émile
Javal - Fisiologia della lettura e della scrittura
Parigi, 2a ed., 1906 (ormai
completamente cieco)
(Traduzione e
riassunto di Andrea Gaeta)
Dottrens lo definisce pioniere geniale e lo cita due
volte. Gemelli lo ignora.
Ha curato scrupolosamente
e personalmente la composizione tipografica. Analisi del
funzionamento della mano che scrive e dell’occhio che legge, per scoprirne le
leggi fisiche. Confusione tra n e u. Principio di utilità o del minimo sforzo. Sopprimere i tratti
orizzontali inutili (della A).
L’essere diventato cieco gli ha conferito più
competenza.
Nella seconda edizione ha tastato i clichè e si accorto di alcuni
errori. Bares:
riforma ortografica, scrittura diritta. Ha ideato un metodo di scrittura musicale,
una notazione per i ciechi (adottata in America), e una lingua ausiliaria
esperanto.
Dedica a Zamenhof
(esperantista).
Scrittura stenografica, musicale e anagliptografica
(in rilievo): recenti e artificiali.
Anche una scrittura su pietra
può essere corsiva; viceversa le lettere capitali sono epigrafiche, anche se le
tracciamo rapidamente a mano su una tavoletta affumicata.
Cuneiforme e geroglifico non hanno
tratti di spessore uniforme. Imprimiamo sull’argilla dei chiodi di quelli che
servono a ferrare i cavalli, in modo che alcune si intersechino:
ecco la cuneiforme. Questa presenta grande varietà di combinazioni con l’impiego di un segno
unico. Non ci sono linee oblique, poco efficaci. Anche
il geroglifico (di un uccello) ha un profilo di spessore non uniforme. Gli
altri caratteri antichi hanno stesso spessore per pieni e filetti, eccetto
cipriota. La fenicia ha inclinazione tipo italica. Tyrienne.
Da quando gli uomini hanno adottato la scrittura
fonetica i caratteri epigrafici sono stati formati
principalmente di tratti orizzontali e verticali dello stesso spessore.
Onciale. Semilunare. Aste. Apici (trattini tipo grazie agli estremi di una V) hanno funzione estetica. Polvere,
intonaco colorato, pioggia fanno si che l’orizzontale
si faccia più sottile. Visibilità, sperimentale, di vari tipi. Alcune lettere,
in distanza, vanno indovinate. Spazieggiatura.
Antica quadrata e antica allungata.
Visibilità perfetta vs leggibilità: ruolo dei pieni, dei filetti,
degli spazi. Gli apici che marcano le terminazioni migliorano
incontestabilmente la leggibilità.
I movimenti orizzontali degli occhi, comandati
da due soli muscoli, si fanno con una precisione e una velocità superiore a
quelli verticali. La scrittura bustrofedica ha dei seri vantaggi perché
riportare lo sguardo all’inizio è faticoso. Consiglia Berger.
Innumerevoli trasformazioni. Abitudine
di modificare le lettere capitali quando scrivevano a mano. Note tironiane. Detestabili caratteri gotici.
Rinascimento italiano. Scrittura corsiva e trascurata dei notari
vs bella calligrafia dei librari.
Il legamento tra le lettere, indispensabile per la rapidità di esecuzione, nuoce necessariamente alla chiarezza.
Costo e spreco della carta (cenci da macero). Bianco in fine di pagina. L’elasticità e la
larghezza del becco della penna (calamus) influiscono nella ripartizione di pieni e filetti.
Tracciando una M (maiuscola) i tratti ascendenti sono pieni e i discendenti
filetti. Anche in una O (maiuscola) non c’è
simmetria. Onciale. Coda allungata. Analoga ripartizione forzata di filetti e
pieni per la X, A, V. penna che ruota nelle dita? Bastarda. Ronde. Minuscola
italica, inglese. Scrittura diritta e inclinata. Scrittura fine = zampa di mosca.
Punzoni. Impalinare
(agrimensura) Gering. Desormes.
Picard. Subiaco. S.te Genevieve.
Garamond. Elzeviro. Grandjean. Tutti i caratteri
traggono (tirano) la loro origine dalla manoscrittura. Per scrivere la penna all’inizio
prende un punto d’appoggio dal lato sinistro. Carattere Didot.
Marcellin Legrand. Fournier.
Telegrafia, musicografia, anagliptografia. Alfabeti artificiali.
Alfabeto ogamico di una semplicità sorprendente, paragonabile al
genio di Barbier. Guenin.
Bright. Mason: penna
strappata dall’ala di un’aquila. Gurney.
Stolze. Gabelsberger.
Arends. Scheithauer
(deformazioni) coulon. Tachigrafia.
Bertin. Grosselin. Taylor. Conen de Prepean (padre della stenografia francese). Duploye. Mnemotecnica ingegnosissima
di Aimè Paris: leva
che moltiplica la forza della memoria. Permette di immagazzinare un numero
fantastico di notizie. Sue disavventure
politiche. Galin. Notazione
musicale Paris-Galin-Chevè.
Prevost. Delaunay La
stenografia elementare è quella fonografica; indi commerciale e poi
parlamentare. Minimo sforzo. Citazione di Dickens, David Copperfield. Nobile e
misteriosa arte. Geroglifici. Adepti. Consonanti dure e dolci.
Parole storpiate. Passy. Tavola di
Paris. Chekspir
= Shakespeare.
Nel Morse il segno più frequente in tedesco (W)
non è agevole. Macchinismo. Speranza nei fonografi perfezionati. Macchina Bivort farà sparire la stenografia manuale. Fonografia: ad ogni suono corrisponde un segno.
Maestro Robin: per gli
analfabeti più facile da apprendere che la scrittura ordinaria.
