M. C. Vogt - La scrittura
dal punto di vista fisiologico
(Appunti e traduzione di
Partito
dallo studio di Erlenmeyer, interessantissimo ma criticabile. Aleph. Tutti
i popoli scrivono con la mano destra. Popoli dell’Asia orientale scrivono
dall’alto in basso e da destra a sinistra. Semiti ed europei mettono le righe
una sotto l’altra, ma i Semiti scrivono da destra a sinistra (centripeta) e gli ariani da sinistra a
destra (centrifuga).
Nel
cervello si forma una concezione della figura prodotta sia grazie alla vista
sia per i movimenti delle dita. Sensazione muscolare. Quippos, cordicelle con nodi, nodi
al fazzoletto: sistema mnemotecnico,
non scrittura. Alfabeto demotico, cuneiforme. Bustrofedico. Intende
studiare le ragioni fisiologiche dello scrivere e indurre alla ricerca.
Cinesi e
Giapponesi non scrivevano ma pettinavano (?) secondo il senso che
noi attribuiamo a questa parola. Il loro utensile era il pennello, la cui punta, composta
di peli, è estremamente flessibile
e non si può confrontare, circa il
maneggio, con i nostri utensili duri e appena elastici in punta, come la penna
o
Essi
forse hanno conservato nello stesso tempo l’ordinamento ordinario delle loro
pitture murali. L’est dell’Asia costruisce soprattutto in legno, i pilastri dei
templi si ornano (disegnano) dall’alto
in basso; passando al materiale mobile si conserva l’utensile e la
direzione usata per la pittura e bisogna convenire che, finché si tratta di
pittura, questa direzione è la più naturale, la più adatta all’articolazione
delle dita e della mano. Non ho mai visto un disegnatore o un pittore condurre
i suoi colpi di pennello dal basso
in alto. L’unica eccezione era Blainville che, per stupire
gli studenti, disegnava una lucertola a partire dalla coda.
Quale
posizione prende il Semita per scrivere? Non tanto gli Israeliti o i Turchi,
quanto i beduini del deserto (arabi, negri, convertiti alla religione
mussulmana) scrivono accoccolati su un tappeto. La mano destra, armata della
penna, plana liberamente sospesa al braccio sopra la carta; questo braccio non
si appoggia da nessuna parte. La mano sinistra tiene la carta rigida o messa su
una tavoletta di legno; questa mano inoltre è tenuta liberamente nell’aria o
appoggiata sul ginocchio sinistro un po’ sollevato. La mano destra resta quasi
immobile sullo stesso posto; solo le dita si muovono per disegnare le lettere;
è la mano sinistra che spinge continuamente la carta da sinistra a destra in
una direzione centrifuga, in modo che le lettere si dispongano da destra a
sinistra in una direzione centripeta. Gli Arabi preferiscono scrivere stando in
piedi; un giovane egiziano, in pensione a Ginevra, si alzava immediatamente
allorché io lo pregavo di scrivermi qualche riga; il sig. Oltramare mi scrisse così alcune
righe con una velocità notevole. La mano sinistra, tenendo la carta, va e viene
come la navetta di un tessitore;
appena la mano sinistra toccava la destra, la carta veniva ritirata in fretta
per essere spinta di nuovo per scivolare lentamente sotto la mano che scriveva.
I popoli
semitici a scrittura centripeta eseguono dunque con le loro mani dei movimenti
assolutamente opposti ai nostri. Noi fissiamo la nostra carta sul tavolo
mediante la mano sinistra, muovendovi sopra la nostra mano e il braccio destro
– i Semiti tengono la loro mano destra quasi immobile spostando il foglio di
sotto tenuto con la mano sinistra. Questo è a tal punto che, secondo una
notizia comunicatami dal linguista Wertheimer,
rabbino capo di Ginevra e professore alla nostra Università, il Corano
prescrive espressamente che la mano destra deve restare immobile mentre si
scrive.
