TOTOTONO. Gioco di dizione e percezione uditiva[1]
A Mario
Lucidi, primo ideatore di un gioco
didattico/percettivo, credo, di questo tipo.
Dopo Homo ludens di J. Huizinga e I giochi e gli uomini di R. Caillois
si comincia forse a capire che la funzione socializzante del gioco dovrebbe
prevalere sulla sua presunta gratuità.[2]
In particolare i
giochi linguistici, se sul piano puramente grafico
si limitano all’enigmistica spicciola, su quello fonico sono la via obbligata a tutte le relazioni interpersonali,
all’oratoria, alle tecniche pubblicitarie, alla composizione poetica. In questa
accezione però la linguistica divertente è
una rara, colta eccezione perchè il grosso pubblico, in particolare quello
televisivo, apprezza, almeno così sembra, solo quiz e giochi basati sulla
prontezza di riflessi o sulla fortuna. Qualcosa che sposi cultura e gradimento,
sofisticata quel tanto che basta per rimanere spettacolare, potrebbe però
essere il Tototono, un gioco basato tutto sul tono con cui viene pronunciata e indi percepita una parola o una
breve frase.
Il meccanismo del
Tototono è semplice. In una
trasmissione televisiva vengono presentate alcune coppie di brevi e divertenti
scenette, di soggetto opportuno, contenenti entrambe una stessa parola in accezioni diverse, in modo che i concorrenti e
il pubblico possano padroneggiare i suoi
due significati. Subito dopo viene fatta ascoltare quella stessa parola
estratta da scenette simili precedentemente registrate e il concorrente (o il
pubblico, se interviene col telefono, per posta, ecc.) deve percepire a quale
dei due contesti si adatta il tono della parola “misteriosa”.
Questo “quiz tonale”
si può articolare in 4 livelli di difficoltà: accento, timbro[3],
tono e attenzione, come vedremo nell’esempio. Ai concorrenti non è
richiesta cultura ma soltanto orecchio, tanto che potrebbero essere favoriti
musicisti, attori, poeti e persino analfabeti. Alle persone poi con
spiccatissima sensibilità uditiva, come i ciechi, si potrebbe addirittura far
ascoltare solo la sillaba tonica della parola misteriosa.
Mario Lucidi: le parole sotto
la lente
Ricordate
quel professor Higgins di My Fair Lady
che appena sentiva parlare qualcuno ne riconosceva subito paese e quartiere
di origine? A volte però la realtà supera la finzione perché il professor
Lucidi, personaggio reale e non parto della fantasia di Bernard Shaw, aveva
capacità ancora più incredibili: riusciva a capire - in alcune condizioni
sperimentali - se chi parlava diceva la verità o il falso.
Mario Lucidi fu docente di
glottologia all’Università di Roma dal 1936 al 1961, anno della sua prematura
scomparsa. A lui si devono, tra l’altro, originalissimi studi di prosodia
rimasti purtroppo incompiuti. A causa di gravi difetti visivi Lucidi poteva
leggere pochissimo e solo con l’aiuto di una potente lente di ingrandimento,
per compenso però su quei pochi testi chiave a cui riusciva ad accedere poneva
un’attenzione che neanche il miglior
correttore di bozze può permettersi, come se, più che rabdomantiche antenne
prosodiche, avesse anche lenti di ingrandimento acustiche. Riusciva così a
cogliere inesplorati refusi fonici -
microanagrammi o microlapsus a livello timbrico - sia nel parlare vivo sia
soprattutto nella lettura ad alta voce, specialmente di poesie, e in
particolare della Divina Commedia.
In
attesa che le geniali ipotesi di Mario Lucidi ottengano il crisma della
verifica strumentale (ad esempio mediante
rilievi sulla percentuale stocastica della periodicità del segnale fonico)
il Tototono potrebbe rivelarsi la
più eloquente cartina di tornasole delle sue teorie e potrebbe spianare la
strada alla loro divulgazione ed al loro approfondimento.
bibliografia
Per i primi due livelli:
I. Bonazzi, Dico bene? Principi di dizione, Torino,
Omega, 1973
P. M. Bertinetto,
Strutture prosodiche dell’italiano,
Firenze, Accademia della Crusca, 1981
AA.VV., Parlare
e scrivere oggi. Fascicoli settimanali con
audiocassette,
Milano, Fabbri, 1985
Inoltre in qualsiasi grammatica italiana si
troveranno molti esempi di omonimi.
Per il terzo livello:
U. Eco,
Semiotica e filosofia del linguaggio
(pagg. 267 - 280), Torino, Einaudi, 1984
G. Manetti,
P. Violi, Grammatica dell’arguzia, Versus 18/1977
F. . COMERCI, M. COSMAI Italiano a doppio senso. Antologia di
crittografie mnemoniche, Bari, 1983
V. anche Il
Labirinto, Rassegna di enigmistica classica, n. 2/75, 11/78, 1/84, 10/84 e
2/85
Per il quarto livello:
M. Lucidi,
Saggi linguistici (a cura di W. Belardi), Istituto Universitario Orientale Napoli, 1966
R. Vacca,
Esempi di avvenire (L’informazione
tonale), Milano, Rizzoli, 1965
A. Pagliaro,
Ricordo di Mario Lucidi, Roma, Ricerche linguistiche 5/1962
J. Starobinski,
Le parole sotto le parole. Gli anagrammi
di F. De Saussure, Genova, 1982
Dalle numerose interviste raccolte (vedi AG, 1995, 4), a proposito delle
quali è doveroso ringraziare, oltre a Flavia
Lucidi, almeno Roberto Vacca e Tullio De Mauro, è emerso un dato
comune: il permanere, a volte anche dopo 40 anni, di un nitido ricordo
dell’amico e del maestro, a riprova della eccezionale personalità di Lucidi.
[1]Questa ristampa, eccettuati
alcuni ritocchi formali, è conforme all’originale pubblicato come foglio
sciolto nel settembre 1985 e poi ristampato nel bollettino AIF,
Associazione Italiana Fonoamatori, 5/6, 1986.
[2]Dopo 10 anni, tenuto conto
del totale disinteresse verso il Tototono,
c'è forse da ricredersi.
[3]Nell’edizione originale
questo livello era denominato “Apertura
vocali”.