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20 – Un mangano “illustre” (6.11.2011)
La “manganatura” è termine tecnico del
processo di lavanderia industriale, insieme a calandratura, finissaggio, ecc.,
ma un tempo, come si legge nel Vocabolario di Arti e Mestieri del Carena, il “manganatore” era un operaio che dava il “lustro” o il “marezzo”
alle tele e ai drappi pressandoli, anzi “soppressandoli”
con il “mangano”, evidentemente un “ordigno” simile all’argano di Poleni descritto nella News
precedente.
Con insperata
fortuna in Italia, a Santarcangelo di Romagna (Antica tintoria Marchi, vedi in rete), sopravvive e, soprattutto,
continua a funzionare un magnifico e imponente esemplare di “mangano” settecentesco (vedi immagini). Io purtroppo finora non
l’ho potuto visitare, ma l’idea che mi sono fatta del suo funzionamento, e che
proverò a descrivere, giustifica pienamente, credo, l’interesse per tale “macchina” che produce “forza” grazie
all’attrito.
Il
cuore del sistema è un enorme carro riempito di pietre del peso di 10 tonnellate (equivalente a 120 uomini!) che si muove
su rulli o “subbi” di legno (si pensi ai manganelli o agli “stenderelli” con cui le massaie spianano la pasta) sui
quali sono avvolti i panni grezzi da “stirare”,
“lustrare” o “marezzare”. Dopo una breve corsa sui rulli, avanti e indietro, il
mangano viene rialzato e le tele, sfilate dai subbi,
presentano compattezza, lucentezza e “ondeggiatura” come di seta, per cui acquistano maggior “occhio” e sono più facilmente smerciate.
In
particolare a noi interessa il semplice processo “fisico” con cui la forza “grezza”,
grazie a questa “macchina”, viene convertita in forza “lavoro”: un enorme “rotone”
(ruota calcatoria
del diametro di 5 m), mosso dal peso di un animale (o uno schiavo) che vi cammina dentro, fa girare un albero, o meglio
un “argano” di duro legno (diametro circa 30 cm), su cui sono
avvolti alcuni giri (nell’esempio solo
due) di un canapo i cui due estremi sono legati al carro di pietre.
Questo
opificio poteva funzionare anche con energia idraulica, come La
gualchiera di Renzo (vedi disegno in calce, da
Negri, citato).