lo sbiaditissimo ricordo di quando, negli anni ’60, studente di ingegneria, vi passavo davanti per andare nella vicina via Archirafi.

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