Questa postura e questi movimenti fanno
capire una notizia che si trova nell’Antropologia dei popoli
primitivi di Waitz:
“Dovunque penetra l’islamismo si trovano delle scuole per la lettura e
“Nella
sua infanzia l’inventore aveva avuto, per tre mesi, delle lezioni di lettura da
parte di un missionario; egli
raccontava che un uomo, tenendo un libro in mano, gli era apparso in sogno e
quest’apparizione era stata il punto di partenza della sua invenzione, che fu
adottata, in pochi anni, da tutto il mondo nella sua patria… I Veii scrivevano
con penne di cannucce, e usavano un inchiostro preparato con certe foglie; essi
scrivevano da destra a sinistra e non al contrario come aveva insegnato loro
l’inventore”. Cosa strana! Noi qui abbiamo un popolo che accetta una scrittura
inventata per lui, ma che ne cambia l’ordinamento di scrittura… senza dubbio
ricordandosi delle lezioni ricevute nell’infanzia. Certo, se la nostra
scrittura centrifuga da sinistra a destra fosse la sola razionale, fondata su
ragioni fisiologiche, i Veii non avrebbero adottato, dopo averla praticata, la
direzione centripeta opposta che a loro era senza dubbio più comoda. Del resto
abbiamo un altro esempio di cambio di direzione presso gli Etruschi, come ha
provato Conestabile.
Una folla
di obiezioni fatte contro la scrittura centripeta sparirebbero tenendo conto
delle differenze menzionate. Arriva un punto, si è detto, dove la mano e la
penna coprono, per l’occhio, lo spazio dove deve essere messa
Partendo
dal principio che la scrittura centrifuga è la sola naturale e fisiologica Erlenmeyer è arrivato a sostenere
che gli antichi Semiti avevano cominciato a scrivere con la mano sinistra in
direzione centrifuga, dunque, per questa mano, da destra a sinistra e che più
tardi, cambiando mano, essi avevano conservato la stessa direzione da destra a
sinistra, che, rispetto alla destra, era diventata centripeta. Per appoggiare
questo modo di vedere un po’ paradossale Erlenmeyer ha citato una frase del Talmud nella quale è detto
che i rotoli della legge e le corregge di preghiere dovevano essere scritte con
la mano destra. Nelle spiegazioni del Talmud è detto che tuttavia si possono
usare oggetti scritti con la mano sinistra nel caso che non siano disponibili
quelli fatti con
I rabbini
e gli scienziati ebrei che ho consultato non sono affatto d’accordo con quanto
ci informa Erlenmeyer. Ma
io voglio insistere su questo fatto che un Semita non potrebbe mai avere avuto
l’idea di scrivere con
Il
linguaggio è stato più antico della scrittura, e tutta la scrittura dapprima è
stata geroglifica, vale a dire un’azione santa. Solo i preti sapevano scrivere. Come dunque uno di questi
vecchi teologi avrebbe potuto avere l’idea di servirsi, per un’azione santa,
della mano impura, della mano
della disgrazia, della “sinistra” o “manca”? Avrebbe potuto guardare la sua
opera impura solo tremando di paura! No, quello che a noi occidentali, che non
abbiamo disprezzo per la mano sinistra, sembrerebbe fattibile sarebbe stato del
tutto inconcepibile per un antico Semita. Cerchiamo un’altra spiegazione.
Ogni
azione santa, per i Semiti, deve essere compiuta con la faccia rivolta a
oriente. Nei più antichi scritti del Vecchio Testamento e ancor oggi, il Semita
credente, dovunque si trovi, cerca di conoscere il punto dove sorge il sole. La
sua preghiera, la sua invocazione a Jahve o Allah sarebbe senza effetto se non
avesse la faccia rivolta a Oriente.
Scrivendo
– occupazione sacra - il Semita doveva avere la faccia rivolta ad Oriente.
Accovacciato
sulla sua stuoia, la faccia rivolta a Oriente, la penna di canna nella destra,
il rotolo nella sinistra, il flacone d’inchiostro alla cintura. La luce gli
viene da mezzogiorno, cioè da destra. Scrive da destra a sinistra, dalla luce
all’ombra, dal punto srotolato della carta verso il rotolo che egli apre in
continuazione con la mano sinistra. Egli dovrebbe avere il rotolo fuori della
sua mano destra e srotolarlo man mano che scrive se volesse scrivere da
sinistra a destra, e più il rotolo sarebbe spesso, più gli toglierebbe la luce
impacciandone i movimenti. Chi prova una volta a scrivere contro un rotolo che
sarebbe costretto a srotolare con la mano che scrive – il disagio è tanto più grande quanto più la carta è rigida e il rotolo
più spesso. Questo disagio è quasi impossibile da superare, allorché si tratta
di scrivere non su un tavolo, ma a
mano libera e non appoggiata.
