55 – Il metodo Naud

 

 

Una buona descrizione del metodo di ricezione ad udito si trova nel manuale Morse, Sounder, Téléphone di Louis Naud, varie volte ristampato nella Bibliothèque du Courrier des Examens (dal 1910 al 1935 circa).

Il sounder o parleur (vedi disegno) è un apparecchio di ricezione telegrafica che non comporta nessun dispositivo di impressione di segnali, nessuna banda di carta, rotella, meccanismo di orologeria, ecc. C’è solo la parte elettrica (elettromagnete, ancoretta, viti paracolpo e molla di richiamo) leggermente diversa da quella del ricevitore Morse. L’elettromagnete del sounder comporta due nuclei di ferro dolce collegati da una culatta e “calzati” ciascuno da una bobina. L’ancoretta ab, di ferro dolce, è disposta a croce con una leva di rame oscillante su un asse imperniato su una forchetta. Questa leva si prolunga ad angolo retto con un braccio su cui si aggancia una forte molla a budello, comandata da una vite che serve a sollevarla e a regolarne la sensibilità. Infine una delle viti paracolpo (la superiore) è incastrata in un pezzo di rame a squadra, mentre la vite fine corsa inferiore, al contrario, solidale alla leva, incontra abbassandosi il pezzo metallico E, una specie di incudine a forma di arco che limita il movimento di abbassamento di questa leva. Queste disposizioni hanno per scopo il facilitare l’audizione dei segnali.

Il sounder si collega come un ricevitore Morse, attaccando i fili di arrivo e di uscita della corrente. Se nel sounder arriva una corrente essa percorrendo le bobine magnetizza i nuclei e l’ancoretta è attirata come quella di un ricevitore Morse. Essa abbandona dunque il suo bottone di riposo e scende fino al momento in cui la vite A, solidale alla leva, incontra il pezzo metallico P. La durata del contatto della vite A e dell’incudine P2 è uguale alla durata della corrente emessa dall’ufficio corrispondente; e la cessazione di tale corrente, mettendo fine al fenomeno di magnetizzazione dei nuclei, permette all’ancoretta di risollevarsi e alla leva di abbandonare l’incudine e di venire in contatto con il finecorsa B. Le viti A e B sono regolabili.

Quando l’ancoretta si abbassa e quando l’estremità della vite A batte sull’incudine si sente un rumore di arresto che la struttura stessa dell’apparecchio rende assai sonoro; l’ancoretta si solleva, l’estremo della leva incontra nella sua salita la punta della vite B e produce un altro suono, egualmente assai intenso. Un orecchio esercitato può interpretare questi rumori differenti e leggere “al suono” (ad orecchio) i segnali trasmessi dalla posta corrispondente.

Altrove, per rendere l’audizione più agevole, si è munito l’apparecchio di un parasuono, una specie di parete riflettente di forma parabolica, disposta dietro il sounder e che concentra il rumore degli arresti grosso modo nel punto dove si trova l’agente ricevitore.

Questo apparecchio ha vari vantaggi sul ricevitore Morse: meno ingombrante, meno costoso, più robusto, di regolaggio più facile, chi riceve non si deve preoccupare che di ottenere degli arresti franchi e ben sonori.

Aggiungiamo che le trasmissioni difettose, purtroppo così frequenti nel servizio telegrafico, si leggono più facilmente al suono che sulla zona.

Ciascun ufficio può trasmettere e ricevere alternativamente: sia che lo scambio dei telegrammi si effettui ad udito sia con l’aiuto del ricevitore Morse quello che importa è che ciascun corrispondente possa trasmettere e ricevere alternativamente.

Modo di tenere il manipolatore – La mano destra, che deve condurre il manipolatore per mezzo del pomello di cui è provvisto deve tenerlo più o meno come tiene un portapenna, vale a dire col pollice, l’indice e il medio.

Il braccio pendente normalmente lungo il corpo, il gomito piegato ad angolo retto costituisce il perno dell’avambraccio, messo in posizione di pronazione.

I movimenti di discesa e di salita della mano, e con essa la parte anteriore del manipolatore, saranno comandati dal polso, che dovrà muoversi con la più grande flessibilità. I movimenti di discesa saranno effettuati come se, ad ogni abbassamento della mano, si volesse urtare il tavolo con la parte inferiore del polso.

