GA
10 – Una pagina di Seppilli (15.1.2006)
Del capolavoro di Buccola
[documento 1.89 del repertorio
buccoliano 2.0] esistono solo due dettagliate recensioni coeve,
quella di Eugenio
Tanzi [2.73, pubblicata dopo la morte
di Buccola] e quella di Giuseppe
Seppilli [2.62, pubblicata prima
della morte di Buccola]. Riporto in extenso
quest’ultima, sia perché pochissimo nota, sia, soprattutto, per la difficile
reperibilità. La relazione di Seppilli
è preziosa perché egli fu a stretto contatto col Buccola durante tutta la sua
permanenza a Reggio Emilia e collaborò anche direttamente ad alcune ricerche
dell’amico (vedi BU 16,
lettera n. 3).
(l’immagine, da internet,
mostra alcuni strumenti della nota e splendida collezione del prof.
Gundlach).
Il moto impresso allo studio della psicologia dalle due
grandi scuole positive, la tedesca e l’inglese, si è
propagato da qualche tempo anche in Italia, dove un nucleo di robuste e chiare
intelligenze sorse con coraggio pari alla fede sincera del vero a spezzare le
vecchie tradizioni metafisiche ed a studiare i fenomeni mentali sulla scorta
dell’osservazione obbiettiva e dell’esperimento.
A noi gode l’animo di dire che fra
i più eletti ed appassionati fautori di questa feconda trasformazione, che si è
operata nel campo della psicologia, ci si presenta in prima linea l’egregio
alienista Dottor Gabriele Buccola, che, studiando da alcuni anni con alacrità
meravigliosa una delle branche più difficili della psicologia, se non forse la
più importante, quella cioè che concerne la misura degli atti mentali, ne fece
già oggetto di molte stupende pubblicazioni, che gli procacciarono bella fama
in Italia e fuori. A lui tocca il merito di aver diretto, primo fra noi, in
modo speciale la sua attenzione sui difficili problemi della psicologia
sperimentale e di aver saputo, con una ricchissima serie di ricerche ingegnose
e per gran parte affatto nuove, raccogliere una sì larga copia di fatti, che sulla base di questi egli dà oggi alla luce un libro, il quale,
mentre fa grande onore all’autore, rappresenta uno splendido e prezioso
acquisto per la psicologia positiva. In questo libro il
Buccola rivela un ingegno eminente, che sa accoppiare ad una grande
attitudine di analisi e di osservazione, una dottrina da scienziato ed
un’abilità sperimentale da fisiologo: egli studia, analizza minutamente tutti i
fenomeni mentali dai più semplici ai più complessi, e mostra come la legge del
tempo si applica ad essi nella stessa guisa che a qualunque fenomeno della natura.
Fin ai nostri tempi, osserva l’Autore nella magnifica
introduzione al suo libro, la psicologia ha persistito nella dualità
inconcepibile dello spirito e della materia, creando delle astrazioni che non
ispiegano né la genesi né le leggi della produzione dei fatti mentali, ma la
psicologia moderna, a somiglianza delle scienze fisico-chimiche e delle scienze biologiche, ha abbandonato le vie dell’assoluto e
delle sostanze, resta nella relatività dei fatti, e
poggia sull’analisi e sulla misura d’ogni singolo fenomeno. La teoria evolutiva
e l’applicazione dei metodi scientifici ai fenomeni mentali sono i due concetti
che dominano tutto lo sviluppo della psicologia moderna. La psiche, dice
egregiamente il Buccola, rappresenta come un processo
evolutivo, come una successione non mai interrotta di gradi che dal plastide
ascende man mano all’uomo, è una proprietà generale che s’inizia nei protozoi e
poco a poco e lentamente attinge il più alto grado di sviluppo nelle cellule
cerebrali dell’uomo, che si possono dire vere cellule intellettive. Tutti gli
atti interni, le volizioni, i sentimenti, l’intelligenza non
sono che aspetti trasformati della sensazione; le energie psichiche né
più né meno delle energie fisiche, sono soggette alle leggi del tempo ed alla
legge cosmica dell’equivalenza delle forze: compionsi nello spazio e nel tempo.