I bambini dell’orfanotrofio apprendono con
meravigliosa rapidità questa stenografia logica e semplice. Essa in seguito
serviva come strumento per lo studio della scrittura e
dell’ortografia. In luogo di fare i dettati il maestro scriveva alla lavagna, in stenografia, il testo dei compiti che gli
allievi dovevano trascrivere in scrittura ordinaria, e questo giro apparente,
lungi dall’allungare i tempi dei primi studi, aveva per felice conseguenza di
abbreviarli. È come per l’insegnamento della musica, dove la lettura sul
pentagramma è appresa ben più velocemente e più facilmente se essa è preceduta
dalla lettura musicale in cifre, col metodo Galin-Paris-Chevè.
Il sig. Robin aveva
creato per i giovani allievi un gioco stenografico di 5 tipi di pezzi:
Paesi afflitti da una ortografia
complicata.
Gli manca il tempo per studiare l’origine della
scrittura musicale. Tentativi di Rousseau
e altri di cambiarla. Intonazione (con puntini sopra o sotto i numeri). Durata.
Bemolle diesis. Tono. Arte del solfeggio. Relativo invece di assoluto.
Resistenze accanite.
Pagnerre. Storia di Hauy troppo conosciuta (inutile). Migliore semplificazione
quella di Moon. Conte Lacepede.
Esperimento con due ciechi: uno decifra quello che ha scritto l’altro. Riconoscenza di Braille
verso Barbier,
che per primo ha applicato la scrittura a punti. Tavola di Barbier (tipo battaglia
navale). Guadet:
è la posizione relativa dei punti che gli conferisce significato. Barbier pensava
che i ciechi potessero leggere con il suo sistema, ma non scrivere. Torre di
Babele. Più significativa la parte superiore, la testa
del carattere. Scrittura punteggiata. L’estensione più sensibile del dito è
inferiore all’altezza della scrittura punteggiata. New York point.
Guillè. Pignier. Klein. Vezien. Mascaro.
Problemi di costi delle tavolette rigate o a piccoli incavi (cupole?). macchina Hall. Macchine, anche tipo Morse, per scrivere con
una sola mano. Prospectus = depliant.
Emmetrope, presbite, miope,
muscolo tensore, ipermetrope, punto remoto, miopia. Diottria = unità di
rifrazione. Donders. Occhiali. Janin.
Astigmatismo. Young. Airy. Oftalmoscopio alla Ronchi. Cuignet. Gli strabici hanno più astigmatismo dei sani. In
genere l’astigmatismo non si conosce. Pittore suicida
per difetti di vista. Occhiali cilindrici. Errori nella misura di angoli. Regolazioni. Bull. Hocquart.
Coni. Bastoncelli. Scala tipografica. Rigatura
di una griglia. Hirschmann. Optotipo
Snellen. Carattere tipografico quadrato e allungato.
Progressione geometrica. Oftalmologia. Ewing. Formule
visibilità. Scala per i bambini.
Visibilità dei punti e delle linee. Non
confondere intensità con splendore luminoso. Sensibilità retinica. La visibilità
di un punto bianco su fondo nero è proporzionale al quadrato di tale punto e
all’illuminamento. Legge di Fechner. Scale
fotometriche parlanti
Una lettera può essere visibile ma non
leggibile: studiare la fotoestesia delle linee. La
visibilità cresce sempre con l’illuminamento, la leggibilità no. Lettere più a destra sono più
leggibili. Tintura più o meno cupa dell’inchiostro.
Bugia stearica. Carattere Luce. Punti tipografici.
Esperienza degli editori di giornali. Immagini di diffusione arrivano al
contatto. Modo di tenere la penna degli europei.
cap. XI -
Acuità tattile
Diciamo acuità e non sensibilità per marcare
l’analogia con l’acuità visiva. Infatti nella lettura
dei caratteri a punti sporgenti, per ciechi, conta la facoltà di percepire il numero e le posizioni dei punti,
mentre invece la sensibilità permette di riconoscere solo l’esistenza
In tutti i trattati di fisiologia sono descritti
i compassi estesiometrici
per esplorare
la tattilità delle differenti parti della pelle. Si trova
che l’estremità del dito generalmente percepisce la simultaneità di due punti scartati di 2 mm (in Belgio) e 2,5 mm
(Francia), ma influisce anche la pressione esercitata dallo sperimentatore.
Stranamente l’acuità tattile è molto
minore nei ciechi che nei vedenti (chiaroveggenti, veggenti). Se si
esamina l’indice di un grande lettore cieco si trova
uno scartamento di 3 mm (e non già 2 mm) per riconoscere la doppia sensazione
di cui sopra.
La cosa si potrebbe approfondire, e forse lo farò in un’altra edizione. Ma già
ora posso affermare che l’acuità tattile del mio indice destro è
divenuta molto inferiore a quella del mio indice sinistro, da quando pratico la
lettura Braille. Non è una questione di aumento di
spessore dell’epidermide, infatti dopo qualche ora di lettura la sensibilità del mio indice diminuisce
al punto da divenite insufficiente. La stessa cosa accade ad altri ciechi.
Mettendo sui caratteri l’estremità di un dito
non impiegato per leggere i punti sembrano molto più
netti. Questa diminuzione di sensibilità è comparabile con l’abbassamento della
vista. La pratica della lettura smussa l’acuità tattile e mi sembra subbiettivamente che c’è una diminuzione di acuità
per diminuzione
di sensibilità.
Paradosso apparente: le dita di cui il cieco
abitualmente non fa uso per leggere, e la cui sensibilità è notevolmente più
forte, sono incapaci di leggere così (bene) come l’indice, presentando un
fenomeno analogo a quello di tanti vedenti che conoscono il Braille ma sono
incapaci di leggere al tatto (toucher). Il motivo
è che la lettura della scrittura in rilievo non si fa per contatto immobile, ma
tastando
o sfiorando i caratteri, il che esige una destrezza speciale, sviluppata inconsciamente
con la pratica (memoria organica?).
Per studiare i movimenti che deve
fare il cieco per leggere il Braille bisogna mettere in opera uno degli
ingegnosi procedimenti di registrazione creati da Marey.
