émile
Javal – Tra i ciechi
Consigli
ad uso delle persone che vengono a perdere la vista
Parigi 1903
(Traduzione
e riassunto di
INTRODUZIONE
Ha perduto la vista
improvvisamente ad un’età relativamente avanzata (62 anni). Stranamente non ha
trovato bibliografia su come affrontare questa infermità. Forse la sua
estrazione di oculista gli è stata utile per osservare cose che ad altri
sfuggono. Cenno a Omero, Huber, Thierry,
Milton, Rodenbach.
Si considera un “parvenu
della cecità” e scrive per i suoi compagni di sventura. Dà anche consigli ai
suoi colleghi oculisti su come indirizzare al Braille le persone che si avviano
alla cecità.
Triciclo-tandem, igienico, per fare
movimento.
1 – SERVITÙ E LIBERTÀ
Guilbeau, fondatore del Museo Valentin
Hauy, sostiene che i ciechi si rammaricano non di non poter godere dei
paesaggi e dei colori, ma di essere impediti nelle mille piccole azioni della vita
quotidiana. Se questo è vero per i ciechi nati, lo è ancora di più per quelli
che per molti anni della loro vista hanno usato gli occhi. Il cieco non può
controllare le asserzioni altrui e, se non può fidarsi di quelli che gli stanno
intorno, la sua vita diventa intollerabile.
Impossibile conservare
il segreto nella corrispondenza coi vedenti. Meglio avere un lettore a
pagamento. Cenno ad Antigone. Tutti gli sforzi devono tendere al massimo della
libertà e indipendenza.
2 – SUPPLIRE
Falso che la cecità
acuisce altri sensi. È contrario alla teoria delle sensazioni e all’esperienza
credere, per esempio, che un cieco, a forza di esercizio, finirà a sentire un
orologio a una distanza maggiore di quella di prima. Ciò non toglie che il
cieco tragga partito da certe sensazioni che al vedente sfuggono. La voce
dell’interlocutore dà una miriade di informazioni. La diversità della stretta
di mano è infinita. Questa si può riconoscere a distanza di anni, come fosse un
volto. Aumentano le informazioni fornite dagli altri sensi, anche se non c’è
nessun affinamento dell’udito, del tatto e dell’odorato.
Eccellente esercizio portare il cieco a teatro
per affinare l’udito. La recitazione è un eccellente esercizio per apprendere a
classificare le voci secondo il loro timbro e a notare le loro particolarità.
Riconoscere un interlocutore dalla voce fa orientare un cieco in una riunione
di più persone.
Un cieco esperto
riconosce, dal rumore dei passi, se il suolo è secco o umido, se cammina vicino
ad un muro, se la stanza è grande o piccola. Il cieco produce anche dei piccoli
rumori ad hoc, con l’apposita canna o con un piccolo schiocco di labbra per
valutare le risonanze prodotte.
C’è sempre
un’impressione uditiva che si perfeziona utilmente e rapidamente: quella delle
sfumature che tradiscono un sentimento involontariamente espresso. Senza gli
indizi dati dall’espressione del viso e dai gesti involontari dei suoi
interlocutori, il cieco è più attento alle intonazioni e può trarre un notevole
profitto nell’arte dell’ascolto nella quale egli deve cercare di diventare
maestro.
Anche l’odorato dà
informazioni. Il tabacco oblitera il fiuto.
Il tatto, poi, è il più
prezioso dei suoi sensi e con l’esercizio ne può aumentare non tanto la
sensibilità quanto l’utilizzo.
Un vedente che mette il
dito sulla scrittura Braille è incapace di sentire la disposizione dei punti
che invece un cieco esercitato riconosce senza esitazioni. Non è mancanza di
sensibilità, ma solo che il vedente non sa tastare. Non è una sottigliezza,
infatti all’inizio usava solo l’indice della mano destra e gli venne molto
difficile leggere con quello della sinistra, malgrado la sensibilità del destro
fosse diminuita per l’usura. Sotto questo dito, specie dopo aver letto molto, i
punti sembrano molli e cotonosi (flaccidi), mentre al dito sinistro
appaiono pungenti, piccanti. Però malgrado questa superiorità l’indice sinistro
è molto più maldestro a leggere che non il destro. Anche altri ciechi hanno
constatato il fenomeno.
Il cieco più esercitato
non riconoscerà sempre una lettera Braille appoggiandovi il dito. I punti e la
loro posizione relativa si percepiscono facilmente solo per lo sfregamento
esercitato sulla pelle del dito. E perché la percezione sia netta è necessario
che questo sfregamento non sia né troppo lento né troppo veloce.
Uno dei segreti inconsapevoli del lettore cieco è di muovere il suo indice con
la più grande velocità compatibile con la percezione dei punti, appoggiando
quel tanto che basta per non affaticare la sensibilità tattile. Vi è in questo
tutto uno studio fisiologico da intraprendere, analogo a quello
che a suo tempo ho fatto sulla fisiologia della lettura dei vedenti. I ciechi
che si danno ai lavori manuali trovano spesso vantaggioso servirsi, per
leggere, dell’indice sinistro la cui epidermide è meno spessa. È vantaggioso
leggere all’inizio opere che si conoscono già. Bisogna leggere ad alta voce e
indovinare le parole in modo da non cessare di muovere il dito con la rapidità
più favorevole al tatto.
Nell’istruzione dei
giovani ciechi gli si mettono in mano dei piccoli oggetti per insegnargli le
forme; niente di simile invece per il cieco non nato tale. Per gli schizzi di
geografia va bene. Vasi sanguigni e nervi in rilievo adatti per massaggiatori.
Il bastone di cui si
servono i ciechi è una prolunga del senso tattile. Questo toccare a distanza è
ben più delicato se si usa una leggera bacchetta. Io non mi separo mai da una
bacchetta di spino che mi è stata regalata dal mio caro collega Vosy.
Essa mi serve per così dire da antenna e mi dispensa dal portare le mani avanti
quando circolo. A circa
3 – OCCUPAZIONI DOMESTICHE
Lavorare al tornio,
rilegatoria, falegnameria, ecc.
4 – OCCUPAZIONI PROFESSIONALI
Contribuire alla
società, membro utile. Bonnet. Lemaire. Sommer. Sorbona. Vosy. In Giappone i ciechi
hanno il monopolio dei massaggi. Panierai, lavoratori di sparto, seggiai,
spazzolai, organista, accordatore di pianoforti.