Ma è possibile, dicono alcuni, sottoporre all’esperimento
gli atti psichici elementari, adoperare per questi i criterii della misura e
del calcolo, coi quali ci è permesso di stabilire le
leggi dei fenomeni che le rappresentano? A questa domanda risponde l’A. col dire che ogni discussione sulla legittimità dell’esperimento
nei fatti mentali è inopportuna ed oziosa, e noi aggiungeremo, che se mai vi
fosse alcuno che avesse qualche dubbio sulla possibilità della cosa, legga
attentamente l’opera del Buccola e vi troverà una serie numerosa e splendida di
fatti che gli allontaneranno ogni incertezza.
Per misurare la durata delle varie percezioni e dei processi
psichici più elevati l’A. ha adoperato il cronoscopo
di Hipp, col quale si contano con
esatta precisione le millesime parti di minuto secondo, e dispose le esperienze
in varie guise. Di questa parte puramente sperimentale l’A. fa una descrizione
minutissima, e l’accompagna con una bella tavola, dove sono disegnati gli
apparecchi adoperati e le loro diverse disposizioni per ottenere risultati
chiari ed esatti.
Il Buccola incomincia collo stabilire il tempo di reazione degli atti psichici
elementari. Chiamasi tempo
fisiologico o tempo di reazione, il tempo variabile che
trascorre fra l’istante in cui si fa agire uno stimolo su un organo di senso e
l’istante in cui la persona in esperimento segna la percezione già avvenuta.
L’atto psichico elementare che si misura consiste in questo: appena viene percepita una semplice impressione tattile, acustica,
luminosa, odorifera o gustativa, si dà il segnale con un determinato movimento
della mano. A formare il tempo di reazione entrano due ordini di fattori: l’uno
fisiologico, l’altro psichico. I fattori fisiologici sono: 1° il tempo richiesto perché l’apparecchio periferico di senso
converta lo stimolo esterno in eccitamento nervoso (periodo sensorio latente), 2° il tempo del conducimento della impressione sensitiva ai centri cerebrali, 3° il tempo del conducimento motore dai
centri nervosi alla periferia, 4° il
tempo della contrazione muscolare. Il fattore psichico comprende
il tempo necessario alla trasformazione centrale dell’eccitamento sensitivo in
eccitamento motore, vale a dire i processi psico-fisici della
percezione, dell’appercezione e dello sviluppo dell’impulso volitivo (Wundt). Ma questa distinzione dei
fattori degli atti psichici elementari è cosa puramente artificiale; l’atto
percettivo completo deve considerarsi un atto inscindibile nei suoi componenti, possiamo stabilirne il meccanismo complesso ma
non siamo in grado di segnare dei confini tra un antecedente e un susseguente.
L’analisi fisiologica afferma con molta sicurezza soltanto questo di esistente “che nel tempo di reazione la maggior durata
compete ai processi psico-fisici, e che le più grandi oscillazioni
dell’equazione personale debbono ascriversi a conto del loro intervallo”.
Analizzati i fattori del processo psichico, il Buccola viene a studiare il tempo fisiologico di reazione pei vari sensi. Di quello per le
eccitazioni ottiche, acustiche, tattili ne dà un’idea chiarissima nel quadro
seguente, nel quale si accolgono i risultati delle esperienze di vari
osservatori e delle sue fatte in tre persone. Le cifre corrispondono a millesimi
di secondo.
Tempo fisiologico
per le eccitazioni |
|||
Osservatori |
Ottiche |
Acustiche |
Tattili |
Hirsch |
0,200 |
0,149 |
0,182 |
Hankel |
0,2057 |
0,1505 |
0,1546 |
Donders |
0,188 |
0,180 |
0,154 |
Wittich |
0,194 |
0,182 |
0,130 |
Wundt |
0,222 |
0,167 |
0,201 |
Exner |
0,150 |
0,136 |
0,127 |
Kries |
0,193 |
0,120 |
0,117 |
Auerbach |
0,191 |
0,122 |
0,146 |
Buccola |
0,168 |
0,115 |
0,129 |
“ |
0,151 |
0,119 |
0,129 |
“ |
0,172 |
0,131 |
0,152 |
Leggendo queste cifre si rileva facilmente che noi
avvertiamo più prontamente un suono od una scossa elettrica che un oggetto
luminoso. Buccola opina che il ritardo, variabile secondo l’organo di senso,
dipende anzitutto dalla diversa intensità e natura delle cause stimolatrici
esterne e dalla costituzione speciale degli organi periferici di senso. Quanto alla durata percettiva degli stimoli gustativi l’A. si
limita a riportare le cifre ottenute da Vintschgau
ed Hönigschmied che sperimentarono
sulla punta e sulla base della lingua.