Per esempio, dopo aver annerito l’indice di un lettore abile e aver fissato
sulla sua unghia una perlina brillante gli si fa leggere del Braille tracciato
su carta nera. Si mettono così in evidenza le
variazioni di velocità in senso orizzontale, le soste, i piccoli movimenti
verticali (Heller). Questa specie di trepidazione rapida avrebbe
la sua sede nel numero (?) delle falangi. Questo modo di agire mi sembra
analogo a quello che obbliga gli occhi ad essere costantemente in movimento
per impedire che la visione si ottunda (smussi) per la produzione di immagini accidentali.
Studiare il comportamento dei lettori abili per educare bene i novizi.
La b
(:) del Braille è più leggibile della c (××), a causa della
giustapposizione verticale od orizzontale dei due punti. Si dovrebbe quindi
diminuire l’altezza delle lettere e aumentare la loro larghezza, nonché quella dell’intervallo che le separa.
Importanti studi di Kunz sulla sensibilità
tattile. In particolare la figura formata da due punti (Barbier-Braille) con un piccolo tratto (io: alla Morse).
La fronte di un cieco gode di
quello che si chiama “senso degli ostacoli”. Anche la
finezza di questo senso si affievolisce molto rapidamente. Senza cercare
lontano, basta pensare all’insensibilità al dolore che a poco a poco subentra
rispetto per esempio ad un callo o a un piccolo chiodo
nella suola.
Nel cap. XXV (accelerazione
della lettura Braille) cercheremo di approfondire lo stato delle
conoscenze sull’acuità tattile.
Lamare nel suo laboratorio ha
studiato i movimenti saccadici nella lettura. Ha
usato un microfono Verdin collocato sulla palpebra.
Ogni saccade un rumore breve. Il
ritorno a capo della riga successiva un rumore
prolungato. Il numero dei saccadi resta lo stesso a
qualsiasi distanza. Dubbio sulle precedenti opinioni. Lettura rapida. Caratteri
indovinati, non letti. Landolt.
I movimenti saccadici si percepiscono anche con dito
posato sulle palpebre. Franck. Stati di attenzione. I movimenti saccadici paragonabili ai passi, ai balzi
di uno che discende un torrente. Una specie di formula di leggibilità
(alla Vacca). Balbuzie, corea, assenza di coordinazione. Alpenstock di un
alpinista.
I
correttori di bozze leggono in maniera diversa. Le saccadi
variano. Punto di fissazione. Delabarre.
Dodge, ruolo della cocaina. Huey. Tentazione di saltare alla fine della
parola. Lettere tipografiche più alte che larghe. Rilassamento. Accomodazione.
La miopia è rara tra i sarti che pure applicano i loro
occhi con molta assiduità. Famiglie di grafici per risparmiare calcoli. Lettura
binoculare. Controllore a griglia per strabismo.
Attitudine naturale degli scrittori abili, senza
esitazioni. Metodo Marey. Oscillazione continua
dell’intera mano: l’articolazione del polso fa un movimento di
estensione per ogni filetto e di flessione per ogni asta. Analogamente le 3 dita che tengono la penna. Le dita fanno
altri movimenti per completare la forma di certe lettere e per alzare la penna.
La scrittura più rapida e più regolare è quella che riduce
al minimo i movimenti delle dita e si basa il più possibile sui movimenti del
polso, i quali, per il loro isocronismo e la loro identità (?), sono una
garanzia di celerità. Questi movimenti del polso formano una specie di
vibrazione, di tremolio assolutamente regolare, che si produce senza fatica e
in certa misura senza l’intervento della volontà. È la base della scrittura
rapida, ma su questo movimento si devono innestare altri movimenti che hanno lo
scopo di differenziare le lettere tra loro. Il primo movimento dà rapidità e
regolarità, gli altri danno leggibilità. Per scrivere
occorre anche un movimento di traslazione del braccio. Fac-simile di uno
scrittore illustre (arcuato). Immobilità del gomito favorisce la rapidità di
scrittura perché la rotazione dell’avambraccio si fa gradualmente, senza
esigere il minimo tempo. Se invece si sposta il braccio intero
ciò comporta un rallentamento.
Posizione obliqua del foglio. Pendenza della
scrittura. Il metodo grafico permette di analizzare questi movimenti con braccialetti,
anelli e ditali muniti di punte si ottengono i componenti
della scrittura risultante. Esperto di scrittura diverso da calligrafo.
Invece del gomito si può appoggiare una parte
dell’avambraccio. Per ragioni fisiologiche complesse agli occhi è disagevole
percorrere linee oblique. Le persone che scrivono come noi consigliamo
sono invincibilmente condotti a far pendere la testa a sinistra, in modo da
mettere grosso modo sullo stesso piano la linea di scrittura e i due occhi. Per
gli adulti è un inconveniente piccolo perché non hanno più da temere le
deformazioni del corpo.
Un difetto di scrittura
molto diffuso deriva dal deplorevole uso dei puntini sulle i e degli accenti. La maggior parte delle
persone non aspetta che la parola sia terminata per mettere i punti, gli
accenti e le sbarre sulle t. Ne deriva una serie di
inconvenienti:
1.
interruzione dei filetti, che non dovrebbero avere soluzione di
continuità nella parola
2.
un ritardo grandissimo, ben maggiore del tempo per tracciare
due o tre aste;
3.
certe persone, specie tedesche, non levano affatto la penna per
tracciare puntini e accenti e ne derivano legamenti che nuocciono alla leggibilità;
4.
altri, per far presto, mettono punti e accenti un po’ a caso, in
genere troppo a destra
È difficile inculcare nei ragazzi l’abitudine
consigliata dai calligrafi di mettere i puntini alla fine. Sarebbe opportuno
metterli in sede di revisione e rilettura, anche per
rispetto delle persone a cui lo scritto è diretto (politesse, buona educazione).
La rapidità esige che i pieni siano prodotti con
un debole dispendio di forze, sfruttando la larghezza della punta (becco medio)
più che la pressione. Per scrivere rapidamente bisogna ridurre il numero di levate
di penna (stacchi). 7 lettere obbligano a farlo. Pancia
dell’a. usare scrittura inclinata, con movimento
oscillatorio regolare del polso. Ciò riguarda la scrittura corsiva o a
mano levata, nella quale i movimenti del polso giocano un ruolo preponderante. Calligrafi
Taupier e Grimal.
