9 - Stenografia e telegrafia
Nel
Bollettino dell’Accademia italiana di stenografia del
Ho motivo
di ritenere che analoghi fenomeni di “meccanica grafica” siano riscontrabili in
telegrafia, dove peraltro possono essere studiati con più facilità. Penso, in
particolare, alla famigerata lettera C,
o alla altrettanto ostica parola TENENTE,
ai punti morti o di arresto di velocità per retroversione della mano
durante il maneggio del tasto, ecc.
Una
eventuale discussione tra i lettori di questa mailing list potrebbe forse
gettare qualche luce su questo problema, certamente sottile.
Grazie
dell’attenzione e cordiali saluti.
Intervento
di Trivulzio:
Da
giovane volevo diventare radioamatore, ma la difficoltà nell'apprendimento
proprio del Morse mi ha fatto desistere. Il Morse rimarrà solo come un mezzo di
comunicazione segreta, come la stenografia.
Intervento
di Pariset:
Per
fortuna in italiano le parole che iniziano con W sono ben poche.
Intervento
di Cavina:
In
telegrafia
Intervento
di Pappalardo:
Anche
se non conosco la stenografia presumo che nello scrivere alcune radici di
parole o cose simili la mano può avere incertezze o scorrere “che è un
piacere”.
Cose
analoghe avvengono col Morse, specie col tasto verticale, dove vengono fuori
tutti i difetti possibili ed inimmaginabili.
Effettivamente
a volte con
Per
la lettera "TENENTE" ancora non ho problemi, anzi è un mio cavallo di
battaglia.
***
Intervento
di Gaeta
(3.6.04)
Caro Lino, provo a coinvolgere qualche amico stenografo
nella faccenda dell’errore del Saso.
Io,
confortato dall’opinione di Urbano e Tony, ritengo che a metà pagina 9 (v. allegati) si deve leggere:
attenti a fare le “linee” (non i
“punti”) lentamente e spaziate (non “spaziali”).
Viceversa tu
e Claudio pensate che non c’è nessun errore. A parte il fatto che siamo 3
contro
Voi
telegrafisti e voi stenografi siete “virtuosi” rispettivamente del tasto e
della penna, e applicate inconsapevolmente le regole di meccanica grafica che
io invece da anni cerco di studiare “a tavolino”, scientificamente. Per fare un
paragone banale sarebbe come i giocolieri del circo abilissimi a destreggiarsi
con tre o più palle contemporaneamente senza aver mai aperto un libro di
cinematica o dinamica…
Nell’incontro
del 20 aprile mi colpirono queste due regolette del Saso che tu, Lino, se
ricordi, mi dettasti:
1) PUNTO: quanto più rapido possibile per
quanto riguarda il contatto e non la velocità, cioè fare una serie di punti
successivi senza preoccuparsi di farli ravvicinati, ma con contatto “flash”;
2) LINEA: le linee dovevano essere una di seguito
all’altra e lo spazio tra due linee doveva essere il meno possibile.
Mi
sembrava, come già ti ho detto, di non aver ritrovato queste regole nelle
dispense di Saso - e neanche quella del “tiro” (Vedi
News 14). Invece la seconda, col cambio proposto, è proprio nel passo
diciamo “incriminato”, cioè a metà pagina 9.
Se tu
rileggi con attenzione tale pagina, troverai che all’inizio Saso già parla della
lentezza con cui fare i punti; quindi qui “deve” parlare di linee,
sia per questioni di merito, sia per questioni di contesto.
Nella
email che mi hai mandato poco fa trovo poi un altro spunto prezioso,
preziosissimo: i punti si devono fare
lentamente perché la mano ha la facilità di correre e di farli non con il polso
ma con le dita.
Qui c’è un
problema, anzi il problema principale della fisiologia della manoscrittura.
Tanti stenografi e tanti fisiologi (in tempi lontani) se ne sono occupati: gli
snodi della mano – anzi del braccio – sono parecchi, conviene “articolare” sul
gomito, sul polso, sulle falangi? E ci sono svariate scuole di pensiero, per
esempio tra i “polsisti” (o poignétistes,
come un tempo in Francia venivano chiamati i resocontisti parlamentari) che
sfruttano, probabilmente, l’isocronismo naturale del polso; e i “falangisti”,
diciamo così, che sfruttano la maggior velocità raggiungibile con piccole masse
in movimento…
Come
vedete, cari e pazienti amici, sono problemi finissimi e delicatissimi, che io
mi auguro di poter affrontare e analizzare con prove e verifiche sperimentali,
anche con la collaborazione e i suggerimenti di qualcuno di voi “addetto ai
lavori”.