Il Buccola fu il primo che istituì delle
ricerche sulla durata delle sensazioni
olfattive e ne fece conoscere i risultati in un lavoro pubblicato nel
Decembre del 1882. L’insigne fisiologo francese, il Beaunis, intraprese circa
nel medesimo tempo le stesse ricerche ma riconobbe la priorità delle esperienze
del Buccola. Da queste risulta
che esiste molta variabilità da un individuo ad un altro, riguardo al tempo
fisiologico pei vari odori (acqua di Felsina, essenza di garofano, etere
solforico), che la durata della reazione è in rapporto inverso con l’intensità
eccitatrice della sostanza odorosa; ed è naturalmente più lunga di quella
necessaria alle percezioni visive, acustiche e tattili. Il B. trova la ragione
di questo fatto nella speciale struttura dell’organo dell’odorato, il quale è tale da impedire che l’eccitamento esterno agisca
sulle diramazioni dei nervi olfattivi nell’istante stesso in cui si produce. Il
quadro seguente offre il tempo medio di reazione ottenuto dall’A. negli
esperimenti eseguiti su varie persone.
Etere solforico 0,2830
Essenze di garofano 0,4540
Acqua di Felsina 0,4710
Per la costituzione intima del tempo di reazione non
possediamo una norma sicura, per potere assegnare ad ogni singolo fattore che
lo compone un’esatta misura nella successione cronologica. Purtuttavia vi sono
argomenti per ritenere che il tempo maggiore nella durata dell’intiero atto di percezione spetta all’intervallo
psico-fisico, cioè al tempo della trasformazione centrale dell’eccitamento
sensitivo in eccitamento motore e che comprende la percezione, l’appercezione,
lo sviluppo dell’impulso volitivo. Gli elementi cellulari nervosi oppongono una
certa resistenza alle eccitazioni fisiologiche. Se noi eccitiamo con la
corrente elettrica prima la sostanza grigia del cervello che è composta di
cellule nervose e poi la sostanza bianca costituita da fibre che è ad essa sottoposta, in quelle zone speciali che, stimolate,
hanno la proprietà di provocare contrazioni in dati gruppi muscolari, e
misuriamo col metodo grafico il tempo che si richiede perché il muscolo si
contragga, troviamo che il ritardo consecutivo all’eccitazione elettrica del
cervello è maggiore quando si stimola la sostanza grigia ed è notevolmente
ridotto quando si stimola la sostanza bianca. Dagli esperimenti di cui si è
arricchita la psicologia sperimentale del cervello ai nostri giorni, risulta che nelle cellule della sostanza grigia del
cervello, dove si compiono i processi più alti dei fenomeni psichici, si perde
un certo tempo nell’azione dell’eccitamento fisiologico; il che appoggia
luminosamente l’idea sostenuta dall’A., che gli intervalli psicofisici devono
occupare nella serie cronologica una larga estensione. Un’altra prova l’abbiamo
nel fatto che certi fenomeni riflessi, come a dire quelli nei quali non entra come parte integrante la coscienza intelligente e
volitiva, come ad esempio l’ammiccamento delle palpebre, la contrazione di un
muscolo, che succede all’eccitamento del tendine rispettivo (riflesso tendineo)
hanno una durata di reazione inferiore a quella degli atti psichici più
elementari.
Uno dei più belli ed interessanti capitoli del libro in
esame è quello nel quale vengono studiati i “modificatori del tempo di reazione”,
cioè le influenze, di qualunque natura esse siano, che, agendo sul meccanismo
psichico, si fanno risentire sul decorso cronologico della percezione di
ciascun individuo in particolare e degli individui in genere. Questi
modificatori possono distinguersi artificialmente in biologici o generali
(costituzione organico-psichica, grado di coltura, razza, età, sesso), psichici (attenzione, esercizio
stanchezza, stati psichici e fisici dell’organismo), fisico-chimici (intensità degli stimoli,
qualità degli stimoli, alimenti nervosi e sostanze farmacologiche,
temperatura), patologici (alterazioni
degli organi nervosi centrali).