Formazione dei segnali – Per apprendere ad azionare il manipolatore bisogna esercitarsi a formare tutta una serie di segni elementari. Si faranno dunque una serie di punti (8 punti di seguito, per esempio) e questa un certo numero di volte, applicandosi a produrre una battuta molto regolare.

È essenziale, nel corso di questi esercizi, ottenere una trasmissione ben cadenzata, ben ritmata. Per arrivarci è efficace di “cantare” i segni pronunciando la parola punto allorché si abbassa e si rilascia rapidamente la mano e la parola tratto (sulla quale si lascia tirare la voce per il tempo che la mano deve restare abbassata). Tuttavia, finché si succedono più punti, è più armonioso per esempio dire

uno – due – tre – quattro    che   punto – punto – punto – punto

Si può ammettere - con l’aiuto di convenzioni musicali per dare alla trasmissione la regolarità necessaria - che le durate relative di punto e linea siano quelle della semiminima e della semibreve.

Poi si passerà allo studio dei segnali

 

•••••  ••••  •••  ••    e così via    (scale telegrafiche)

 

Poi si impara il segnale di errore.

In una seconda lezione si traccerà il segnale di chiamata  ▬ • ▬ • ▬ •

Afferrata bene la cadenza, si farà successivamente  ▬ • ▬ , ▬ • ▬ • , ecc.

In un’altra seduta si apprenderà a fare delle linee ben ravvicinate le une alle altre, tracciando per esempio 4 linee ▬ ▬ ▬ ▬ e via via gli altri segnali.

 

Per facilitare lo studio conviene fare alcune osservazioni:

tutte le lettere, eccetto è, sono formate con, al massimo, 4 segnali.

Molte sono una l’inversa dell’altra.

Le cifre sono formate da 5 segnali.

Lo zero si fa comunemente con un solo tratto un po’ allungato.

I segni elementari (punti o linee costituenti una stessa lettera) devono essere spaziati, al massimo, della larghezza di un punto; le differenti lettere di una stessa parola devono essere distanti le une dalle altre del valore di una linea; le parole devono essere separate da un intervallo doppio (o triplo) di quello che esiste tra le lettere di una stessa parola.

Lettura auditiva – Si apprende a leggere al suono pressappoco come si apprende a trasmettere e in seguito è vantaggioso, nel corso dello studio della trasmissione, esercitare l’orecchio a distinguere i segnali prodotti dal manipolatore, a riconoscerli dal numero di elementi che li formano.

In questo studio si troverà un doppio profitto, prima quello di acquistare una trasmissione regolare e poi quello di prepararsi alla lettura auditiva.

La principale difficoltà di questa è arrivare a discriminare gli uni dagli altri i punti e le linee finali.

Il sounder però produce arresti di sonorità differente per questi 2 segnali (la vibrazione del punto è più franca di quella della linea) e d’altra parte la linea finale è seguita da uno urto contro la vite paraurti superiore che nel punto non si percepisce così nettamente.

È su questa differenza che soprattutto si deve portare l’attenzione degli allievi; e in generale conviene insegnare loro a distinguere i segnali aventi qualche somiglianza facendoli alternativamente.

Per esempio c y, ripetuto parecchie volte di seguito, r w, p j, d k, ecc.

Non bisogna temere di insistere sulle differenze auditive dei segnali che hanno una certa similitudine fino a quando l’orecchio esercitato non prova alcuna esitazione.

Lettura sulla zona – Questo studio deve venire dopo quello della lettura auditiva. Idem per i segnali confondibili.

Per questa, come per la lettura auditiva, è essenziale di non cercare di indovinare le parole dopo i primi segnali: bisogna leggere lettera per lettera e limitarsi a scrivere quello che il corrispondente trasmette. Solo dopo la ricezione e prima di dare il collazionamento d’ufficio, l’impiegato ricevitore provocherà la conferma o la rettifica delle parole e dei passaggi dubbi (eccezion fatta dei casi di incomprensione assoluta: guasto sopraggiunto durante la comunicazione, sregolaggio delle macchine, ecc., nei quali casi si chiederà la rettifica immediata).

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