Rettificare le scritture di copisti (impiegati d’ordine, virtuosi della penna)
adulti?
La grande maggioranza
della gente non ha bisogno di scrivere a grande velocità.
I principi della calligrafia a mano posata sono del tutto diversi. La scrittura nazionale dovrebbe essere
una tonda coi buccoli
arricciati.
Per i bambini piccoli
non si può insegnare l’avambraccio ecc.; far usare le dita; scrivere diritto,
niente quaderno di traverso; la testa penderà a sinistra; scoliosi a concavità
destra.
spostare il peso su una natica, abbassare la spalla.
Celebre calligrafo con la schiena a forma di C. Scrittura a specchio.
Amputazione. Finger. Dreyfuss. Leonardo da Vinci.
Qualunque cosa si possa
aver potuto dire la parola non è che il substrato necessario del pensiero, di
cui non raggiunge la rapidità: descrivibile una finta di scherma (?).
Benchè le varie lingue siano diverse per concisione la velocità del pensiero è
sempre la stessa. Il latino manca di precisione ma è più conciso del greco, del
francese e italiano. Da omnibus a bus, affollamento di lettere inutili: riforma
ortografica di Appio Claudio il cieco. Barbier sostiene
che la
scrittura fonografica è quella che si pratica senza aver studiato la
grammatica, molte persone non ne sapranno mai altra. Egli aveva
dimostrato magistralmente nel 1820 che per tutti gli analfabeti, compresi
ciechi e sordomuti, è molto più facile apprendere una scrittura fonetica
(ben compresa) che una scrittura ortografica.
All’indomani della celebre legge Guizot del 1833 (sulla istruzione primaria) egli tornò alla carica: è
opportuno ridurre il primo sforzo degli insegnanti (instituteurs)
a insegnare una fonografia alla massa di bambini,
riservando ad una minoranza le difficoltà della grammatica e dell’ortografia.
Anche se il tempo è passato ancor oggi il metodo più rapido dell’insegnamento
della lettura è quello fonografico.
Si era obiettato a Barbier che la pratica
della fonografia doveva nuocere all’ortografia.
Barbier sensatamente e argutamente rispose che la
parola è una fonografia per
eccellenza e quindi, per coerenza logica, si sarebbe dovuto interdire ai
ragazzi l’uso della parola fino al momento in cui non avessero appreso
l’ortografia.
Mentre Barbier proponeva per una parte della nazione l’adozione
immediata di una scrittura fonetica, da Voltaire
una evoluzione lenta tende verso la semplificazione
della nostra ortografia seguendo un percorso metodico esattamente inverso a Ronsard.
L’Accademia di Francia ha preso delle decisioni
impopolari sulla ortografia etimologica.
L’uso di accenti e
stacchi è un grande ostacolo alla diffusione dell’Esperanto.
In Francia e in Germania l’ortografia si evolve
avvicinandosi alla rappresentazione fonetica della lingua. In America le
“Società filologiche” cercano di rendere logica l’ortografia inglese, malgrado l’ostinato misoneismo della razza anglosassone.
Berger dice che le scritture
moderne ricordano quelle del mondo antico al momento dell’invenzione dell’alfabeto. All’epoca erano gli Egiziani che avevano
portato la scrittura al più alto grado di perfezione. Ma
che hanno fatto i Fenici? Hanno preso da questo arsenale
una ventina di segni, che hanno ritenuto strettamente necessari, e ne hanno
tratto una scrittura nuova, cestinando tutti complementi fonetici e le finezze
ortografiche.
Ma questa scrittura, pur grossolana, poggiava su
un principio nuovo e fecondo, quello della scrittura alfabetica, nella
quale ad ogni lettera corrisponde un suono.
Bisogna riconoscere che noi abbiamo deviato e
questa definizione non si può applicare rigorosamente alle nostre scritture
moderne:
esse sono rimaste fonetiche solo in piccola misura, sono diventate delle
scritture sapienti (sacre), non senza qualche analogia con i geroglifici degli egiziani;
ogni parola forma un piccolo insieme nel quale, accanto ad elementi fonetici ve
ne sono altri che non si pronunciano e che servono sia a distinguere ad occhio
una parola da un’altra, per marcarne l’origine e il significato, sia per
indicare la forma grammaticale. Questo difetto, comune a quasi tutte le lingue,
è particolarmente sensibile in francese: occorrono 6 lettere per scrivere aiment, mentre la pronuncia non fa sentire che 2
suoni, e per di più il primo di questi suoni non corrisponde a nessuna
delle due lettere che servono a renderlo. Ne viene uno scarto tra scrittura e
pronuncia…
Havet si è messo alla testa
del movimento per la riforma ortografica, con questo motto: “Il fonetismo come scopo ideale, la moderazione come regola
immediata”. Anche Breal. All’uomo letterato conta
realmente la lettura mentale. Huey: 700
par/min. stenografia.
In Morse si trasmettono 25 parole di 5
lettere al minuto, ma non c’è differenza tra maiuscolo
e minuscolo: è una velocità comparabile a quella della scrittura ordinaria. L’impiegato
che riceve ad orecchio trascrive dunque facilmente a penna.
Tutti sono d’accordo
nel dire che l’orecchio può ricevere a velocità ben maggiori (fototelegrafia).
La scrittura Braille è lentissima e ancora
più lenta la relativa lettura. Solo in casi eccezionalissimi
si arriva 200 parole al minuto. Al momento in cui
l’indice della mano destra di un cieco raggiunge la fine di una linea l’indice
della mano sinistra ha già percorso la metà circa
della riga seguente; cosicchè in tutti i tempi la
lettura mentale della mano sinistra precede di una quantità variabile la
lettura della mano destra, la quale precede probabilmente più o meno la parola.