In quest’ultima classe vanno annoverate le varie forme di
pazzia, sulle quali il Buccola fece moltissimi
esperimenti psicometrici, aggiungendo così un nuovo ed importante capitale alla
psicopatologia; poiché, prima di lui, nessun altro osservatore, eccettuato l’Obersteiner, che del resto fece poche
esperienze, studiò in modo speciale il valore cronometrico delle percezioni più
semplici nei malati di mente. Egli ha dunque osservato che nelle affezioni
acquisite o congenite, che colpiscono direttamente la sede delle energie
mentali, ad eccezione di qualche caso di semplice esalamento maniaco, vi è
ritardo più o meno considerevole nella durata delle
percezioni. Negli imbecilli e negli idioti, nei quali le energie mentali, per
un abnorme sviluppo del cervello, non raggiungono l’evoluzione completa, il
periodo medio di reazione agli stimoli acustici ed elettro cutanei è altissimo.
La durata di reazione
per gli stimoli applicati su uno stesso organo di senso varia secondo il luogo
eccitato. Il Buccola ha fatto a tale proposito una serie di ricerche
molto accurate, originali, sull’organo del tatto; e giunse a questa conclusione
importantissima “che non sempre l’eccitamento di parti assai lontane dagli
organi psichici determina le reazioni più tarde; ma che anzi la brevità del
periodo fisiologico rivelasi visibilmente costante se la zona cutanea eccitata
è capace al pronto esercizio del potere tattile. La qual legge si può formular
meglio dicendo: che esiste un rapporto intimo tra il senso locale ed il tempo
di reazione”. L’analisi cronometrica degli atti elementari di percezione
tattile mostra che anche il semplice contatto è avvertito dalla coscienza in un
tempuscolo più breve, se lo stimolo agisce sopra quelle zone della cute in cui
è maggiormente squisito il senso di località.
Ed ora passiamo alla parte più bella e
più profonda del libro, nella quale l’autore, in base ai risultati psicometrici
raccolti dall’esame degli atti psichici più elementari, viene a studiare la
durata di reazione dei processi mentali più elevati, più complessi.
Il Buccola dirige dapprima la sua attenzione
alla durata del giudizio del
discernimento fra due impressioni fatte sullo stesso organo di senso per
rispetto alla loro natura od al luogo in cui si producono. Quando
si fa agire sull’organo di senso uno stimolo isolato, il processo mentale
necessario all’appercezione di questo stimolo è più elementare che nel caso in
cui l’impressione di senso deve andar congiunta all’atto di distinguerla dagli
altri congeneri. Il Buccola fece dunque parecchie
serie di ricerche sull’organo del tatto e della vista misurando specialmente il
tempo del discernimento di luogo o localizzazione tattile, quello del
discernimento dei colori, e la durata della scelta. Così, studiando la durata
del discernimento fra due impressioni di contatto esercitate sopra due parti
diverse del corpo, si trova che essa è minore quando
si eccita quel punto che possiede un senso locale più squisito. Uno stimolo
tattile applicato sull’avambraccio, che è una regione meno educata al senso di
luogo, richiede ad esempio nella persona di esperimento
un intervallo di 11 millesimi di più di quello che è necessario per giudicare
se lo stimolo agisce sulla punta del dito, dove il senso locale raggiunge quasi
la massima precisione. Il Buccola determinò altresì la
durata del giudizio fra due colori: il bleu ed il verde, e trovò che mentre la
durata media della semplice reazione ai colori è 0,176, “la media delle
reazioni con discernimento fu di
Allo stesso modo con cui si modifica il tempo fisiologico di
reazione sotto l’influenza di varie circostanze, si modifica pure la durata del
discernimento e della scelta.
