RE 53 – Un castello “s-confinato(8.10.2012)

     

Cogliamo ciò che il nostro atteggiamento psicologico ci permette di cogliere” (Mario Lucidi)

Un tempo, come provano le antiche stampe e mappe (come quella “di Vienna” qui riportata – vedi RE 31), il castello di Termini Imerese nella sua imponenza era “sconfinato”; da circa un secolo invece è “s-confinato”, senza confini, perché le sue mura non esistono più né materialmente, né nella memoria – e ancor meno nella coscienza – dei termitani (vedi RE 39 e RE 50).

Questa rimozione – ripeto, anzi sottolineo “collettiva” – l’ho traumaticamente “scoperta” su me stesso quando, circa un anno fa, dopo essermi scervellato sulle “anomalie” delle quote – sì, quelle stesse “quote” su cui non sono riuscito a farmi intendere dal chiarissimo professor Oscar Belvedere (vedi PO 23 e PO 24) – e sul sistema (ariete idraulico) per portare l’acqua Cornelia in cima al nostro Castello (vedi AG 28 e CA 7), trovai la soluzione, tanto semplice quanto paradossale, dell’enigma. Quello che io, come le ultime quattro o cinque generazioni di termitani, ritenevo e chiamavoCastello” era in realtà solo il suo “cocuzzolo”, mentre il vero “sconfinato” (senza trattino) Castello si estendeva ai piedi di tale “rocca”, andando, grosso modo, dal piano dell’attuale “Belvedere” giù giù fino al mare.

Spesso non si “vedono” le cose che per secoli abbiamo avuto davanti agli occhi (ad esempio il gesto di Archimede che misura l’acqua della tinozza – vedi RE 48), figuriamoci se possiamo rappresentarci nella nostra psiche cose che non ci sono più e che non abbiamo neanche mai visto! Lo stesso dipinto di De Michele probabilmente è rimasto relegato nel limbo della creazione artistica fin quando il sottoscritto, “ancorandolo” ai suoi ruderi (vedi RE 39), non l’ha riportato sul piano concreto della scienza topografica e dinanzi agli occhi dei termitani più distratti (processo che in psicologia si suole chiamare “affioramento mnestico” per analogia con gli “affioramenti rocciosi” dei geologi).

Ciò però non basta: c’è il concretissimo rischio che le generazioni future possano perdere e di nuovo sperperare questo loro patrimonio culturale! Ecco perché potrebbe essere utile la stele in un punto strategico del Belvedere (vedi immagine a destra) suggerita in RE 50, anzi sarebbe opportuno bandire un concorso tra i nostri validi architetti per questo piccolo, ma fortemente simbolico, “monumento alla memoria”.

La foto di sinistra, scattata negli anni ’50, durante i lavori per la “circonvallazione” del Castello, vuole essere solo un garbato promemoria per le vagheggiate ispezioni delle due grandi cisterne a cui in tempi lontani afferiva l’acqua Cornelia, ossia l’acqua di Brucato.

indietro indice avanti