La stenografia ricorre al vecchio artificio
delle lingue semitiche: sopprimere la maggior parte delle vocali. La scrittura
sillabica derivata dai geroglifici è qualcosa di analogo
ai nostri rebus: supponiamo un segno geroglifico rappresentante un vaso e
un altro un cappello, la successione dei due segni rappresenta la parola
chapeau. Macchine stenografiche sillabiche Bivort e Lafaurie. Una scrittura sillabica è lenta da apprendere.
Paradosso apparente: più una scrittura è rapida
più l’acquisizione dei suoi segni è lenta; infatti la fonografia per ciechi di Barbier
si apprende subito, mentre la stenografia Prevost-Deleaunay
o la macchina stenodactilo Lafaurie
richiedono del tempo.
I popoli dell’Estremo Oriente possiedono due
scritture: una ideografica ad uso dei letterati,
l’altra fonetica e facilissima anche per gli europei che l’assimilano in un
breve soggiorno. Anche in Francia si dovrebbero avere due scritture: una etimologica e complicata per gli eruditi e una fonetica,
facile, per la massa della popolazione.
La pigrizia della mano a fare
stacchi corrisponde alla legge del minimo sforzo.
La scrittura legata e inclinata è veloce; segue
in velocità la dattilografia, poi la stenografia e infine la fonografia la cui velocità è
uguale a quella della parola. Pedagogia, rendimento
Tra la luce del sole e quella della luna piena
il rapporto è 1.000.000. l’adattamento si basa sul
diametro dell’iride e sulla sensibilità della retina. L’occhio è quindi il
contrario di un buon apparecchio fotometrico. Gautier:
case chiuse di Madrid in penombra…
In seguito alle sue pubblicazioni gli architetti
tedeschi hanno abbandonato la loro regola 30 pollici quadrati
di vetro ogni… La luce deve venire dall’alto in basso e da sinistra a
destra. illuminamento bilaterale. Aule disposte a
Nord-Sud. Distanza dei marciapiedi. Rivista di igiene
di Gariel. Illuminazione artificiale. Goethe morente: più luce!
Da rilievi necroscopici si è visto che la miopia
nei bambini non esiste. Stiramento muscolo ciliare. Zinn.
Brucke. I sarti, i disegnatori, i copisti
che passano molte ore al lavoro applicando a lungo la
vista sono soggetti a diventare miopi. Ma non è un
fatto di distanza ravvicinata quanto di tensione interna. Tutti
i bibliotecari sono miopi.
Però i compositori
tipografici e i sarti non lo sono! I compilatori di antologie
si.
La lettura esige un’applicazione assolutamente permanente
della vista:
il lettore vede scorrere senza tregua il testo e il muscolo ciliare deve stare
permanentemente teso. Inoltre sulla pagina c’è un fortissimo contrasto: nero su
fondo bianco. Meglio sarebbe pagina gialla. L’inchiostro dovrebbe essere grigio
(?). Percorso orizzontale dello sguardo. Esperienza delle immagini accidentali:
fatica guardando un quadro?
Riforma dei libri scolastici. Si
legge per divinazione. Ogni lettera si esamina, si
squadra.
La leggibilità del testo stampato non dipende
dall’altezza delle lettere ma dalla larghezza. Riforma dei punti tipografici?
Miopia progressiva. Carte geografiche murali.
Durante la lettura lo
sguardo non ha il tempo di esaminare le lettere in ogni loro parte.
Apprezzamenti subbiettivi. Interlineatura. Quantità
di nero che costituisce le aste.
La parte più significativa
delle lettere è la metà superiore, è come se fossero caricature.
Difetti dei caratteri Garamond e Jaugeon.
Sapore arcaico dei bibliofili. Confusione tra b e h e anche
tra f e t. mettere punti sulle i. occhio
abituato alla m della dattilografia (m,i)
Sarebbe opportuna una r a testa sotto. Il fatto
che le cifre sono tutte della stessa altezza nuoce
alla leggibilità. Consiglia di esaminare una bella tavola di logaritmi.
Grosso problema della grossezza dei tratti e dei
filetti. Motteroz. Allontanare e unire. Paleografia
universale. Carattere Luce. Tipografia della Revue Scientifique. Spazieggiatura.
Grandi margini e interlinee per i libri accurati. Cicero, mignonne, ecc.
regolo tipografico. Pollici di piedi di Parigi. Caratteri per la
reclame. Corpo delle lettere. 5 modi per comprimere il testo. Fatto capitale della leggibilità che dipende da larghezza. Fig 61, varie composizioni a parità di area
e diversa leggibilità.
Le dita più sottili delle donne che saranno
impiegate in tipografia permetteranno di usare corpi più piccoli. L con un
trattino in mezzo (?). Compagnia Omnibus di Parigi: insegne. Ottima pubblicità Willing:
marchio, logo. Leggibilità dei dizionari.
Bastarda italica. I calligrafi francesi (Barbedor) resistono all’introduzione della scrittura
inclinata. Penna duplice. Rossignol. Coulon. Con la scrittura perpendicolare
le dita contraggano più facilmente e conservano più a lungo l’abitudine
di piegarsi. Prudhomme. Carstairs esercitava separatamente i
movimenti di braccio, polso e delle 3 dita e raccomandava di fare scivolare la
mano appoggiandosi sulle unghie dell’anulare e del mignolo. Arrivò a praticare
delle legature per impedire a queste due dita di partecipare ai movimenti degli
altri 3. (io: chiusura lampo?) baron. Astio
inglese. Antigienico. Obbligatorio nelle scuole di Karlsruhe.
Gueroult. George Sand. Museo pedagogico. Tutti i suoi richiami sono rimasti lettera morta. Scrittura con la stilografica di uno
scolaro di Chicago. Baudrillard.
Evitare l’impiego dell’ardesia
che fa raggrinzire le dita, evitare matite dure. Combinare i movimenti
del polso con quelli delle dita. Becco largo per evitare che
i pieni siano ottenuti per pressione. Due pagine di esercizi
di calligrafia (autografia di Javal).
