ME
14 – La spagnoletta di Baccelli (20.1.2007)
Uno dei tanti scienziati che mi hanno “affascinato”, prima di trovare, nello
scorso ottobre, i due “fari”
luminosissimi – Oersted e Melloni – capaci di guidare verso
approdi sicuri nel tempestoso mare della scienza, è stato Liberato Baccelli. Pur desistendo dal vagheggiato proposito di
scrivere su di lui (vedi News precedente)
ritengo proficuo, quanto meno come esempio del fermento scientifico seguito
alla scoperta di Oersted, accennare
alla sua interpretazione dei fenomeni elettromagnetici dedotta dall’“opinione symmeriana”.
In seguito a innumerevoli esperimenti, spesso
contraddittori, sembrava che l’ago magnetico fosse influenzato solo se posto
sotto o sopra il “filo d’unione” dei
due poli del “piliere”, mentre
collocato di fianco non c’erano segni né di “conflitto” (elettrico),
né di “interazione” (elettromagnetica). Baccelli, strenuo sostenitore dell’abbandonata teoria di Symmer dei due fluidi elettrici, cioè la
“corrente vitrea” e la “corrente resinosa” (vedi frecce colorate nello schema), stabilì allora, per prima cosa,
che “l’osservatore si doveva collocare
dove entra l’elettrico resinoso e in modo da vedere l’ago tra sé e il filo”.
Ma quello che più importa e che gli costò, per
esempio, gli strali di Leopoldo Nobili,
era il fatto che Baccelli sosteneva
che le deviazioni dell’ago erano prodotte non da un solo movimento vorticoso o
spiraleggiante attorno al filo congiuntivo, come sosteneva Oersted, ma da due forze contrapposte e “attortigliate” in doppia elica, e ne suggeriva un modellino fatto
con due refi di colore diverso avvolti su un cilindretto di legno (vedi figura).
Quest’idea di Baccelli,
pur suggestiva, non può certo spiegare il “motore
di Pegna” (vedi ME 9), ma dà
un altro colpo di mazza alle certezze della fisica e, lungi dal far sorridere,
mette sicuramente sulla buona strada.