Un musicista, divenuto
cieco, senza dubbio, se non è troppo vecchio, potrà apprendere il mestiere di
accordatore di piano, ma questa posizione sociale non può essere brillante. E
neanche come professore di pianoforte: non potendo sorvegliare la tenuta delle
mani dell’allievo, né decifrare (= leggere a prima vista) assieme a lui,
il professore cieco non può sperare che in lezioni con lo sconto. Ho conosciuto
dei ciechi che davano lezioni di lingue straniere, ma a basso prezzo. I ciechi
pervenuti sono più maldestri dei ciechi nati.
Per il cieco lo studio
dell’ortografia è di una enorme difficoltà. Se vi riesce, con molta
perseveranza e sforzo, può fare il dattilografo. È vero che in generale i
dattilografi sono anche stenografi, ma il cieco può limitarsi a dattiloscrivere
facendosi dettare da un aiutante poco letterato, o anche con l’intermediario di
un fonografo in cui il padrone ha “stenografato” la lettera da battere.
Helmholtz[1] mi raccontò, nel 1867, che
per la scelta dei suoi lavori egli aveva una specie di inventario delle sue
attitudini matematiche, musicali, fisiologiche e di anatomia e dei mezzi
disponibili nel laboratorio di Heidelberg. Considerando che tutte queste
circostanze raramente si trovano assieme ne preconizzò che poteva fare scoperte
sfuggite ai matematici. Analogamente il cieco divenuto deve sfruttare al meglio
le sue risorse.
5 – PULIZIA, IGIENE, SALUTE
Polvere sul passamano. I
ciechi non amano i guanti. I vestiti dei ciechi si sporcano molto ad esempio di
fango, inzuppati d’acqua, pozzanghere. I locali abitati hanno una sonorità
nemica di una buona acustica. Javal preferisce una stanza dove i muri sono
tappezzati.
Igiene: i libri in
Braille possono essere un veicolo di contagio maggiore dei libri in nero.
Consiglia di non umettare con la lingua il dito che deve leggere. Quando la
pagina è polverosa, o quando la sensibilità del dito comincia a smussarsi si
può restituire al tatto un po’ di finezza sfregando il dito su una stoffa un po’
rigida dopo averla umettata.
Si deve dedicare la
massima attenzione all’igiene perché la malattia per un cieco è più penosa che
per un normale. Moderare i piaceri della tavola. Lasciare però il caffè, il
tabacco e l’ammazza-caffè. Klein
fece bene a introdurre la ginnastica alla scuola di Vienna. Esercizi agli
attrezzi, uscire a piedi o in triciclo. Combattere
6 - ABITAZIONE
Per il cieco il trasloco
è un disastro: una cosa al suo posto e un posto per ogni cosa (Franklin). Non è necessario non lasciare
le porte semiaperte: una capocciata non fa male, e poi c’è
Leggere, anche mentre si
cammina, un libro a punti in rilievo.
Borsa d’acqua calda.
Avere un fischietto in tasca per chiamare qualcuno. Oppure usare quel mezzo di
richiamo degli orientali di battere tre dita della mano destra sul palmo della
sinistra leggermente incavata.
7 - PASTO
Salvietta, spettacolo
penoso per i commensali di un cieco e i vicini di tavolo. Mostarda. Lische di
pesce. Buon umore. Conversazione. Ristoranti.
8 – OROLOGI E PENDOLI
Orologi senza vetro.
Cucù della Foresta Nera, cipolle. Il bilanciere rumoroso che si sente per tutta
casa è un buon mezzo di orientazione. Con due pendoli non perfettamente
sincronizzati il primo gli serve da avvisatore per fare attenzione ai colpi del
secondo. Sapere, di notte, che ora è contando gli scatti del cricchetto della
carica (data sistematicamente ad un orario fisso).
9 – MUOVERSI IN CITTÀ E IN CAMPAGNA
Scuola
guida per ciechi,
in città e in campagna. Molti ciechi usano un ragazzino come guida. Cane barbone.
Guinzaglio, cartello al collo. Gridare: cieco,
cieco, cieco! Occhiali neri, Sommer. I ciechi percepiscono
benissimo la pendenza della carreggiata stradale. Preferibile portare scarpe
con suole non molto spesse. Dal rumore della canna si capisce se un ruscello è
secco o no. Sonorità dei passi (senso degli ostacoli). Si capisce se una
persona si fa da parte per far passare il cieco. È bene che il conduttore sia
pratico. Nei sentieri stretti e nei boschi con una mano si tiene un bastone e
con l’altra un altro bastone orizzontale tenuto all’altro estremo da una guida
esperta: con un po’ di pratica questo bastone diviene un mezzo di comunicazione
assai sicuro.
Armitage ama montare a cavallo.
Venditori ambulanti
ciechi che fanno chilometri da soli. Circolano più facilmente di notte.
Imprudente affidarsi ad
un vetturino sconosciuto: lo possono derubare.
Si è esercitato ad
attraversare la strada dove abita per andare ad imbucare le lettere.
10 – TRICICLO TANDEM
Evitare la sedentarietà,
far lavorare muscoli motori, la passeggiata in triciclo è meglio di quella a
piedi. Contropedale. Articolo su Le Vélo.
Pericolo di incidenti o di rottura della catena. Parafango. Strade dissestate.
Scartamento delle ruote per evitare di ribaltare.
11 - VIAGGI
Naegeli: Le
avventure del viaggiatore cieco Birrer. Venuto da Lipsia a Parigi da solo.
Mettere il piede destro
sul marciapiedi più basso. Sommer. Monnier. Viaggio a Londra. Per salire su una
vettura bisogna partire col piede giusto. Se si parte col sinistro si è perduti.
12 – RELAZIONI ESTERNE
Frequenti visite alle
Società di Fisica e di Biologia (Circoli).
Domanda sempre: Chi è che parla? (come al
telefono).
13 - LETTURA AD ALTA VOCE
Per il cieco farsi
leggere è una grande risorsa, ma ben inferiore alla lettura personale!
Per un romanzo non ci
sono problemi, ma ascoltare il giornale è penoso: occorrono due ore per
leggere ad alta voce poche pagine di giornale: provare per credere! In effetti
il vedente anche poco colto scorre il giornale e realmente non ne legge che un
quarto e quello che legge lo divora con uno sguardo ad una velocità che nessuna
parola umana potrebbe raggiungere.