La
direzione centripeta da destra a sinistra è stata dunque per i Semiti primitivi
ed è ancora per gli Orientali, non annegati (?) nella nostra civilizzazione a
sedie e tavoli, la sola direzione naturale, fondata sulla postura che prende lo
scrivano, sulla sua posizione in rapporto alla luce e sul materiale
(scrittorio) di cui fa uso. Con l’uso essa diviene dominante. Tutte le persone
che conoscono una o più lingue orientali come pure quelle occidentali e che io
ho interrogato su questo punto sono stati unanimi nel dirmi che sarebbe
impossibile scrivere la lingua orientale da sinistra a destra, così come
sarebbe impossibile scrivere una lingua occidentale da destra a sinistra. La
maggior parte di queste persone sapevano scrivere il tedesco o il francese
prima di aver studiato la scrittura ebraica.
La nostra
direzione scritturale, da sinistra a destra o centrifuga, è la più giovane di
tutte. Essa è comune a tutti gli Ariani, ma è probabile che non abbia preso
piede dopo l’emigrazione dalla patrie primitive. Noialtri Ariani del Nord
abbiamo ricevuto il nostro modo di scrivere dagli antichi greci e romani. In
presenza di questi fatti incontestabili non bisogna chiedersi, come mi diceva Segond, perché i Semiti scrivono
da destra a sinistra, ma bisogna piuttosto invertire la proposizione e
domandarsi perché gli Ariani hanno abbandonato la direzione semitica più
antica, di cui essi senza dubbio avevano qualche conoscenza? Da dove è venuta
loro questa scrittura centrifuga da sinistra a destra?
La causa
di questa divergenza non può essere il materiale (scrittorio). Gli antichi non scrivevano affatto, come i nobili
predatori barbari dei tempi omerici, o scrivevano su tavolette in cera con uno
stilo, stando in piedi. Il tavolo o la scrivania sono invenzioni recenti.
Ancora al giorno d’oggi tutta la gioventù francese delle scuole superiori
scrive sulle ginocchia; i banchi sono sconosciuti nelle aule francesi; lo
studente scrive su un portafoglio
a copertura dura, la maggior parte delle volte fatto di legno, che egli posa
sul suo ginocchio destro tenendolo con la mano sinistra, mentre la mano destra,
liberamente sospesa, scrive con la penna o con la matita.
La posizione
è quasi identica a quella dell’Orientale, ma c’è una differenza profonda: lo
studente francese fissa il suo foglio tenendolo con la sinistra e muove la mano
destra; l’Orientale, al contrario, tiene la mano destra tranquilla e muove il
foglio.
I movimenti
delle mani dello studente francese sono dunque opposti a quelli dell’Orientale,
ma conformi a quelli delle nostre altre genti più comode, malgrado la tenuta
differente della mano destra. Scrivendo su un tavolo o su un banco noi
prendiamo due punti di appoggio – uno per il braccio presso l’articolazione del
gomito, l’altro per la mano sul bordo esterno della mano o del mignolo – punti
d’appoggio che mancano allo studente francese.
Non ho
potuto avere informazioni esatte su due punti importanti. Qual’era la posizione
dei primi scrivani ariani?
I tavoli
e le sedie sono senza dubbio d’invenzione relativamente molto moderna. La sedia
soprattutto è una delle conquiste più antifisiologiche della
civilizzazione moderna. Qualunque cosa si faccia per imbottire la sedia,
qualunque forma le si dia, rimane sempre che le terga appoggiano sulla sedia
che comprime colà l’arteria più importante della gamba. Non soffriamo per
niente di freddo ai piedi e di varici alle gambe – queste sono le conseguenze
forzate della nostra maniera di sederci. Esaminando, da questo punto di vista,
le maniere di riposare dei diversi popoli tutti lasciano libera l’arteria
poplitea (polpaccio?) e non
impediscono la circolazione nelle gambe. La nostra scrittura attuale è fondata
sulla sedia, il tavolo e il banco. Come scrivevano gli antichi Ariani, che non
conoscevano questi mobili? Ripeto che ho vanamente cercato, negli scritti che
ho compulsato e nelle conversazioni che ho avuto con dei distinti linguisti,
qualche nozione su questo punto, che possa fornire una spiegazione della nostra
maniera di allineare le lettere, maniera così eccezionale di fronte a tutti gli
altri popoli. Ora che questa direzione è divenuta ereditaria, trasmessa di
generazione in generazione, non ci possiamo stupire se tutti i nostri mobili e
utensili, come pure le posture, sono disposti in conseguenza. Mettiamo le
nostre scrivanie in maniera da ricevere la luce da sinistra, diamo ai banchi
l’altezza più adatta, e dopo che ci siamo torturati in mille maniere, cerchiamo
di raddrizzare i mali che ci siamo inflitti con una costruzione igienica degli
stessi mobili!