Intervento
di Pappalardo
(5.6.04)
Caro Andrea, il
libretto di Saso noi alunni lo usavamo solo per gli esercizi, le informazioni
che tu leggi con tanta puntigliosità per noi erano una scocciatura: avevamo il
maestro che ci diceva e dimostrava tutto…
Le dispense non
sono neanche sicuro che le abbia scritte lui…
Si, nella pag. 9 c’è un’incongruenza. Quando dice: "il tono deve essere quasi continuo, spezzato
solamente per quel piccolissimo istante del tasto alzato", questa
frase, è vero, corrisponde alle linee. Però non si può inserire linee
al posto di punti nella frase precedente “state particolarmente attenti a fare i punti lentamente e spaziati”,
perché essa si adatta solo ai punti mentre le linee non sono spaziate fra loro
bensì continue. Probabilmente manca una riga al testo o forse più. Dovrebbe
infatti spiegare come si fanno le linee, e in questo caso avrebbe dovuto
scrivere che le linee si effettuano cercando di mantenere il contatto del tasto
chiuso il più possibile aprendolo solo con un velocissimo colpo di polso, per
formare una linea quasi continua. Ricordo benissimo il momento in cui il Saso mi precisò come
dovevano essere fatte. Ripeto che non ci si può confondere: le linee devono
essere effettuate una di seguito all'altra cercando di farle più unite
possibili (cioè con meno spazio fra di loro).
Ricordo cosa ti
dissi in casa di Claudio: i punti devono essere cadenzati cercando di far toccare
il contatto quanto meno possibile (sempre tramite il polso; qui le dita
esistono soltanto per impugnare il pomello. Non ricordi che ti ho dimostrato
come puoi manipolare solo con il polso?). E per quanto riguarda le linee,
queste si che vanno eseguite una dietro l'altra quasi a cercare di farle
sembrare unite il più possibile. Comunque a prescindere dai vari metodi, io
conosco solo quello che mi hanno insegnato, ma ti confesso che non esiste
(credo) nessuno in grado di essere tanto perfetto da eguagliare la macchina (Palermo).
Non ho mai visto
una persona impugnare la penna nello stesso modo degli altri e nessuno ha la
stessa calligrafia. Così è per la manipolazione, i metodi sono tanti ma poi
ognuno personalizza il tutto. Qual'è il metodo migliore? la cosa più precisa?
la più armoniosa? la più veloce?
Se tu, Andrea,
conoscessi il Morse ti renderesti conto che la manualità rende il tuo
perfezionismo del tutto inutile. A volte si manipola in maniera così assurda
che il Morse diventa incomprensibile. Quali spazi? Quale ritmo? C’è una
accozzaglia di suoni assurdi......
Voglio aggiungere
una cosa a proposito della facilità o difficoltà di ricezione e trasmissione.
Bisognerebbe verificare (non so come) se un individuo che ha avuto la
possibilità di esercitarsi in ambedue le cose, per lo stesso periodo, e con lo
stesso impegno, sia arrivato ad un livello simile sia in ricezione sia in
trasmissione. Oppure se ha più facilità (come credo) in una sola delle due. Ho
la sensazione che ognuno di noi, a prescindere dall'esercizio e dall'impegno,
ha più predisposizione per uno solo dei due aspetti…
Intervento di Gaeta
(7.6.04)
Caro Lino, ti
rinnovo i miei complimenti e le mie impressioni: tu conosci molto a fondo il
Morse (quello autentico di Morse, non quello fittizio delle tabelle
“canoniche”) e mi stai dando una validissima mano.
La faccenda della
“predisposizione” alla ricezione o alla trasmissione non mi convince molto,
vorrei capire meglio il tuo pensiero. E soprattutto quell’altra cosa della
cadenza/velocità in relazione all’intervento dei “nervi che non si possono controllare e si stancano
prima”.
Ne riparleremo di persona…
Intervento di Corti
Crippa (10.6.04)
ho letto con attenzione le vostre
dissertazioni [Gaeta e Cavina] e vi ringrazio per quanto ho appreso.
Vedo con piacere che ci sono ancora persone
disposte a parlare di questi argomenti. Ogni metodo di resocontazione
ha ed ha avuto i suoi punti deboli e la volontà e l'inventiva hanno
permesso di superarli.