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– Il glossografo Gentilli
Il marchingegno qui raffigurato (da Elektrotechnische Zeitschrift,
luglio 1882) era la versione meccanica, presentata alla Società Elettrotecnica
di Lipsia il 23 maggio 1882, del “glossografo” che Amedeo Gentilli, un geniale ingegnere di Udine,
aveva derivato da uno strano apparecchio di Züppinger (1870) per scrivere (con un “poligrafo” a 6 leve, vedi esempio a destra), mediante levette
o “tamburelli trasmettitori” di Marey messi in bocca
(vedi esempio in Lucidi News 13) tutto ciò che
un oratore diceva, o uno stenografo “glossografista”, con questa specie di “dentiera mobile” in bocca, ripeteva sottovoce.
“Il Glossografo è l’unico strumento basato sulla fisiologia della parola perché
registra automaticamente tutti i caratteri essenziali dei suoni e si distingue
dal Fonografo nel fatto che mentre quest’ultimo incide le onde sonore in una materia plastica
e le riproduce facendo vibrare un timpano, il Glossografo registra le funzioni dell’articolazione, cioè i movimenti della lingua e delle labbra e
indirettamente anche quelli delle corde vocali e della respirazione. Il Fonografo non parla che all’orecchio, essendo la sua
scrittura talmente microscopica che nessuno potrebbe decifrarla, il Glossografo invece fornisce segni visibilissimi, di
facile interpretazione”.
“Due sottilissime leve, una
posteriore per i suoni gutturali e una anteriore per i
palatali, sono governate dalla lingua, due altre dalle labbra, un’ala viene
agitata dal fiato e un interruttore è messo in azione dalle vibrazioni dei
suoni nasali. Si tratta di una rivoluzione dell’arte stenografica e l’ingegner
Gentilli sta perfezionando l’apparecchio per ottenere segni alfabetici invece di segni convenzionali”.
Un’altra applicazione del glossografo avrebbe potuto essere,
sulla scorta del Visible Speech di A. G. Bell, l’istruzione dei sordomuti: “Vari fisiologi si sono presi molta pena
nell’inventare un sistema di notazione illustrativo del meccanismo del linguaggio, ma i loro segni erano puramente
convenzionali e non fecero altro che gravare inutilmente
Per la registrazione automatica
della parola vi sono due metodi, l’acustico e il meccanico. I segni tracciati
acusticamente sono geroglifici illeggibili anche ingrandendoli. Val
la pena procurarsi la chiave di questa “scrittura naturale”. Sul sistema
stenografico usato finora, basato più sul modo di abbreviare la scrittura mercè
il massimo numero di omissioni che su quello di
seguirla, il glossografo ha il vantaggio di non richiedere alcuna tensione di
mente e di non costare alcuna fatica (impaccio minimo). L’oratore
ovviamente, per motivi estetici, non può tenere l’apparecchio in bocca, ma lo
terrà un apposito impiegato che ripeterà a bassa voce
le sue parole, poiché ciò basta alla produzione intelligibile dei segnali non avendo la voce, sull’apparato,
influenza alcuna.
(vedi L’educazione
dei sordomuti, 1910, 1911 e 1912, articoli del Gentilli, dell’istruttore dei sordomuti Brovelli e del fisiologo Saffiotti).