Si faccia la prova: ci
si sorprenderà della differenza di velocità a vantaggio della lettura
mentale. Seguire la lettura del giornale da cima a fondo potrebbe
essere accettabile al più per i poveri ciechi degli ospizi, che ascoltano
insieme, come in una classe, la lettura di un quotidiano (ad esempio il Rappel).
Il lettore dovrebbe
conoscere il gusto del cieco per selezionare articoli o notizie di suo
interesse. Ed in ogni caso tale lettura non potrebbe mai rimpiazzare la lettura
con i propri occhi, che cambia costantemente d’andatura, accelerando o
rallentando secondo che una frase merita o no di fissare l’attenzione.
Se, con molta buona volontà
e intelligenza, chi sta attorno al cieco gli può far conoscere il contenuto di
un giornale, non è lo stesso per le riviste specializzate, specie se in lingua
straniera. Purtroppo per questi motivi non ha potuto tenersi aggiornato sui
progressi dell’oftalmologia. Spesso il lettore a pagamento salta delle pagine
intere perché lo annoiano.
Una persona che si sente
sullo stesso piano culturale del cieco difficilmente tollera che questi prenda
note nel corso della lettura, sia in scrittura ordinaria che in Braille. Egli
s’impazientisce se noi lo fermiamo a questo scopo, mentre se lo lasciamo
continuare mentre scriviamo si lamenta della nostra disattenzione (inattention, mancanza di riguardo).
Leggere a un cieco non è piacevole.
Si è fatto leggere,
dalla sua prima lettrice, L’arte della
lettura di Legouvè, ma questa ne ha recepito poco il principio base che
bisogna fermarsi a lungo nei segni di interpunzione. Ho dovuto
rimpiazzarla e mi devo contentare di un lettore mediocre.
Salvo rare eccezioni
nessuno rispetta sufficientemente la punteggiatura leggendo ad alta voce. A
questo riguardo vale ampiamente la pena di educare un lettore che si abbia la
fortuna di tenere a lungo. Durante le prime sedute bisogna esigere
assolutamente che dopo ogni frase faccia una sosta prolungata: per il lettore è
un utile riposo, mentre l’ascoltatore ha la possibilità di trattenere più o
meno quello che occorre capire. Se il lettore non si ferma a lungo ad ogni
punto la frase seguente, per così dire, cancella dalla nostra memoria
Il lettore deve
“leggere” anche le variazioni tipografiche, le virgolette, le parentesi, i cambi
di carattere, ecc. Se si tratta di una lettera bisogna iniziare a leggere la
firma; se si tratta di una nota si deve dire: fine della nota, inizio
della nota[2].
Un lettore inesperto
passa sotto silenzio i titoli dei capitoli o i numeri dei paragrafi.
Si può trovare grande
piacere a farsi leggere passeggiando in lungo e in largo in un giardino. È un
godimento dello spirito e una pratica igienica. È bello circolare liberamente,
camminando a fianco del lettore e guidati dal suono continuo della sua voce.
Povero lettore!
Alcuni ciechi hanno un
lettore-segretario a ore, ma Javal non vuole essere schiavo di orari e
preferisce utilizzare al momento chi capita.
Durante le vacanze ha
assegnato delle parti ai propri numerosi nipoti e si è fatto recitare dei pezzi
teatrali. I bambini si sono tanto immedesimati da imparare l’arte così utile di
leggere ad alta voce e da grandi si ricorderanno della gioia donata al loro
nonno.
14 - SCRITTURA A MANO
Bisogna distinguere il
cieco nato da quello divenuto tale. Al cieco nato è impossibile apprendere la
scrittura normale, mentre per chi nella sua vita ha scritto molto non è una
cattiva idea continuare a farlo, malgrado la privazione della vista. La
scrittura in punti, ideata un secolo fa dal capitano Barbier, di cui Braille fu l’Amerigo Vespucci,
è usata quasi solo negli istituti dei ciechi e credo che possa svolgere un
ruolo secondario tra i mezzi di cui l’uomo che ha perso la vista ad una età
relativamente avanzata dispone per scrivere il suo pensiero.
Chiunque può sincerarsene:
niente è più facile che scrivere qualche parola senza vedere, la difficoltà
comincia quando si tratta di scrivere diverse righe evitando che si
ingarbugliano. Si possono però usare carte pieghettate a fisarmonica o guidamano
vari (placchette scotografiche). Lui ne ha brevettata una descritta
ne La Nature del 1901, che lascia
libertà di movimento alla mano (perché, in genere le guide sono un ostacolo che
rallenta o deforma la scrittura). Qui Javal cita tre suoi articoli su
meccanismo e fisiologia della scrittura, distinzione tra movimenti isocroni del
polso e movimenti delle dita, cremagliera, comoda penna a serbatoio. Meglio
scrivere ad inchiostro che a matita perché è molto difficile al cieco rendersi
conto dello stato della punta della matita che, allargando a sua insaputa i
tratti, può rendere la scrittura indecifrabile.
Usando la penna il cieco
può credere di scrivere, mentre invece la pagina resta bianca. Ricorre allora
ad una banda stretta di carta non incollata, simile alla carta carbone. Per
sapere se la penna marca gli basta tracciare un tratto di traverso alla banda.
Se l’inchiostro è colato esso bagna la carta e ne diminuisce la resistenza alla
rottura. Se la strisciolina si rompe con un leggero sforzo conclude che la
penna ha funzionato. Presenta un saggio di manoscritto (al guidamano) che i
suoi amici giudicano abbastanza leggibile. Col gomito appoggiato e imperniato
lui fa avanzare la carta di circa
15 - MACCHINA DA SCRIVERE E
FONOGRAFO
I ciechi che avevano una
brutta calligrafia è meglio che usino la macchina da scrivere, specie se non
sono molto anziani e possono imparare presto, sfruttando per più tempo il loro
sforzo di apprendistato.
In luogo di mettere le
lettere Braille sui tasti è preferibile imparare la tastiera a memoria, e il
cieco può aiutarsi con un cartoncino in cui ha copiato in Braille la
disposizione della sua tastiera.
Ha invitato alcuni sui
pazienti minacciati di cecità a impratichirsi della macchina da scrivere,
specie se riuscivano ancora a vedere le grosse lettere sulla tastiera. Questo
consiglio è inadatto per i vecchi perché, se è vero che si può imparare a
dattiloscrivere ad ogni età, ciò non significa che si perviene rapidamente a
fare un atto così incosciente e così automatico come
Un redattore cieco
raccoglie le notizie al telefono, le dattiloscrive e le passa in tipografia.