Cerchiamo
la luce da sinistra mentre i Semiti la cercano da destra. Sia nella direzione
centripeta che nella centrifuga si scrive dalla luce verso l’ombra. Se questo è
un carattere generale, che si verifica, del resto, anche per la scrittura
verticale, e se, come abbiamo cercato di provare, la postura primitiva degli
scrivani dipendeva da certe idee religiose, ci si potrebbe domandare se non
esistessero anche delle ragioni religiose particolari per la scrittura degli
antichi Ariani.
Uno dei
miei amici, Mayer, di
Stoccarda, mi ha fatto osservare che gli Ariani emigravano dalla loro patria
primitiva seguendo il corso del sole, da oriente verso occidente. Con la faccia
rivolta al tramonto avevano il mezzogiorno a sinistra. Il lato sinistro era
dunque quello della luce, della fortuna; il destro quello dell’ombra e della
disgrazia. Gli stessi segni avevano un significato opposto secondo la
rispettiva appartenenza. I Semiti contavano le ore della giornata da un
tramonto all’altro, gli Ariani, al contrario, cominciavano il giorno all’alba
per finire al levare del sole. Come per i Semiti, la scrittura ariana si è
sviluppata dalla scrittura geroglifica. La combinazione di tutti questi fatti
non potrebbe giustificare l’ipotesi che gli Ariani girino la faccia verso il
tramonto quando si dedicano all’operazione santa della scrittura e, avendo
allora il sole a sinistra, scrivevano come i Semiti, dalla luce all’ombra e
quindi da sinistra a destra? Se insisto tanto sulla santità primitiva
dell’azione dello scrivere, non bisogna dimenticare che ancora ai nostri giorni
vi è uno stretto legame tra i grandi domini religiosi e il modo di scrivere. Il
buddismo con tutte le religioni dell’Asia orientale che l’hanno preceduto o
seguito, scrive dall’alto in basso; l’islamismo, il vero continuatore del
semitismo, scrive da destra a sinistra, e il cristianesimo, questo prodotto
emigrato dal semitismo, che ha abbandonato suo padre per impiantarsi presso gli
Ariani, diffonde nel mondo intero, salvo piccole eccezioni locali, la scrittura
da sinistra a destra; ciascuno dei tre grandi gruppi religiosi ha dunque una
direzione di scrittura sua propria.
Non
pretendo di aver risolto tutte le questioni e di avere eliminato tutte le
lacune nelle prove addotte. Il mio scopo è suscitare interesse e stimolare
Tutti i
popoli, senza eccezione, scrivono con la mano destra. Anche i Semiti. Su tutta
la terra i movimenti necessari per l’atto della scrittura sono dunque comandati
dall’emisfero centrale sinistro, in seguito all’accrescimento delle fibre
nervose nell’organo centrale. Anche il linguaggio articolato, almeno nella
maggioranza degli uomini, dipende dall’integrità dell’emisfero sinistro, e la
cosa non può stupirci visto lo stretto legame che necessariamente esiste tra
linguaggio e scrittura. Questo legame è anche talmente stretto che, in molti
casi di malattia dove non esiste una paralisi completa (afasia) del linguaggio
ma solo un annientamento di certe categorie di lettere o di parole, il malato
non può scrivere quelle stesse parole o lettere che è incapace di pronunciare.
Per non citare che un caso saliente di questo tipo io dirò che nella seduta
dell’ottobre 1879 della Società di Antropologia di Stoccarda, dove si discuteva
qualche articolo preliminare da me pubblicato nella Gazzetta di Francoforte, il
dr. Holder citò un antico consigliere
di finanza che, dopo aver perduto per qualche tempo il linguaggio in seguito ad
un attacco, l’aveva a poco a poco riacquistato ad eccezione delle lettere l,
f
ed
r. Non poteva né pronunciare né scrivere queste lettere; parlando le
ometteva semplicemente, scrivendo le rimpiazzava con una parentesi.