L’A. ha fatto, a questo riguardo, una serie di
ingegnosissimi ed affatto nuovi esperimenti sulla sensibilità tattile ed
osservò che rendendo iperestesica una zona cutanea con mezzi artificiali (p. e.
con carta senapata), si rende più breve il processo di discernimento, il che
mostra quanta parte nelle percezioni elementari e nelle percezioni complesse
spetti all’organo periferico di senso.
Il Kraepelin poté
valutare le variazioni della durata del giudizio e della determinazione
volitiva, coll’adoperare alcune sostanze, le quali agiscono sul meccanismo dei
centri nervosi, come il nitrito d’amile, l’etere, il cloroformio e l’alcool.
Ma l’analisi sperimentale si spinge ancora innanzi e si
estende a misurare i fenomeni psichici più complessi e ne scopre delle leggi
poc’anzi non sospettate.
In genere può dirsi che gli intervalli psichici aumentano
col complicarsi degli eccitamenti. Si è osservato che il tempo necessario a
percepire i numeri di 1, 2, 3, 4, 5 o 6 cifre è maggiore a misura che aumenta
la quantità delle cifre. Dalle percezioni complesse si passa all’associazioni
delle idee, e si giunge a valutare il tempo perché un’idea, contenuta in una
parola che si pronunzia rapidamente, svegli per leggi associative un’altra
idea. Galton con un metodo speciale avrebbe trovato che in un minuto possono
alternarsi nella coscienza cinquanta rappresentazioni.
Accenniamo di volo a questi fatti, che nel libro dell’A.
sono esposti ed interpretati ampiamente, e ci fermeremo piuttosto a parlare
delle ricerche importantissime compiute dal Buccola sul processo funzionale della memoria. Egli volle ricercare il rapporto
fra la durata di una percezione esterna e la durata della sua riproduzione.
Tutte le percezioni che riceviamo continuamente dal mondo esterno sono
registrate nel cervello umano, e per la legge generale della persistenza
dell’energia, non vanno perdute, ma rinascono e si riproducono dando luogo a
combinazioni psichiche più alte. Il cervello rappresenta come una specie di
apparecchio fonografico in cui le vibrazioni suscitatevi dagli stimoli esterni
possono ripristinarsi generando identici stati di coscienza.
Ma non tutte le percezioni sensoriali sono capaci di
rinascere con immagini egualmente chiare, fedeli, intense. Così le immagini
delle percezioni acustiche, delle percezioni tattili non si riproducono in
generale così distintamente come le immagini visive. Buccola servendosi di metodi
molto esatti, studiò la durata della riproduzione delle percezioni di movimento
nello spazio visivo e nello spazio tattile. Per riguardo alle prime, la
riproduzione non durò mai esattamente quanto la percezione stessa: le cifre
misuranti la riproduzione, ottenute dalle varie esperienze, apparvero sempre
maggiori o minori delle cifre che corrispondono alla durata della percezione
reale. Il Buccola con una serie di numerose esperienze poté stabilire che la
riproduzione percettiva di un corpo che si muove in segmenti di spazio
piccolissimi ha più tendenza a prolungare anziché ad abbreviare la durata della
percezione e che invece nella riproduzione di movimenti, che avvengono in uno
spazio esteso si tende ad abbreviare la durata della percezione esterna.
La riproduzione di qualsiasi percezione di movimento nello
spazio tattile della mano ha una durata sempre maggiore della percezione
stessa; ma a misura che diminuisce il tempo della percezione di movimento nello
spazio tattile, si fanno più alte le durate della riproduzione mentale, il che
significa che gli errori di riproduzione tattile presentano rapporti
proporzionali inversi colla velocità del movimento. A parità di condizioni di
spazio, la riproduzione delle percezioni del movimento avviene in un tempo minore
nelle zone cutanee le quali posseggono un coefficiente più alto di senso
tattile o locale, che in quelle fornite di un grado minore di sensibilità.
La memoria riesce senza difficoltà a rappresentarci la
durata che separa due percezioni esterne. Così l’intervallo di tempo che è
compreso ad esempio fra due stimoli di senso momentanei, si può rifare
mentalmente imitando con due piccoli movimenti disegnabili per via grafica la
successione cronologica la quale corrisponde all’intervallo sentito. Su questo
principio fu studiato, prima da Vierordt
e poi da Wundt il senso del tempo. Il
Buccola fece su tale argomento moltissimi esperimenti (1790) dai quali giunse
al corollario seguente: che gli errori sono proporzionali alla grandezza delle
durate; ossia il senso cronometrico si fa meno preciso a misura che dobbiamo
apprezzare quantità maggiori di tempo.
