62 – Ferrovia e teIegrafo

 

 

 

Nell’enciclopedico ed eccellente sito, più volte segnalato, dell’emerito prof. Calvert si parla molto e con competenza dei rapporti tra ferrovia e telegrafo, due sistemi di comunicazione pressoché coevi e molto integrati tra loro. Si pensi ai sistemi di blocco (automatico e no), ai semafori, agli ordini o dispacci di servizio e a tutto il movimento dei treni gestito in tempo reale da capistazione “ferrotelegrafisti”.

In particolare in America, ricorda Calvert, “the passage of trains was reported to the dispatcher from each station, and recorded by him. Complete records were kept of all orders issued and the running of every train. The dispatcher's control was overlaid on the timetable, which was still the authority for the running of regular trains. The dispatcher, however, was responsible for all extra trains, and for reducing delays as far as possible by issuing train orders. The train order system consisted of the dispatcher at his desk at the division point, and telegraph operators spaced along the line, connected by a wire”.

Dall’immagine riportata, apparsa nel Railroad Magazine, 5/1942 e ripresa in Dots & Dashes, 2/2000, si evince non solo lo stretto rapporto tra il lavoro del ferroviere e quello dell’operatore telegrafico (dispatcher), ma anche e soprattutto l’invidiabile e leggendaria posizione sociale di questo telegrapher - o lightning slinger, oppure boomer, come veniva chiamato - che potrebbe forse essere paragonata a quella del più moderno marconista di bordo.

Spesso questi ricercatissimi e pagatissimi professionisti free lance si spostavano da una città all’altra delle sterminate linee, mettiamo, di Santa Fe o El Paso. Essi incarnavano “il progresso”, svolgevano un lavoro di grande responsabilità, erano tenuti al segreto professionale (anche con la polizia) ed erano considerati una specie di “meccanismo” alla stregua dei magici strumenti che adoperavano e del filo steso sui pali.

Il pubblico, e specialmente le ragazze da marito, era estasiato da questi uomini superiori il cui "sensitive touch of the key was not unlike that of a pianist and it dictated the difference between mediocrity and professional artistry”.

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