Esistono macchine che
danno fogli leggibili dai vedenti e dai ciechi, ma finora sono imperfette. Se
il corrispondente usa una di queste macchine può scrivergli in Braille senza
conoscerlo e lui può leggere senza testimoni.
Per il cieco, come per
il vedente, il mezzo più rapido di scrivere il pensiero è il fonografo. Gli
inconvenienti di questo strumento sono: le enormi dimensioni (non portatilità), la breve durata del
rullo (max 3 min) e il prezzo alto e
addirittura proibitivo con rullo ½ ora.
In molte ditte americane
il capo detta il testo alla macchina, i rulli così impressionati, sono
distribuiti ai dattilografi. Niente impedisce ad un uomo di affari o ad un
letterato divenuto cieco di utilizzare così il fonografo.
Per conto mio mi servo
volentieri del fonografo per confidargli il piano di un lavoro, che gli faccio
in seguito ripetere articolo per articolo, man mano che avanzo nella mia
redazione. Se anche l’amico possiede un fonografo possiamo scambiarci i rulli.
Sembra che la nuova
invenzione del grammofono sia molto superiore al
fonografo.
Lettura e scrittura Braille (95)
Nelle scuole speciali la
scrittura a punti, conosciuta col nome di Braille, è la pietra angolare
dell’istruzione. Così, quando un adulto viene a perdere la vista, il primo
consiglio che gli istitutori dei ciechi gli danno è di mettersi a studiare il
Braille, consiglio forse utile, ma al quale gli amici dei ciechi attribuiscono
forse un’importanza esagerata.
Tutti i miei
corrispondenti istruiti, salvo quelli che hanno perduto la vista molto presto,
sono unanimi a ridurre al minimo, a causa della lentezza, la scrittura e
soprattutto la lettura in punti (esempio Riggenbach: è snervante, meglio
dettare e farsi leggere…).
Vero è che, in ogni
lingua, esiste un’ortografia abbreviata del Braille, dove il
guadagno, come nel caso francese, può arrivare a 1/3 per la carta e ¼ per il
tempo, ma questo vale solo per lo scrittore perfettamente esercitato. Per il
lettore l’esperienza insegna che l’aumento di velocità è nullo.
Nel 1900 Hall ha
costruito un’eccellente macchina per scrivere in Braille, con 3 tasti azionati
con la mano destra e 3 tasti con la sinistra: si capisce allora che la velocità
è la stessa sia per i caratteri di un punto che quelli più complessi. Si può
scrivere ad una velocità tripla della scrittura a mano. Le controindicazioni
sono il prezzo elevato, l’eccessivo peso e l’eccessivo rumore. Certamente
questi inconvenienti un giorno spariranno, ma la tavoletta tascabile non
sparirà mai.
Per le operazioni
aritmetiche c’è la lavagna di
Schleussner o il cubaritmo (v. Barazer).
Fuori casa il cieco
divenuto da adulto utilizza una tavoletta da tasta, es. di alluminio. Si può
utilizzare come rubrica. Purtroppo quella standard ha le caselle troppo piccole
per lui.
Il Braille gli serve
anche per etichettare i suoi faldoni, spesso costruiti con cartone di recupero,
ma di qualità. Infatti anche se usa carta già scritta il cieco non se ne
avvede…
I fogli inviati per
posta possono essere pressati al punto da far perdere il rilievo.
È facile apprendere il
Braille senza maestro, grazie ai libri di esercizi in commercio. Consiglia
quello del cap. Mouchard e uno
scritto da lui (Associazione Valentin Hauy).
È meglio, all’inizio,
dedicarsi anima e corpo, da esserne ossessionati la notte, senza tuttavia
oltrepassare il limite dell’attenzione sostenuta e senza smussare troppo la
sensibilità delle dita. Servirsi, per leggere, dei due indici messi uno accanto
all’altro spostandoli contemporaneamente; alternare la scrittura e la lettura;
memorizzare la tavola di Braille. In poche settimane si avranno buoni
risultati. Se occorre usare listelli di formato più grosso, tipo Praga o il Blind di Londra.
Più il cieco è giovane,
e quindi isolato, più gli è necessario familiarizzarsi col Braille. Nei paesi
civilizzati c’è una vasta biblioteca in Braille e giornali come Le Louis Braille.
Purtroppo la maggior
parte dei libri, compresa
Prima di analizzare la
velocità di lettura/scrittura dei ciechi diciamo qualcosa in generale.
Sottinteso che nel conteggio, così come fanno i dattilografi, le parole con
apostrofo (l’uomo) contano per una e che si devono segnare maiuscole, accenti e
punteggiatura.
Si può stimare la lettura mentale, quella che conta
realmente, intorno a 500 parole/min. Un oratore medio
arriva a 150 parole/min; un
dattilografo provetto può scrivere per ore alla media di 40 parole/min (il record è 67 par/min); quindi si può dire che,
grosso modo, la velocità dattilografica è 4 volte minore della lettura a voce
alta. Io stimo che la rapidità di una scrittura perfettamente leggibile è di 20 parole/min, cioè metà della
dattilografia. Una scrittura estremamente rapida, sopprimendo gli accenti e i
puntini sulle i, ma non la punteggiatura, leggibile senza esitazione per chi
che l’ha tracciata, può arrivare a 35
p/m.
I telegrafisti provetti
trasmettono in Morse 25 parole/min
(di 5 lettere), ma si dispensano dal differenziare maiuscole e accentate: è
dunque una velocità comparabile a quella ordinaria. L’impiegato ricevitore di
una trasmissione Morse, che percepisce il dispaccio a udito, scrive dunque
facilmente a penna. Tutti concordano nel dire che l’orecchio legge ancora i
telegrammi, senza esitazione, con velocità molto più grandi.
La rapidità del Morse è
limitata unicamente dalla velocità di manipolazione alla partenza.
Nel 1856, poco tempo
dopo l’invenzione del Morse, un alto funzionario dei
telegrafi francesi, Charles Bourseul, ebbe l’idea che il suo alfabeto avrebbe
potuto essere usato per i ciechi a
preferenza del Braille, e costruì un apparecchio simile al manipolatore
Morse, funzionante senza movimento di orologeria, per scrivere il Morse in
rilievo. Dopo i nuovi progressi della telegrafia sarebbe facile costruire un
apparecchio simile, con i segni sostituiti da due linee di punti perforati che
permetterebbero di leggere a udito le bande ottenute con l’apparecchio di
iscrizione.
