101 – L’antifurto di
Matteucci
Ho letto con piacere un articolo di Urbano Cavina appena uscito
nella rivista tecnica Radio Kit, 1, 2005 e
dedicato a Carlo Matteucci, il misconosciuto “padre della telegrafia italiana”.
Mi auguro che lo sforzo dell’amico Urbano, che elenca con
zelo i grandi meriti dello scienziato suo concittadino per l’elettrofisiologia,
per la fondazione de “Il Nuovo Cimento”,
per la telegrafia (nell’Italia non ancora unita), per i gabinetti di fisica
(più che i musei) di stampo “tedesco”, per l’impegno politico, ecc.
contribuisca a far conoscere di più il Matteucci (spesso addirittura confuso
con Meucci!), ma non mi faccio illusioni perchè le fortune degli uomini, anche
di scienze, sono aleatorie e insondabili.
Da parte mia voglio aggiungere qualche briciola che forse
incuriosirà i lettori di queste Morse News. Ebbene Matteucci – nel 1856, si
badi (vedi Il Nuovo Cimento p. 405) –
ideò un antifurto con un semplice circuito telegrafico “sempre chiuso”. Una
casa, una villa, un giardino poteva essere protetto o “armato” contro i ladri
collegando uno o più sottili fili elettrici ad una pila, ad un relè e ad un
campanello elettrico. Il filo era teso sugli ingressi e così se un intruso
cercava di entrare inavvertitamente lo spezzava e l’allarme suonava. Come si
vede, niente di nuovo sotto il sole!