85 – Un busto del Rutelli

                 

 

Riporto in extenso il documento 3.53 della bibliografia buccoliana. Le imprecisioni che contiene (a cominciare dalla data di nascita del Buccola, forse errata anche nel monumento raffigurato) probabilmente sono dovute al fatto che l’autore prof. Matteo Musso (vedi foto e cenno biografico in calce) era anziano e quasi cieco. Il busto del Buccola è opera del celebre scultore Mario Rutelli (nonno di Francesco Rutelli).

Nelle mie ricerche purtroppo non ho rintracciato né la relazione Tanzi né la relazione Manfredi.

 

La libertà col suo soffio divino e gl’incoraggiamenti fanno germogliare gl’ingegni, come il zeffiro i fiori; e questi ingegni ben nutriti di studi aprono la strada al progresso delle scienze e delle civiltà. Era ben raro il caso che fra noi venisse, non diciamo premiato, ma onorato un giovane che recasse in mano la palma di una vittoria ottenuta nel campo non cruento delle scienze!

Questo pensavamo noi assistendo commossi alle splendide onoranze rese alla salma di Gabriele Buccola il 14 Luglio 1907.

Non tutti quelli che adulti poi si segnalarono in qualche ramo di scienze o di lettere o di arti, mostrarono nei primi anni quale alta meta avrebbero raggiunto, anzi dalle storie non ne ricaviamo molti esempii. Gabriele Buccola va fra questi pochi, secondo me fanno fede i suoi stessi compagni e più le persone competenti che ne giudicarono gli scritti, la vita laboriosa e gli studii profondi. Fin da quella verde età prognosticarono quello che poi avvenne. –

Nato in Mezzoiuso, presso Palermo, il 24 Febbraio 1854 e collocato nel Seminario greco, fece stupire i maestri per la facilità con cui in poco tempo apprese il latino ed il greco, e per la sicurezza colla quale penetrava e intuiva le bellezze e la sapienza dei classici, dei quali recava parecchi tratti in italiano con vero sapor letterario e conoscenza profonda degl’idiomi. Ma un ingegno così robusto, fortificato di studi severi; un animo così ardente non poteva appagarsi dei giovanili lavori, che bure avrebbero acquistato buona reputazione a molti che vanno per la maggiore, tanto che il valoroso critico Carducci e il classico poeta Rapisardi lo incoraggiavano con lodi lusinghiere.

Egli attirato dall’ambiente, benché ancor giovane di appena 17 anni, ma grave di senno, si volse con passione allo studio della storia e della politica; e un suo discorso sui Saggi politici di Mario Pagano fece conoscere la robustezza della sua mente e il buon metodo di cui si valse per intendere le speculazioni storiche e politiche del suo autore, con giudizioso parallelo col sommo G. B. Vico. Studente poscia in Medicina nell’Università di Palermo, dal 1873 al 1879, con la pubblicazione di non pochi articoli scientifici si acquistò subito la stima fin dei lontani; e, al tempo stesso, trascorsi con profondità di giudizio i volumi del Darwin, dello Spencer, del Bain e di altri, si mosse a dare alla Psicologia un nuovo aspetto; e in quell’anno, 1879, in cui appunto si addottorava, pubblicò La dottrina dell’eredità e i fenomeni psicologici per cui fu additato fondatore della Psicologia sperimentale in Italia.

Nello stesso anno recossi a Reggio Emilia dove ebbe a maestro il Tamburini, e nel 1881 in Torino, dove il Morselli, conosciuta la vastità dell’ingegno e degli studii del Buccola, lo volle suo collaboratore nella fondazione di un periodico in cui avessero svolgimento le questioni generali del pensiero filosofico, secondo le tendenze della scienza moderna.

Nel 1883, dopo breve dimora in Monaco, per la grande stima che nutriva pel suo Maestro, volle ritornare in Torino dove, aggiungendo alla sua prima opera geniale, un gran numero di monografie, ne formò un unico volume in cui si trova l’opera portentosa: Sulla legge del tempo nei fenomeni del pensiero. Quest’opera costituisce una conquista per la psiometria psicologica e patologica e dà il vanto al Buccola, come sopra si è detto, di aver gettato per il primo, in Italia, le basi della psicologia sperimentale. Nessuno, al dire del Seppelli, aveva osato di affrontare i problemi psiometrici.

Mentre attendeva a nuovi trovati veniva colpito dalla morte improvvisamente in Torino il 5 Marzo 1885, con grave danno della scienza. –

Il Municipio di Palermo volle, benché tardivamente, onorare la memoria di Gabriele Buccola disponendo che la sua salma fosse tumulata in questo Pantheon previa la relazione di una Commissione universitaria incaricata dell’esame della proposta del Municipio.

Se i limiti di un semplice cenno il consentissero, trascriveremmo la mobilissima relazione presentata dallo egregio Rettore, professor Manfredi, a nome della commissione. Riportiamo solo questi brani:

“Fra i grandi eroi del pensiero e dell’azione di cui può andare superba la Sicilia nel secolo ultimo, spicca luminosa la figura giovanile di Gabriele Buccola che è passato nell’eternità della scienza, come il primo e il più geniale psicologo dell’Italia nuova. Sulla prodigiosa attività intellettuale del Buccola, sull’opera da lui compiuta e sull’orma tracciata nella scienza, nessuna testimonianza può essere più alta e degna di quella manifestatasi spontaneamente da parte dei più illustri scienziati d’Italia e dell’estero in tre epoche differenti, cioè: durante la vita, subito dopo la morte ed ora, in occasione delle onoranze alla salma dello insigne uomo. Queste manifestazioni concordano in un giudizio, che è una magnifica apoteosi, nel riconoscere cioè in Gabriele Buccolal’instauratore in Italia del metodo sperimentale nello studio della psicologia e della psichiatria, insomma psidisco fisico, l’emulo vittorioso degli Sterzel, dei Wulds, dei Sceler insieme coi quali egli divide il primato e la gloria di avere applicato gli strumenti di precisione all’analisi del pensiero”.

L’illustre professore di psichiatria in Firenze, Eugenio Tanzi, dopo essere stato qui cattedratico dal 1893 al 1895 e che è tanto apprezzato per le sue preziose pubblicazioni, essendo stato col Buccola assistente del Morselli, in Torino, e poi sempre amico, volle venire in occasione delle onoranze e alla tumulazione della salma il giorno sopraindicato, leggendo un discorso biografico degno di lui e dell’estinto.

 

MUSSO Matteo - Docente e letterato, nato a Palermo il 20 luglio 1826 e morto il 4 maggio 1917. Per oltre 50 anni si dedicò all'insegnamento, che impartì, dapprima nei principali istituti privati, poi nelle scuole secondarie statali. Compose poesie, pubblicate soltanto nel 1916, a cura dei Figli. L'opera, cui è legato il suo nome, è L'illustrazione del Pantheon siciliano (1910), la prima 'guida' al Pantheon di S. Domenico, dove sono raccolti i monumenti dei siciliani più illustri.

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