Tissander riporta un metodo
adottato da Javal per insegnare secondo l’ordine
della frequenza (mi ricorda il metodo Lucidi per imparare verbi tedeschi…).
Riporta anche un articolo di Sarcey e di Robin: estremamente elogiativo. Anche Carrè.
Nessuno dei vari sistemi di scrittura per ciechi
va bene perché nessuno lascia alla mano e alle dita piena libertà di movimento.
Qualunque guidamano è un ostacolo che rallenta o
deforma la scrittura e blocca la libertà di spirito dello scrivente.
Ha fatto allora costruire una tavoletta scotografica fondata sui principi già esposti di fisiologia
della scrittura. Sorta di calzante per il gomito. Tavoletta a cremagliera. Si
serve di una penna a riserva di inchiostro americana,
oppure di una matita ad hoc, a piombaggine compressa
col piombo (Koh-i-Noor). Meplat
= più largo che spesso, stiacciato, rilievo a sporgenza minima e graduata
secondo piani di prospettive (?)
Umettando la penna diminuisce l’attrito, la
resistenza alla rottura. Ha bisogno però di qualcuno che gli legga
e metta i puntini sulle i, gli accenti e i trattini sulle t.
Vecchia edizione dei sonetti di Pibrac data in mano ai fanciulli
per imparare a decifrare. Per venire in aiuto dei tipografi
che devono leggere roba mal scritta. Occorrerebbe un manuale. Quante levate
di penna fa? Prou. Chalon-sur-Saone = Chatou-sur-Seine.
Il libro dell’abate Michon è mediocre. Moriaud gli ha
consigliato quello di Crepieux-Jamin.
Binet, il perspicace direttore del
laboratorio di psicologia fisiologica della
Sorbona, ha scritto Rivelazioni sulla scrittura (in corso di stampa).
Eccetto un articolo di Hericourt
sulle scritture destrorse e sinistrorse non mi risulta
che sia stato scritto niente sull’applicazione della fisiologia alle perizie
grafiche. Il trattato di Frazer tace su questo aspetto.
Se i periti sapessero il loro mestiere
cercherebbero lumi nella fisiologia. Poiché non esistono scuole per periti grafici i tribunali ricorrono a grafologi, archivisti
e persone di conclamata incompetenza. Dai tempi di Carlo IX che contraffece la firma del re i
periti grafici non sono in odore di santità. Recentemente Bertillon dice che, salvo
Javal
e Hericourt,
nessuno si è occupato seriamente della fisiologia della scrittura.
Bentham, Helvetius, Beccaria, Spencer. La legge punisce di morte i contraffattori.
In una scrittura bisogna distinguere due
elementi: quelli voluti e quelli involontari.
Solo questi ultimi costituiscono il grafismo, che deve
essere considerato dai periti.
Non è dalla disposizione delle linee, delle
parole e delle lettere, né dalla forma di queste ultime – tutte cose assai facili
a copiare – che si può riconoscere “la mano” di uno scrittore, ma dallo studio
degli elementi involontari della scrittura, elementi che derivano dalla tenuta
della penna e dai contributi di polso, dita e bracci all’esecuzione del
manoscritto. In altri termini si può distinguere la topografia, la morfologia e il grafismo.
Fu così che in America, al momento della grande voga delle penne stilografiche, le banche furono
costrette a rifiutare gli assegni firmati con queste penne la cui punta
inflessibile traccia dei tratti di spessore invariabile, tali da non permettere
di riconoscere il grafismo del firmante.
Un esempio chiarirà la differenza capitale tra
le parti volontarie e involontarie.
Una dama vuole fare autografare
una lettera (di questua?) con la riproduzione più perfetta possibile della sua
scrittura. Per sicurezza lei scrive due esemplari di questa lettera: bene,
queste due lettere avranno diversa topografia (non sovrapponibili) ma uguale grafismo.
Quando il fornitore gli restituisce l’originale utilizzato
e gli esemplari tirati alla pressa litografica la
riproduzione è servile fin nei minimi particolari. La dama, senza sapere
perché, dice che non è la sua scrittura, e però, mettendo su un vetro della
finestra, uno sull’altro il modello e uno degli esemplari tirati, la
sovrapposizione è inappuntabile, linea su linea, parola su parola, lettera su
lettera.
Infatti l’operaio ha ricalcato
il modello disegnandolo su carta velina con un inchiostro speciale, ha steso la
pagina così scritta su una pietra litografica preparata, alla quale ha aderito
l’inchiostro speciale, cosicché, dopo aver ritirato la carta velina, non gli è
rimasto che impiegare questa pietra per la stampa litografica. Il disegnatore
non ha saputo riprodurre il “colpo
di penna” (1.4.99: asta?) del
modello. La topografia è perfetta, ma un occhio profano riconosce che questa
scrittura non è della “mano” che ha tracciato l’originale, mentre il
professionista vede ad occhio nudo che la ripartizione dei pieni e dei filetti
non è uguale a quella scaturisce naturalmente dalla penna
dell’autore.
Il cattivo autografista ha alterato il grafismo della scrittura nel copiarla.
[autografia ha a che fare con fotogrammetria, stereoscopia,
rilievo]
La dama si rivolge ad un autografista
più abile, che ci mette più tempo a disegnare, porta i pieni alla grossezza
voluta e accontenta la cliente. Ma se si esamina con una buona lente di ingrandimento si vede che di tanto in tanto vi sono delle
“riprese” (rammendi, riprese di motori, forse ritocchi) che
dimostrano con evidenza la natura del procedimento usato.
Un falsario lavora per evitare
questi due difetti. Comincia a rendersi conto del meccanismo della persona da
falsificare, se tiene la carta dritta o obliqua, se
lascia il gomito immobile o lo trasla, se intervengono movimenti del polso, se
la sommità del portapenna è diretta più o meno lateralmente, ecc. dopo essersi
appropriato delle attitudini dello scrittore si esercita, per settimane, per
assimilare il suo grafismo. Solo allora
potrà rivalizzare con i famosi autori del falso
testamento Boussinerie.