La memoria, secondo la dottrina fondamentale della
psicologia contemporanea, più che un fatto particolare della coscienza, è un
fatto di natura biologica, o, per dir meglio, è un attributo dell’incosciente,
che è la vera base della personalità animale. La memoria veramente psichica
rappresenta una piccola parte in confronto alla memoria generale ed organica,
nella quale è scomparsa quasi del tutto ogni partecipazione della coscienza. Un
esempio evidente di memoria organica ci offre la scrittura, che è un fenomeno
sommamente complicato, di cui ciascuno di noi può sopra gli altri e sopra di sé
stesso osservare come si vada a poco a poco organizzando il meccanismo. Per
dimostrare il limite di perfezione cui giunge la memoria organica
nell’esercizio fisiologico della scrittura, il mezzo più obbiettivo e più
scientifico, come osserva Buccola, è la misura del tempo applicata ai movimenti
che dobbiamo eseguire nel disegno di una lettera o di una parola. Ed egli
studiò questo problema interessantissimo di psicologia sperimentale, adoperando
istrumenti molto semplici e precisi e compiendo parecchie migliaia di
esperienze. Così confrontando gli esperimenti sul tempo di scrittura della
vocale a, trovò che le medie divengono due, tre, quattro e sei volte
più grandi a misura che la vocale deve essere scritta due, tre, quattro, sei
volte di seguito. Ricercò altresì le variazioni del tempo grafico nella
scrittura di alcune parole (Dante, Omero,
Roma, etc.), quella tra la scrittura eseguita ad occhi aperti e la
scrittura eseguita ad occhi chiusi. Per meglio rilevare i caratteri della
memoria organica, Buccola fece pure alcune esperienze comparative tra il tempo
di una parola scritta con la mano destra e il tempo necessario alla
riproduzione mentale della stessa parola.
Collo studio di questi fenomeni della memoria organica si
chiude il libro del Buccola, il quale più che un saggio di psicologia
sperimentale, come volle intitolarlo modestamente l’Autore, è un’opera di polso
in cui l’analisi si spinge con rigore scientifico nel campo immenso dei
fenomeni del pensiero e ne trae fuori conclusioni, leggi, alle quali nessun
altro osservatore, prima del Buccola era ancor giunto. Quest’opera dell’egregio
giovane alienista segna una nuova fase, nella psicologia fisiologica, allarga i
confini di quella branca rigogliosa di questa che è la psicometria, ed apre
l’orizzonte a nuove e feconde scoperte.
Essa andrà giustamente ad occupare un posto fra le opere dei
più profondi pensatori moderni. La importanza vera e legittima della misura
degli atti mentali, non è riposta nella nuda esposizione di cifre, ma nel
sapervi esercitare il criterio analitico, interpretarli nelle loro variazioni
onde sorprendere i veri fattori che entrano a far parte dei fenomeni psichici.
Or bene questo che è lo scopo precipuo a cui è destinata la psicometria, forma
l’intonazione di tutta l’opera del Buccola, nella quale ogni discussione
tecnica è lasciata completamente in disparte e l’esame coscienzioso dei fatti
serve di guida a criticare scientificamente quelle dottrine e quelle
osservazioni che furono manchevoli o male interpretate. Noi speriamo con quel
tanto che abbiamo detto di aver dimostrato l’alto valore scientifico, ed i vari
pregi del libro in esame, e di aver fatto nascere un desiderio di conoscerlo,
di studiarlo in tutti quanti coltivano con amore le discipline biologiche.
Raccomandiamo vivamente la lettura di quest’opera, alla quale auguriamo nello
stesso tempo quella splendida accoglienza che si merita. Né vogliamo chiudere
questo cenno bibliografico senza inviare parole di elogio ai solerti e
benemeriti editori della “Biblioteca
Internazionale” che, col pubblicare il libro importante del Buccola, fecero
un’opera che torna a vantaggio e decoro della scienza italiana.
G. Seppilli