Arriviamo al Braille: di tutte le scritture
è la meno rapida, soprattutto per chi impara tardi: 4 parole/min. Il cieco più esercitato non arriva a 8 parole. Con
l’abbreviazione qualcuno arriva 10 parole/min, ma a scapito della leggibilità,
perché con la prescia si fanno errori e si scrive male a punti rilevati, specie
con le tavolette rigate.
La lentezza del Braille
è ancora più marcata quando si tratta della lettura. Io arrivo a leggere 20
parole/min. Molti ciechi arrivano a 60, pochi a 100, pochissimi a 120. Il sig. De Menieux, bibliotecario dell’Associazione Valentin Hauy, caso eccezionalissimo, legge 200 parole/min. Nel momento in cui il suo indice destro raggiunge
la fine di una riga l’indice sinistro ha già percorso la metà circa della riga
seguente; la lettura mentale della mano sinistra precede di una quantità
variabile la lettura della mano destra, la quale probabilmente precede più o
meno
Per il tedesco le
statistiche si abbassano perché usa molte parole composte. L’inglese è la
lingua più rapida (bus, stop, go, ecc.) e anche qui non si può fare il
confronto. Huey sostiene che un inglese ha letto mentalmente 800 par/min e ad alta voce 360 par/min.
Chi vuol conoscere la
storia della scrittura a punti in rilievo può leggere il recente libro
manoscritto in Braille di Pagnerre. Nel 1820 Prony presentò all’Accademia delle Scienze un rapporto su un
sistema di scrittura inventato dal cap. Barbier
(v. Cuvier, Molard, Lacepede,
istruzione sordomuti, 2 brochure che si trovano alla biblioteca Braille…). Da
questa epoca Barbier indicò la superiorità per i ciechi di una
scrittura a punti, che lui produceva con un regolo simile a quelli attuali
(cellula rettangolare). Sotto la carta c’era una tavoletta rigata.
Tre anni più tardi
(1823) Ampere e Lacepede fecero un nuovo
rapporto all’Istituto. Barbier
aveva portato due ciechi
che sapevano leggere col suo sistema. Sorpresi dall’eccellenza del risultato i
commissari fecero uscire uno dei due ciechi e dettarono una frase all’altro.
Appena rientrò il secondo cieco lesse senza esitazione la frase
che il suo compagno aveva punzonato. (io:
sordomuti figli del sarto?) Così la scrittura a punti e i mezzi per
tracciarla regolarmente sono opera di Barbier. Questi inoltre
aveva disposto la piastra rigata in modo da potere essere istantaneamente tolta
per permettere al cieco le correzioni. Braille
dichiarò apertamente il suo debito a Barbier.
Per 25 anni Barbier
perfezionò a più riprese il suo sistema di punti a rilievo prima di giungere
alla cellula rettangolare a 6 punti. Nel Mercure
Technologique del 1822 c’è la descrizione dettagliata della fabbricazione
di tale tavoletta.
In una tavola e in un
volume della collezione Boissicat
l’impressione in rilievo è perfetta e si vede che un analfabeta può apprendere a
leggere in poche ore.
La pietra angolare del
sistema è la tavola in nero seguente, che bisogna imparare a memoria. Questo
lavoro di memoria, il solo richiesto da Barbier, è singolarmente
facilitato dalla disposizione logica e deduttiva delle articolazioni inscritte
nella tavola e che ricordano le articolazioni del celebre Couen de Prepean, il padre della stenografia francese.
Per il cieco ogni segno
si compone di due file di punti, parallele e verticali. Il numero di punti
della colonna di sinistra dà il numero d’ordine di una delle 6 righe; il numero
dei punti della colonna di destra indica la colonna (rango della casella) della
tabella in nero.
Esempio portato: Le cose
utili non saprebbero essere troppo semplici.
Questa disposizione non è evidentemente propizia
alla lettura rapida e, se io sono bene informato, Barbier fece il primo tentativo
di impiegare la nostra cellula a 6 punti max.
È a Braille che si
attribuisce a giusta ragione la scelta delle combinazioni di questi 6 punti
A mio avviso la scelta
avrebbe potuto essere migliore. Braille aveva una istruzione rudimentale. Si
applico con pazienza, ma il suo cervello non poteva spaziare sulle esigenze
delle lingue straniere. Moldenhawer
dice che le varie abbreviazioni Braille sono state concepite senza tener conto
delle esigenze reciproche dei vari paesi. Lo stato pietoso delle relazioni
internazionali dei ciechi è dovuto alla lentezza del Braille e alla torre di
Babele delle abbreviazioni. Nessun cieco sa leggere due lingue abbreviate.
Tabelle di Braille in
nero e in punti (50 segni). Linea tipo. L’allievo deve apprendere a memoria la forma
dei primi 10 segni e l’ordine (in parte alfabetico) dei 50 segni. Per i ciechi
come me questo è una cosa facile, ma per l’insieme dei ciechi è un
inconveniente.
Meglio il sistema New York (2 x 3 e non 3 x 2)
perché la parte sensibile del dito non fa leggere bene il piede della lettera.
Anche nella scrittura ordinaria la testa del carattere è più significativa.
Inoltre restano esclusi dalla combinazione di punti 13 segni (63 – 50).
La scrittura ortografica
Braille guadagnò terreno grazie all’influenza di Guillè, Pigner e Guadet, il cui giornale Instituteur
servì da legame tra le scuole di Parigi e le straniere.
Crede che questi uomini
abbiano sbagliato ad abbandonare la buona via di Barbier.
Nella prima metà del
secolo Klein, un austriaco del più grande valore, senza sapere nulla dei lavori
di Barbier e Braille, combinò un alfabeto a punti leggibile dai ciechi e
vedenti. Le lettere hanno 5 punti in altezza e questo rende lenta la lettura e
soprattutto la scrittura.
Le scritture a tratti e
punti di Vezien e di Mascaro sono facili sia a tracciare che
a leggere
Ovunque, tranne in
Francia, si è sostituita la tavoletta rigata di Barbier con una a cavette che obbliga lo scrittore a
tenere il punteruolo (meglio punzone, perché in tecnologia impronta i metalli) ben perpendicolare
e a formare così correttamente i punti. Barbier ricorse alla rigatura solo per
ragioni di economia di fabbricazione. Consiglia ai commercianti di boicottare
le tavolette francesi per quelle straniere a
cavette.
Corrispondenza con i vedenti (113)
Vi sono due problemi:
scrivere senza testimoni e scegliersi un lettore “fidato”.