Questo
caso, al quale si potrebbero aggiungere altri analoghi, mi sembra provare che
noi scriviamo con la mano destra perché parliamo con l’emisfero sinistro e
perché le impressioni prodotte dalle onde sonore della lettera o della parola
pronunciata coincidono con le immagini prodotte dalla vista della scrittura. Il
principiante inesperto legge ad alta voce producendo così la coincidenza
tra le impressioni sentite e viste; l’alunno che impara a scrivere pronuncia e
compita, per la stessa ragione, le lettere di cui impara il disegno. Non è che
per esercizio spesso ripetuto che noi possiamo acquistare la facoltà di leggere
e scrivere senza pronunciare, di sostituire l’impressione delle onde sonore con
quelle delle ondulazioni della luce, allo stesso modo che il musicista
esercitato intende la musica leggendo la partitura.
È vero
che parlando di un centro cerebrale per il linguaggio e la scrittura e
ponendolo nell’emisfero sinistro, noi non escludiamo che non abbia eccezioni né
che questo centro sia uno spazio circoscritto e unico. Ci sono dei popoli che,
almeno per certi usi, si servono indifferentemente della mano destra o
sinistra, benché, come abbiamo detto, la destra sia sempre predominante. Vi
sono persone che per certe azioni preferiscono
Ma, se
non conosciamo ancora la causa organica primitiva di questa predominanza della destra (esiste
anche presso le scimmie?), dobbiamo però respingere la spiegazione di Erlenmeyer,
che la fa espressamente derivare dalla nostra scrittura. Questi aggiunge che
noi siamo mancini di cervello perché siamo destrimani, e non l’inverso, e che
siamo destrimani perché la nostra scrittura da sinistra a destra e con la mano
destra. Inoltre Erlenmeyer aggiunge che non vuole negare che molti
uomini non sanno scrivere e ciò malgrado sono destrimani: questi
uomini analfabeti, che sono evidentemente la gran minoranza, adottano il
principio della imitazione
utilitaria, vedono i loro simili lavorare vantaggiosamente con la destra e
fanno lo stesso.
La strada
percorsa da Erlenmeyer non porta a risultati scientifici. Quali sono con
certezza i letterati che compongono la stragrande minoranza del genere umano,
non so qual è la loro proporzione media nei paesi civilizzati. Quello che so è
che i Piemontesi non trovarono, alla conquista della Sicilia (1860) che il 2% di
alfabetizzati. Sarebbe stata questa minima percentuale che avrebbe comunicato
all’altro 98% l’uso della destra! Ma, pur ammettendo questa enormità, ci
dovremmo domandare da dove viene la predominanza dell’emisfero sinistro e della
mano destra negli asiatici orientali che scrivono dall’alto in basso e nei
Semiti che scrivono da destra a sinistra? Come mai gli eroi d’Omero e gli
abitanti delle isole che non hanno mai visto scrivere erano destrimani?
Nessun
dubbio che l’esercizio continuato dell’emisfero sinistro per linguaggio e
scrittura debbono avere influenza sulla nutrizione di questa parte del cervello
e che l’eredità deve trasmettere alle generazioni future questo vantaggio
acquisito. Ma nessun dubbio anche che un punto centrale (cerebrale) sia inammissibile
per la semplice ragione che la scrittura, come il linguaggio, sono funzioni
eminentemente complesse, nelle quali la trasmissione delle impressioni alla
coscienza e, di là, alla volontà e all’esecuzione, gioca un ruolo non meno
importante che la messa in azione del potere più misterioso che abbiamo, cioè
Se tutte
queste facoltà cerebrali hanno la loro sede nell’emisfero sinistro ci possiamo
domandare se l’emisfero destro, costruito esattamente come l’altro, resta
assolutamente inattivo mentre l’altro lavora. Limitiamoci alla scrittura: essa
deve provocare senza dubbio la formazione nel cervello di una immagine della
forma delle lettere e delle parole, una concezione dello spazio figurato,
seguito dalla volontà. Nel nostro spirito vediamo questa figura della lettera
prima di disegnarla sulla carta con la mano, le cui contrazioni muscolari sono
coordinate al fine di riprodurre la figura concepita. Presso il principiante
possiamo distinguere le differenti fasi del processo: l’allievo fissa attentamente
il modello e lo può riprodurre dopo numeroso studio. Certe lettere complicate
gli costano molta fatica. 50 anni fa l’iniziale G era molto difficile a Berna. C’erano anche vignette umoristiche
su questa difficoltà quasi proverbiale.