(Processo durato 5 anni, avevano usato come
modello un voluminoso carteggio. Per cancellare i ritocchi e le correzioni e
dare alla scrittura un aspetto fluido e rapido la copia era stata riportata su
una pietra litografica. Il testamento manoscritto non era altro che una bozza
tirata volutamente molto pallida col bianco d’argento, poi ripassato a penna da
un autografista molto abile. Il
testo era stato redatto da un notaio complice, perfetto giuridicamente e stilisticamente:
fu condannato ai lavori forzati, l’autografista
assolto).
In ultima analisi questo falso testamento era
stato tracciato su un modello molto pallido, preparato con comodo e lo
scrittore ha fatto uso di un movimento abbastanza
lento per poter seguire il modello, però rapido abbastanza per evitare riprese
di penna e indecisione
Questo stato di cose è potuto accadere perché
gli “esperti” non sanno niente delle teorie che presiedono il meccanismo della
scrittura: la critica è facile; l’arte è difficile.
Su una sola cosa sono d’accordo tutti: nel non
riconoscere una conoscenza speciale ai periti grafici. Gli altri periti
(chimici, ecc.) hanno invece un bagaglio che ai giudici manca
Scritture patologiche di atassici,
Monpillard, parole scritte a pochi secondi di intervallo sembrano di mano diverse. Spesso cercano di
ripassare un modello per evitare scosse, come fanno i ragazzini di scuola.
Scrittura applicata. Bourinski.
Nelle scuole speciali dei ciechi la scrittura a
punti Braille = pietra angolare dell’istruzione
La lettura Braille non è che un ripiego a
causa della sua eccessiva lentezza. Il numero di ciechi capaci di leggere ad
alta voce un testo Braille con rapidità tollerabile è
molto basso
Tutti i miei corrispondenti sono unanimi, tranne
quelli che hanno perso la vista da giovani a ridurre al minimo, a causa della
lentezza, la scrittura e soprattutto la lettura a punti. Riggenbach considera snervante
l’impiego del Braille. Meglio farsi leggere e dettare, oppure usare una
macchina da scrivere. La lettura è più penosa ancora
quando si tratta di leggere per diletto o di limitarsi a sfogliare o dare una
scorsa.
Il fatto è che il dito può toccare solo una
lettera per volta mentre il vedente percepisce almeno 10 lettere ad ogni
movimento dello sguardo. Quindi, per ragioni
fisiologiche, la lettura braille è almeno 10 volte più lenta. Con l’abbreviazione Braille si può guadagnare qualcosa in
scrittura, ma in lettura niente.
Non solo la Braille, ma
anche la scrittura tipografica usuale e quella musicale sono criticabili. Esse
però sono protette da una routine secolare e inveterata, inattaccabile.
Per aumentare la velocità di lettura servono
caratteri più riconoscibili e in minor numero.
I divenuti ciechi da grandi (come Javal) sono in grado di capire le
difficoltà della lettura a punti. Coloro che leggono il Braille dall’infanzia non si rendono conto della difficoltà generata dall’ammasso
(intasamento) di caratteri formati da 5 o 6 punti, né della confusione dei
troppo pochi punti abbreviati e dell’imbarazzo del segno maiuscolo che gli esperantisti e gli stranieri hanno ragione di sopprimere.
Meglio usare punti più grossi…
Aumento di leggibilità sostituendo tratti orizzontali,
verticali … (ritorna al caso di b e c).
Se si sostituiscono i due punti orizzontali di ogni c con un
trattino l’esitazione diminuisce
Credo che faccia una distinzione tra stampa e
scrittura a mano, entrambe in Braille.
Con questa “Riforma
tipografica Braille” non si mancherebbe di rispetto alla memoria di Barbier e Braille perché essi hanno impiegato esclusivamente
punti non per ragioni di leggibilità ma di scrivibilità.
È del tutto naturale che, negli anni, la nostra
tipografia sia rimasta identica alla nostra scrittura manoscritta. Lo stesso
avvenne per la scrittura in nero: Gutemberg copia
servilmente i caratteri usati ai suoi tempi e i suoi libri si vendevano
come manoscritti.
Sarebbe utile modificare la stampa dei Braille:
agli stampatori non costerebbero di più.
La dimensione dei punti si dovrebbe adattare al
lettore: grande, piccolo, ecc.
L’abbreviato si potrebbe scrivere più grosso, e
il normale (tutte lettere) più fino.
Si raggiungerebbe così una notevole diminuzione
dello spessore dei libri.
L’occhio legge 10 segni ad
ogni colpo (saccadè), niente di simile accade
per il dito. Vi è una velocità limite oltre la quale sia l’occhio, sia il dito
percepiscono flussi confusi. Si dovrebbero sopprimere le lettere mute
e quelle facili a indovinare (io: ridondanti).
La nostra scrittura a punti in rilievo è nata di
getto nella mente di Barbier
come la Minerva armata dal cervello di Giove. Vedere e meditare le due
piccole (e introvabili) brochure di Barbier dove egli, da solo, trovò il principio ammesso
universalmente che
la sensibilità del dito è più grande per il punto che per la linea
dal che egli ha compreso la
necessità di raggruppare i punti regolarmente e ha creato l’attrezzatura di cui
ci si serve tuttora: punzone, rigatura e tavolette perforate.
L’omaggio maggiore verso Barbier sarebbe quello di
ricordarsi l’insegnamento della sua fonografia. La ragione comanda di riprendere la scrittura
punteggiata al momento in cui fu adottata la cellula di 6 punti e di marciare
diritto nella strada tracciata da Barbier e da cui si sono successivamente
allontanati Braille con la sua scrittura ortografica e Ballu con
la sua stenografia.
Forse l’abbandono
della fonografia
va imputato all’ambiente più che a Braille, mentre è a lui che va il
merito della linea tipo di 10 segni, in modo che ciascuno, compresi i primi tre
(segni flottanti), resti leggibile isolatamente (non si possono confondere tra di loro). È stata una combinazione felice aver messo nel
quadratino superiore 10 tipi inconfondibili.