Usabili macchine da
scrivere, timbri tenuti in scaffali riconoscibili con etichette marcate.
Scritta la lettera bisogna imbucarla da soli, senza mostrare il soprascritto a
nessuno.
La ricezione delle
lettere presenta più difficoltà. Gli sono stati necessari due anni per
scoprire, per caso, che un cieco deve aprire da solo le sue lettere. Prima di
farlo è bene che si faccia dire se vi sono indicazioni sul mittente, timbro
postale, ecc. In genere il solo contatto della busta dà informazioni: un
mendicante, una profumata di una donna, con cifre in rilievo, di un
corrispondente abituale, ecc. Anche il foglio dà informazioni: carta da
lettere, pubblicità, ecc. Una volta fattasi leggere la lettera lui la sigla
con un punteruolo per riconoscerla e riprenderla al momento della
risposta.
Un cieco si fa spedire
fermo posta in un ufficio fuori zona, vi si reca con un vetturino e se la fa
leggere da uno sconosciuto. Un altro accorgimento è rinunciare alla franchigia
postale di cui godono i ciechi e farsi inviare in busta chiusa (per essere segreta).
Meglio se si fa scrivere
in una lingua straniera e si sceglie un lettore che non la conosca.
Carte geografiche, piante e schizzi (116)
Si può fare un disegno
con una rotellina imprimente, solo lo si deve leggere dallo stesso lato. Stampa
su celluloide di fiumi, confini, cartoncino Bristol perforato. L’eccesso di
dettagli impedisce la lettura al tocco. Ha fatto costruire dei fogli di carta
cerata su cui incollare, a pressione, dei fili flessibili di piombo, che
costano poco, degli spaghi, delle corde per chitarra, o anche fili di cotone
(Schleussner).
Musica
(120)
Felici i ciechi che
gustano la musica, la sola arte a loro accessibile! Meglio se sanno suonare uno
strumento, magari imparato prima di perdere la vista.
Le persone che leggevano
facilmente la musica sono da compatire perché
Se si è dotati si può
trovare piacere ad improvvisare. Si possono imparare dei pezzi a memoria con
l’aiuto di un vedente o del fonografo.
Giochi
(122)
Domino, scacchi, dama,
carte: basta che il cieco abbia una memoria passabile. Se la memoria è
eccellente la difficoltà è nulla perché i grandi giocatori di scacchi
giocano senza vedere. L’avversario è solo in presenza della scacchiera ed
esegue alternativamente i propri colpi e quelli di grande giocatore (?). Io ho
memoria pessima e non riesco a raffigurarmi la scacchiera.
Le scacchiere per ciechi
hanno fori per facilitare il posizionamento dei pezzi. Semplici marchi servono
a identificare i bianchi e i neri. Meglio che il partner usi una seconda
scacchiera (?). ciechi e vedenti possono facilmente giocare a carte, se queste
hanno invisibili puntini. Esistono strumenti per micropunzonare le carte da
gioco. Biliardo.
Tabacco
(124)
Anche se non vedono il
fumo i ciechi sentono se la sigaretta, il sigaro o la pipa sono accesi. Portaceneri
adatti per prevenire incendi e anche tascabili. Spesso un sigaro gli serve per
misurare un intervallo di tempo quando non vuol far vedere che guarda l’ora.
Memoria e mnemotecnica (126)
Ha conosciuto contadini
analfabeti con memoria prodigiosa. Si ricordavano degli andamenti atmosferici
delle varie stagioni. Sapevano le date esatte dei minimi avvenimenti della loro
vita, forse incrostati nel loro cervello. La situazione dei ciechi nati di non
poter prendere appunti, il loro di isolamento è analogo al monotono
lavoro sui campi degli analfabeti. Per questo anche molti ciechi
hanno una memoria eccellente.
Per i ciechi la memoria
è vitale:
dove mettere la mano, quanti passi fare, quanti gradini. Prima di scrivere
devono avere la frase completa perché non possono cancellare niente. Devono
ricordare quello che si è messo nelle pagine precedenti per poter fare una redazione conseguente, senza
rapportarsi a quanto già scritto.
Con poca memoria il
compito di scrivere per un cieco diviene penoso e il libro perde in precisione
e in vivacità. La sua disavventura e la sua smemoratezza lo hanno portato a
fare uno studio speciale su come i ciechi sbrogliano questi problemi.
La scrittura a punti è una risorsa inestimabile, idem le tavolette tascabili.
Occorre però ordine e metodo.
Cercare di migliorare la
propria memoria è una cosa illusoria e chimerica.
Nel
Formule semplici per
sapere il calendario perpetuo (tipo codice fiscale).
Filastrocche sui mesi
dell’anno. Bisogna aggiungere cifre caratteristiche…
Esperanto
(134)
Samenhof, volapuck, poliglotti. Per i ciechi è capitale non dover usare dizionari.
Esperanto più utile per
i ciechi che per i vedenti. Lui legge correntemente tedesco, inglese e italiano
e decifra spagnolo, portoghese e olandese. Monnier. Poter tradurre l’Amleto in
esperanto. Prof. Cart. Grammatiche esperantiste.
Matrimonio (138)
Il matrimonio tra ciechi
non ha controindicazioni per i discendenti. La cecità ereditaria è molto rara.
Solo per i ciechi che hanno perduto il nervo ottico si impone qualche cautela.
Più facile che si
sposino (con contratto?) più maschi ciechi che cieche: bel romanzo I murati di Descaves. Pietà muliebre. Wilhelm.
Farsi consigliare sull’aspetto della sposa?
Il sesto senso (142)
Detto anche senso
degli ostacoli. Ha raccolto delle informazioni che spera di integrare
con quanto i lettori di questo capitolo (che ha esitato a inserire) gli
vorranno comunicare.
Tutti hanno visto
scolaresche cieche scorrazzare tranquillamente. In un corridoio sanno se una
porta è aperta. Costeggiando un palazzo contano le finestre del pianterreno,
una cosa che fa pensare al volo dei pipistrelli studiati da Spallanzani. A cominciare da Diderot tutte le biografie dei ciechi
menzionano questo senso degli ostacoli. I ciechi dicono che l’hanno localizzato
nella fronte e non nelle mani. Non può trattarsi di pressione d’aria perché
dicono che la percezione è più netta allorchè si avvicinano lentamente
all’oggetto la cui sensazione facciale rivela loro
Non si è d’accordo su
questi fenomeni, per alcuni è un fatto acustico, per altri il timpano è un
ricevitore non uditivo, altri parlano di effetto neve. Evitano gli alberi,
sentono a due metri la presenza di un muro. Uno ha indovinato la presenza di un
biliardo. Muovere un foglio è diverso che muovere un grosso libro.