Nello
scrivano esercitato tutte queste fasi diventano incoscienti come i movimenti
delle dita del musicista. Tuttavia nel cervello devono farsi concezioni di
spazio figurato; e quando esse sono incoscienti e si seguono con la velocità
del lampo, la loro impronta non resta meno conservata nella memoria e si fissa
finalmente a tal punto che la scrittura prende un carattere individuale, che
trapela anche nel caso ci si sforzi di mascherarlo.
Si può
facilmente provare con l’esperimento che le immagini delle lettere si conservano
e sono immagazzinate nell’emisfero sinistro. L’uomo esercitato scrive
facilmente e leggibilmente con la mano destra, gli occhi chiusi.
Ho
davanti a me più di 100 fogli su cui ho fatto scrivere da persone di sesso ed
età diverse (da
L’immagine
conservata è sufficiente solo per la rassomiglianza di parole scritte con delle
lettere collegate insieme le une alle altre e l’identità delle due scritture
diviene sorprendente quando si fa scrivere con la matita, che dà meno ampiezza
ai tratti. Non si misura così facilmente, con gli occhi chiusi, la pressione
che si deve esercitare con la penna per produrre i tratti grossi e fini.
La
memoria dell’immagine cerebrale non basta altrettanto per la distanza delle
parole, per mettere puntini e accenti, per mettere in ordine le linee in quelli
che non sono esercitati a scrivere ad occhi chiusi, ma questa facoltà si può
acquistare.
Facendo
scrivere frasi intere e parecchie linee, a occhi sempre chiusi, le parole sono
sia lacerate sia fuse insieme; le linee si alzano, seguono il movimento
circolare dell’alzata di braccio ogni tanto, le loro distanze non sono più
conservate e alla fine si imbrogliano o si separano oltre misura. Da questi
fatti concludiamo che con i nostri occhi esercitiamo un controllo incessante
sulle direzioni e sulle distanze di parole e linee, ma questo controllo non
esiste quasi più quanto alla forma e alla figura delle lettere. Ma, lo ripeto
per esperienza diretta, possiamo imparare a scrivere correttamente a occhi
chiusi.
È vero
che forse io sono, da questo punto di vista, un po’ favorito dalla natura. Il
senso di luogo che, in fin dei conti, non è che la memoria delle dimensioni
nello spazio, è stato molto pronunciato sin dalla giovinezza; io non mi sono
mai smarrito in un posto che avevo visitato prima, e io vedo, quando lo voglio,
una figura, un tavolo, una contrada di cui sono stato colpito. Mi sono convinto
che i cervelli sono molto differentemente organizzati da questo punto di vista;
le persone di mia conoscenza, che non potevano comprendere la scrittura rovesciata o litografica,
appartengono anche al numero di quegli individui che si smarriscono sempre e
fanno moti giri prima di trovare l’uscita.
Salvo
l’impressione uditiva incosciente per la quale la scrittura si riattacca al
linguaggio, le impressioni delle figure descritte nello spazio e conservate nel
nostro cervello provengono dunque da due sorgenti differenti: dall’impressione
binoculare, trasmessa dagli occhi, e dall’impressione incosciente, unilaterale,
dei movimenti eseguiti dall’arto destro; queste immagini si producono nei due
emisferi, per l’ordine delle parole e delle linee, e di preferenza
nell’emisfero sinistro per la formazione delle lettere. Questi rapporti ci
spiegano perché la concezione bilaterale, quella delle distanze e della
direzione delle linee, soffre di più quando si chiude la loro fonte visiva (gli
occhi), mentre la concezione unilaterale della forma delle lettere, che noi
riceviamo dai movimenti della mano e alla quale gli occhi non prendono parte
che in grado minimo, resta così nella sua integrità quasi totale. Dico “quasi
totale” perché gli occhi esercitano sempre un certo controllo sulla formazione
delle lettere, sia pure minimo, come è provato dall’esperienza.
Poiché
tutti i popoli scrivono con la mano destra la concezione delle lettere, per
esprimere la cosa il più brevemente possibile, si farà su tutta la terra
nell’emisfero sinistro.