Ma Braille lasciò 13 segni
fuori della tabella, spreco che Barbier non avrebbe commesso.
Un altro errore di Braille fu, per rispettare l’ordine alfabetico tradizionale, di non
conservare le derivazioni logiche di Barbier (d sotto t, an
sotto a, ecc.) che hanno il piccolo
vantaggio di facilitare lo studio del sistema e il grande merito della
leggibilità. Segni poco differenti rappresentano suoni
analoghi (Dechaux).
Meriti di Sizeranne
per l’abbreviazione ortografica. Al contrario nel Braille non c’è alcuna
parentela reale tra i suoni espressi dalla linea tipo e quelli che ne derivano;
facendo la linea tipo di 10 segni invece che di 15 + bianco, e introducendo una
massa di lettere accentate senza grande utilità per il
francese e a detrimento delle altre lingue, Braille ha ingombrato la sua tavola in nero. Inoltre
ha precluso la strada a future evoluzioni (?).
La lentezza della esecuzione
della scrittura ortografica Braille
fece nascere diverse abbreviazioni, tutte illogiche, perché intaccano (ledono?)
l’ortografia. Per essere coerenti i ciechi dovevano
creare una abbreviazione ortografica e questa creazione recente (1882) fu
dovuta a Sizeranne
e Armitage.
Hanno raggiunto il modesto scopo prefissosi, quello di
economizzare tempo e carta, ma senza intaccare l’ortografia. Ecco dunque una
scrittura passabilmente rapida, che porta con se un bagaglio di lettere mute.
Come abbiamo già detto questi sforzi riuscirono ad abbreviare di ¼ o 1/3 la scrittura, ma senza
influenza sulla lettura. Questo sistema è giudicato severamente (e amaramente)
da Ballu
che dice che è un misero innesto su una iniquità, la
nostra bizzarra ortografia.
Fra Isidoro
Clè, stenografo belga, ha fatto una abbreviazione dell’abbreviazione…
Un cieco non può ambire
a diventare stenografo professionista; inoltre non può trascrivere a macchina delle
note prese in stenografia punteggiata (ci vorrebbero 3 mani, oppure mettersi in
società due ciechi). L’unica utilità della stenografia per i ciechi è quella di
corrispondere velocemente con chi conosce lo stesso sistema, o di permettere a
qualche studente di prendere appunti. Ma la necessità
di trascrivere le note non ripaga… Le stenografie dei vedenti sono chiaramente
leggibili. Auspicio di una stenografia internazionale per ciechi (Montlucon, Deschaux). Consiglio di tener conto dei caratteri della fonografia,
destinabile alla stragrande maggioranza dei ciechi.
Ballu ha avuto la brillante
idea di rappresentare le lettere più frequenti con i segni più semplici. Questo
vantaggio resta anche con l’agguerrita concorrenza della macchina Hall.
La Ballu è talmente empirica che i ciechi che l’hanno sudata
rinunciano a usarla.
Nel libro Entres
aveugles ha esposto il modo per adattare la
stenografia e mnemotecnica di Aimè
Paris alla scrittura Braille. Questo tentativo conduce ad una scrittura
fonetica facilmente trasformabile in stenografia rapida. Ma
la leggibilità è stata mediocre.
Ecco allora un Adattamento/Estensione della fonografia Barbier ad una cellula di 6 pt.
Nella tavola Barbier
vi sono 2 numeri d’ordine per designare 36 caselle (battaglia navale)
Trasformazione dalla matrice 6x6 a quella 8x8
(con una cornice che include l’altra)…
Distinguere tra tavola in punti e tavola in
nero. La tavola in punti si impara a memoria in pochi
minuti. Sovrapponendo le due tavole si ottiene un
codice di gran lunga preferibile al Braille e allo stesso Barbier.
La frase esemplificata dal Barbier diviene: ….
I vantaggi sono:
1.
più facile da imparare;
2.
non impiegando segni sottili è di lettura più semplice, specie
per i principianti;
3.
economia di tempo, mancano lettere mute, un segno rappresenta più
lettere;
4.
permette spesso di omettere gli spazi perché i segni sottili sono
per la punteggiatura;
5.
economia di spazio in tipografia, per gli stessi motivi;
6.
maggiore velocità di lettura (punto capitale) per assenza di segni
sottili, di segni troppo carichi di punti, diminuzione del numero dei segni e
di spazio perduto.
Le 27 caselle rimanenti possono essere usati per abbreviazioni.
La tavola scelta è stata arbitraria e se ne potrebbe ideare un numero infinito. Se
Barbier potesse essere consultato
riconoscerebbe la sua matrice da 36 punti. Ecco due esempi tratti
da Entres aveugles,
quando ancora non aveva pensato di riservare i segni esterni alla
interpunzione. Nel primo esempio persegue lo scopo di
utilizzare i segni di maggiore leggibilità, il secondo esempio è
finalizzato all’Esperanto. Le vocali hanno una doppia rappresentazione (prima
riga e prima colonna), speculare, in modo da favorire la legatura tra le
parole. (in stenografia si possono anche omettere). In fonografia
sono necessarie 16 articolazioni.
Fonografia semplice. Basta imparare a memoria le sette vocali della
prima colonna.
Per le lingue europee, compreso esperanto, si
toglie la u.
Fonografia con sinfoni, cioè
con segni che esprimono più di una articolazione (40 segni)
Stenografia più completa, le lingue slave
sembrano intasate di consonanti, ma tra queste vi sono pronunciate leggermente
delle vocali. Artificio simile a quello stenografico.
Cercare di conciliare la fonografia
con la stenografia. Per raddoppiare la velocità si possono usare
contemporaneamente 2 dita della stessa mano, indice e anulare. Lafaurie.
Lettura ad orecchio con manipolatore Morse
modificato da Bourseul. Meglio del
Braille.
Scrivere
l’alfabeto Morse in rilievo senza movimento d’orologeria (sic).
Knowles. Missionario Murray. Cinesi. Berlitz.
Conclusioni ad uso dei pedagogisti.