Nell’oscurità completa il sesto senso è più fine. Il senso degli ostacoli
sparisce in un ambiente molto rumoroso.
Accordatore che cammina
da solo, per chilometri. Quando c’è un grande vento egli non sente gli ostacoli
e vi sbatte. Il rumore del fogliame soffoca quello dei suoi passi. Con la neve
non sente nessuna eco e deve colpire la coscia con la mano per fare qualche
rumore che crei l’eco che lo guidi. Lo fece girare su se stesso attorno ad un
muro, riconosceva sempre
Con le pantofole di
feltro è difficile orientarsi per casa. Imbert.
Ferrari. Durante i temporali
percepisce nettamente un lampo ravvicinato prima di sentire il rumore del
tuono: forse si tratta di campi elettrici. Caso del cieco Hanks Levy
citato da James. Sa dire tutto dell’oggetto che ha davanti: palizzata,
muretto, siepe. La direzione del vento non ha influenza. Quando c’è neve
percepisce meglio. Gli sembra che sia la pelle del viso l’organo recettore.
Solo la faccia possiede questa facoltà. Turando le orecchie la facoltà
persiste, coprendosi il viso no. Riesce a capire se la vetrata di una finestra
è all’inglese o no (quadretti). Riesce a misurare l’altezza di chi gli sta
davanti. Riconosce tutte le sporgenze. Percezione facciale. Con la nebbia
la percezione diminuisce. Riconosce anche se una nube oscura l’orizzonte.
Viene da pensare alla
celebre conferenza di Lord Kelvin
sulle 6 porte della conoscenza. Non
si può includere il senso calorico in quello tattile. La sede di queste
sensazioni è differente come lo prova una malattia del midollo conosciuta col
nome di siringomielia
che si manifesta con la perdita della sensazione termica e con la conservazione
della sensazione di contatto.
Occorre il contatto dei corpi ponderabili per fare nascere in noi le sensazioni
uditive, perché il suono non si trasmette attraverso il vuoto. Probabilmente
anche l’odore, e naturalmente il tatto si esercitano solo per contatto. Invece
per la vista è diverso, perché rende percettibili le vibrazioni di una certa
parte dello spettro. Orbene, la nostra pelle è influenzata dalle parti
invisibili dello spettro. Il colpo di sole prodotto dalla riverberazione della neve, o per l’arco elettrico, la cui apparizione spesso non è accompagnata da
alcuna sensazione di calore, è generalmente attribuito ai raggi ultravioletti.
D’altra parte, e questo è quello che ci interessa, i raggi infrarossi producono
calore. La nozione di calore raggiante è banale, come davanti al camino o al
sole d’inverno, tanto che dobbiamo ripararci.
Se la percezione
frontale fosse un fenomeno di irraggiamento i soggetti che la possiedono potrebbero
aumentarla coprendosi la fronte di nerofumo. Tutti sanno che i vestiti neri ci
fanno sentire molto più caldo. Sarebbe interessante studiare se delle
radiazioni oscure non giochino qualche ruolo nella percezione degli ostacoli da
parte dei ciechi. Il cieco Kilburne aveva la facoltà di percepire le nubi, ma
la sua sensibilità facciale al calore era identica a quella media. Turandogli
le orecchie fu dimostrato che il suo sesto senso era di natura uditiva.
Nell’embriogenia la
retina deriva dall’epitelio cutaneo. Sensibilità della fronte ai raggi emessi
dal radium? Se ne è parlato molto, ma è stato un fiasco.
Credeva che il senso
degli ostacoli fosse prerogativa dei ciechi nati, quando il sig Leon gli fece
leggere James: la membrana del timpano risente delle differenze di
pressioni della atmosfera esterna, differenza che non si può considerare un
rumore. Avvicinando un grosso oggetto ad un cieco seduto questi ne percepisce
la presenza o
Javal consiglia di
studiare questo fenomeno sperimentando con vari oggetti, certamente queste
ricerche porteranno a risultati di utilità pratica.
Psicologia del cieco (155)
L’egoismo e la vanità
sono i principali motori dell’azione umana; nel cieco questi difetti a volte
sono eccessivi perché egli pensa più a se stesso essendo disarmato. Orgoglio.
Il cieco riflette, rumina troppo. A volte è molto saggio e buon consigliere.
Sono religiosi. In contatto col Dio invisibile. Korolenko. Descaves. Monnier.
Jurin. Cheselden. Impressioni di un cieco che vede la luce dopo un’operazione. Romanzo di un cieco di Defau. Guilbeau Galeron de Calonne cieca-sorda ha
scritto una bella e serena poesia.
Che il cieco sia più
felice del sordo è un pregiudizio: se ci appare sorridente è perché lo vediamo
nel momento in cui la voce lo consola. Il sordo è cupo perché lo si vede quando
è privo della parola degli uomini. Alfred
de Vigny: la sordità non spezza la carriera di un uomo come fa
La Galeron comunicava con suo marito con i segni Morse,
anche all’insaputa degli infermieri e anche a distanza, mediante lo scuotimento
di un tavolo. Per essa la relazione con la gente avveniva solo per
contatto. Ha acquistato una memoria straordinaria della natura delle diverse
mani, con le quali arriva a riconoscere una persona anche dopo parecchi anni.
Una delle sue figlie ha avuto l’idea di parlare nella mano e lei arriva ad
afferrare qualche parola, probabilmente sentendo i movimenti delle labbra e
dell’aria espirata.
Gli uomini di scienza
portano la loro pietra all’edificio della civilizzazione e del progresso. Il
cieco che può farlo sente in questo un ardore maggiore di quello che avrebbe se
le armi non gli mancassero. Ecclesiaste.
Appendice – Modo di
accelerare la lettura (p. 168)
(La scrittura fonetica di Barbier è una scrittura da analfabeti?)
Questo libro cadrà certamente
nelle mani di qualche amico dei ciechi preoccupato di migliorare i libri
destinati ai ciechi. Scrivo questo capitolo per lui: possa essere letto da un
matematico che sia anche fisiologo, da un filologo e da un tipografo! Forse
troveranno delle indicazioni sui perfezionamenti di cui sono suscettibili i
libri in rilievo.