Noi
dobbiamo però ammettere che una “concezione delle lettere”, benché molto
confusa e imperfetta, si deve fare anche nell’emisfero destro, corrispondente
al braccio sinistro in riposo, e questo per due ragioni: primo, perché gli
occhi vi partecipano per una minima parte; secondo perché, per ragioni troppo
lunghe da essere sviluppate qui, non possiamo ammettere che un solo emisfero
possa entrare in azione in una
maniera assolutamente indipendente e senza che l’altro emisfero partecipi.
L’esistenza di questa concezione ci è del resto provata dal fatto che possiamo
scrivere con la mano sinistra ad occhi chiusi, e che i paralizzati della mano
destra possono scrivere con la sinistra, se le altre facoltà cerebrali sono
intatte.
Qual è la
natura di questa concezione conservata nell’emisfero destro?
Ci sono
dei fatti patologici che, per primi, hanno sollevato
Buchwald
descrive così i casi osservati da lui: “Operaio di 45 anni con attacco
apoplettico ordinario ed emiplegia destra.
Afasia mista, sonnolenza. Non si poteva servire della mano destra per scrivere.
Gli abbiamo fatto fare prove con la sinistra e ha scritto il suo nome con una
abilità notevole (scrittura rovesciata).
Scriveva tutti i numeri tranne l’8. Aveva una buona scrittura. Cercava di non
scrivere invertito, ma non ci riusciva. In questo riusciva solo per le cifre 1,
2, 4, 6, 8, 9. Se gli si davano dei piccoli problemi di moltiplicazione con le
cifre scritte correttamente egli metteva il risultato in cifre invertite. Dopo
6 mesi di ospedale agrafia, afasia e dislessia (difficoltà a leggere)
migliorarono molto ma la tendenza a scrivere invertito rimase.
Il malato
si sforzò spesso di copiare scrivendo da sinistra a destra con la sinistra: non
ci riusciva che a fatica, e diceva che avrebbe scritto correttamente se avesse
potuto servirsi della mano destra. Sostenendo la sua mano destra con la
sinistra, in certe cose riusciva. La più difficile era la cifra 5.
Anche con
la destra lo scriveva rovesciato e alla fine con la grappa rovesciata!”.
Erlenmeyer dà
dei facsimile di un uomo paralizzato a destra; la scrittura normale scritta con
la mano sinistra è pessima e illeggibile; la scrittura rovesciata invece buona.
Si sa che
una grande quantità di disegni di Leonardo
da Vinci sono rovesciati e bisogna leggerli con lo specchio e si è voluto
spiegare questo fatto con una emiplegia. Questa spiegazione è sbagliata perché
è dimostrato che Leonardo apprese da giovane a scrivere così. Persone
paralizzate per ripicca possono apprendere a scrivere con l’altra mano. Ad
esempio un suo zio, che restò semiparalizzato. La gamba destra era usata
maldestramente come punto di appoggio nella marcia. Il linguaggio era
difficilmente comprensibile, tanto che quest’uomo dovette ritirarsi dalla vita
politica, ma si occupò di altro scrivendo sempre con la sinistra, con scrittura
molto piccola ma ferma. Il suo apprendistato è stato penoso e lungo.
Non so se
aveva prima scritto rovesciato. Certe scritture che un tempo si consideravano scarabocchi illeggibili si è capito poi
che erano scrittura rovesciata.
La scrittura rovesciata è in ogni caso quella normale
per la mano sinistra.
30 anni
fa ho conosciuto un artista litografo molto abile che faceva le sue incisioni
su pietra con la sinistra, mentre invece disegnava con
Francoforte,
segnalatomi da Mayer, scrive sulla
pietra con la destra, ma egli si facilita il lavoro girando la pietra
(mettendola di taglio?), girata verso il corpo dello scrivano. Per la scrittura
artistica si ricorre invece a calchi.
Questi
fatti mi hanno indotto a proseguire gli esperimenti, con l’aiuto di Dussaud, Hovelacque e Thudichun
(direttore di scuola, collegio, ecc.). Ha esaminato un centinaio di fogli di
persone di ogni genere. Ho fatto scrivere
La scrittura
rovesciata è come la scrittura normale per la sinistra.
Solo un
caso fu ribelle alle statistiche. Caso dei mancini. Anche gli sbagli rientrano
nella casistica. La lettera e è stata la più ribelle al
rovesciamento.
