BE 41 – Beccaria & Melloni (21.2.2008)

 

Il trucco dell’elettricità inesauribile dell’elettroforo [battezzato da Volta come “perpetuo”, e che proprio dal “fascino” di questo appellativo derivò la sua fortuna – N. d. C.] stava, diremmo oggi, nell’induzione elettrostatica, cioè nell’azione dei campi che si producono sollevando e abbassando lo “scudo” sulla “schiacciata”: in gergo settecentesco, facendo interagire le “atmosfere” della schiacciata e dello scudo” [Pancaldi 1999 - p. 15].

Queste parole del Pancaldi esprimono scultoreamente lo stato delle nostre attuali conoscenze sulla “macchina per esibire l’elettricità perpetua”, cioè l’elettroforo di Volta, e sull’induzione o influenza (o anche “attuazione”, come si diceva) elettrostatica o delle “atmosfere” elettriche. Io però, da elettrotecnico con esperienza didattica di elettrodinamica (macchine elettriche basate sull’induzione elettromagnetica, quella celeberrima di Faraday, per capirci – vedi per esempio ME 5 e ME 12), da studioso di telegrafia (vedi Morse News) e, soprattutto, da entusiasta del Melloni (vedi Melloni News), intuisco che le nozioni di elettrostatica che noi oggi possediamo devono essere riviste, e proprio in chiave dinamica. Rileggendo le parole di Pancaldi chi non percepisce che dietro una definizione di “statica”, si nasconde in realtà qualcosa di “dinamico”? E questa ambiguità, io credo, rimarrà finché non si cominceranno a distinguere nettamente – e linguisticamente, Lucidi docet – i due “contatti”, quello statico e quello dinamico.

La foto di questa News, favoritami da Paolo Brenni, è stata scattata in occasione di un recente meeting fiorentino di storia della scienza. L'elettroforo utilizzato è stato ricostruito dai ricercatori dell'Università di Oldenburg, mentre l'elettrometro di Henley-Beccaria (vedi BE 34) appartiene alla collezione della Fondazione Scienza e Tecnica di Firenze.

Ecco, a me piacerebbe che queste esperienze fossero ripetute in chiave beccariana, cioè escludendo dal bagaglio (o zavorra?) culturale degli scienziati il concetto e la stessa parola di “induzione”, e ripartendo da zero, con Beccaria in una mano e Melloni nell’altra – nel concreto [Beccaria 1772] e [Gaeta 2007 a] – per cercare di enucleare delle nuove “teorie” dallo studio dei vecchi “fenomeni” (vedi News precedente).

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