Gioca un
ruolo essenziale la mancanza del controllo oculare.
Le
persone che si abbandonano al primo impulso senza riflettere molto eseguono
facilmente la scrittura invertita con la sinistra, ma non possono riuscire con
la mano destra senza calcolare, con molta attenzione, ogni tratto che vogliono
fare.
Nella
maggior parte dei casi lo scrivano segue il movimento circolare naturale del
braccio appoggiato. Si ha un ingrandimento successivo delle lettere nella
maggior parte di quelli che scrivono con la sinistra a occhi chiusi. La l
di Abel era gigantesca: dipende dai muscoli non coordinati. Non
si può annullare del tutto l’azione dell’altro emisfero…
Malgrado
tutto c’è una cooperazione dei due emisferi… come spiegarselo?
In
maniera molto semplice, almeno per i laici.
Se ci
mettiamo di fronte ad uno specchio facendo un movimento centrifugo con la mano
destra l’osservatore che non sa che si tratta di uno specchio crederà che si
tratti della mano sinistra. Questa illusione serve di base ad una miriade di illusioni ottiche,
apparizioni di spettri, fantasmi, gioco
di bussolotti, ecc. I movimenti verso destra o sinistra non sono che
concezioni relative, non assolute, mentre le direzioni centripete e centrifuga (in
rapporto all’asse del nostro corpo) sono concezioni assolute. Ma noi per via ordinaria non ci serviamo
di tali designazioni. Con le due braccia facciamo uno stesso movimento
centrifugo, mettendoli sul petto facciamo un movimento centripeto. I muscoli
estensori fanno i movimenti centrifughi; i flessori centripeti. Se però mettiamo
le due braccia a destra in uno agiscono i flessori nell’altro gli estensori.
C’è coordinamento…
Trasportiamo
queste nozioni al cervello: inversioni chiasmatiche
facili a capirsi…
Possediamo
una miriade di incisioni su legno, rame o pietra dove i soldati portano la
spada a destra, conducono il cavallo con la destra, brandiscono la sciabola con
la sinistra, pittori tengono il pennello o scrivani la penna con
La
memoria opera un procedimento simile: all’occasione il movimento sarà comandato
invertito. Il ricordo della combinazione muscolare è conservato in uno dei due
emisferi: l’altro per forza invertirà. Tutto è meccanico, ed è stato provato
dall’esperimento.
Ebrei
hanno fallito il compito di invertire a volontà (confermando la regola), ma dei
turchi hanno invertito facilmente.
Anche
Israeliti hanno dato risultati simili. Sono convinto che anche Cinesi e
Giapponesi lo farebbero bene. Manfred
Berliner, professore di scienze commerciali ad Hannover (?) ha fatto
scrivere ad una persona con le due mani la stessa frase simultaneamente, ad
occhi aperti o chiusi. Tutti ci riescono e dicono che la sinistra va da sola.
Le linee
si allargano nel salire. Lo sforzo diviene presto insopportabile se si cerca di
scrivere diritto con la sinistra…
Esperienza
ben nota di battere ritmicamente il petto con una mano mentre con l’altra si fa
un movimento di va e vieni. (?)
Risultato
analogo coi Semiti…
La nostra
lingua ordinaria, che distingue destra e sinistra, non è applicabile in
fisiologia e serve solo a imbrogliare le cose. Per la fisiologia esistono solo
le direzioni centrifughe e centripete. Solo se si assimilerà questa verità si
potrà andare avanti con le ricerche.
Nel mio
lavoro senza dubbio vi saranno molti errori, ma non credo di essermi
allontanato troppo dalla verità sostenendo che la direzione delle linee,
l’arrangiamento reciproco delle lettere non dipende da una necessità
fisiologica ma da condizioni esterne.
I Semiti
e gli Indo-Cinesi non violano le leggi della natura …
Non si è
mai avuto un popolo che scriva con la sinistra.
La
scrittura rovesciata con la sinistra è una conseguenza forzata
dell’organizzazione delle nostra membra, dei nostri occhi e del nostro
cervello.
Con l’esercizio
prolungato la coscienza del movimento muscolare rimpiazza alla fine tutte le
altre impressioni sensitive ai quali si faceva ricorso all’inizio, cominciando
l’apprendimento della scrittura.