Se
Per i libri dei ciechi
la situazione è diversa perchè, essendo il numero dei libri Braille molto
ridotto, l’adozione di una scrittura più razionale avrebbe solo piccoli
contraccolpi. Le indicazioni che seguono sarebbero poi utili per le lingue dove
l’ortografia è più bizzarra, come l’inglese e il francese.
Lo scopo delle mie
osservazioni è rendere la lettura più rapida, e preparare il cieco alla pratica
della stenografia. Da un lato bisognerebbe usare caratteri più riconoscibili e
dall’altro diminuire il numero di caratteri di cui è composta una parola. Il
primo è un problema tipografico, tutto sommato risolvibile; il secondo molto
più complesso.
Riforma tipografica (165)
I ciechi-pervenuti
riconoscono meglio le difficoltà della lettura a punti. Parole come perequation sono intasate di punti (i
ciechi-nati non se ne accorgono); all’opposto gli scritti abbreviati presentano
confusione per l’accumulo di segni formati da un troppo piccolo numero di
punti. Il segno di maiuscola è facile da confondersi con l’inizio della lettera
m, o il segno di corsivo. Suggerisce
di usare punti più grossi per le maiuscole.
Sostituire i gruppi di
punti con piccoli tratti formanti la stessa figura (orizzontali, verticali obliqui, angolati). Di primo acchito questi
caratteri sarebbero appena diversi dai punti da cui derivano; ma nei casi dubbi
la leggibilità sarebbe migliore
(meno confusioni).
Come cambierebbe la
scrittura della parola acacia.
Troppo spesso il dito
confonde s con t: ciò scomparirebbe usando un tratto orizzontale 2-5
Questa modifica non
mancherebbe di rispetto alla memoria di Barbier e Braille perché, se questi
uomini hanno usato solo punti, è stato solo per non complicare la scrittura a
mano e non per motivi di leggibilità.
È del tutto naturale che
la nostra tipografia sia rimasta identica alla nostra manoscrittura. La stessa
cosa era avvenuta all’origine della tipografia in nero. Gutemberg copiava
pedissequamente i caratteri usati ai suoi tempi: i suoi primi volumi si
vendevano come manoscritti. Ma adesso la riforma tipografica è possibile perché
lo stampatore non ne avrebbe alcun aggravio.
Diminuzione del numero dei segni (167)
Il nostro dito non
possiede niente di analogo del movimento saccadè dell’occhio. Per quanto possa
essere esercitato il nostro dito vi è una velocità limite oltre la quale tutto
si imbroglia (confonde), esattamente come all’occhio è impossibile discernere i
raggi delle ruote troppo veloci.
Occorre sopprimere le
lettere mute e quelle facili a indovinare e impiegare segni che rappresentino gruppi
di suoni: quindi procedimenti del tutto analoghi alla stenografia.
Come Minerva uscì armata
dal cervello di Giove, così la nostra scrittura a punti è scaturita dal
cervello di Barbier. Per più dettagli rinvio alle due brochure già citate: esse
sono da leggere e meditare, e quando si vede che Barbier, da
solo, ha trovato il principio ammesso universalmente della maggiore
sensibilità del dito per i punti che per le linee, che ha compreso la
necessità di raggruppare i punti regolarmente, che ha creato l’utensile di cui
ci si serve ancor oggi (punzone, scanalature e tavole perforate) ci si chiederà
se non sarebbe stato meglio rispettare anche le idee di Barbier
sulla fonografia.
Barbier inizia la sua brochure
del 1834 così:
“La scrittura di pronuncia è quella che noi
pratichiamo sin da prima di aver studiato l’ortografia e
Barbier aveva magistralmente
dimostrato nel 1820 che per tutti gli analfabeti, compresi i ciechi e i
sordomuti, è molto più facile apprendere una scrittura fonetica ben compresa
che una scrittura ortografica. All’indomani della celebre legge Guizot,
sull’istruzione primaria in Francia, c’era un’enormità di analfabeti. Alla
stragrande maggioranza dei bambini si poteva insegnare una fonografia (scrittura da analfabeti), a pochi privilegiati invece la
difficile grammatica e ortografia.
Decenni dopo l’eminente
pedagogo Robin sperimentava
che il metodo più rapido dell’insegnamento della lettura era
A Barbier
fu obiettato che la pratica della fonografia nuoceva a quella dell’ortografia. Con molto buon senso e
arguzia Barbier rispondeva che la parola è una fonografia per
eccellenza e per essere logici i suoi contraddittori avrebbero dovuto interdire
la parola ai bambini fino al momento in cui apprendevano l’ortografia.
Quando mi avviene di
sostenere queste idee davanti a dei ciechi di riguardo essi credono di
rispondermi trionfalmente citando quei giovani che hanno conquistato dei gradi
universitari. Io ho fatto indagini su ciascuno di questi privilegiati e, con
mia grande sorpresa, ho scoperto che per loro l’ortografia è molto meno utile di quanto
si potrebbe pensare. Per esempio uno di loro, divenuto baccelliere con lode, mi
ha raccontato che egli era stato autorizzato a dettare i suoi componimenti.
Ed è nel dubbio interesse di una mezza dozzina di giovani che si ritarda, nella
loro educazione e istruzione, la gran massa dei giovani ciechi.
Quando Barbier ci dota della scrittura
a punti egli rinuncia, per ciò stesso, a farci impiegare dei caratteri
leggibili dai vedenti. Tra loro e noi scava un baratro.
Tra ciechi e vedenti le
comunicazioni erano interrotte e, per anni, soprattutto in Inghilterra, questo
grave inconveniente ritarda l’adozione della scrittura a punti, malgrado la sua
immensa superiorità tattile. miracolo
Dal momento che la
nostra scrittura ci isola diviene inutile imporle gli inconvenienti della
scrittura usuale. Barbier non esita: getta a mare l’ortografia e, di colpo, la
nostra scrittura diventa molto più facile da apprendere, meno ingombrante e più
rapida.
Conosco perfettamente la
resistenza ostinata contro la quale si sono sfibrate (fiaccate) le idee di Barbier
sull’ortografia. I ciechi hanno la passione (interesse), la parola è troppo
debole, essi hanno l’ossessione di non essere differenziati dai vedenti che nel
minor numero possibile di circostanze, e tutti quelli con cui ne ho parlato
considerano un insulto personale l’idea che si potrebbe non insegnare l’ortografia ai giovani ciechi. Ho ascoltato le loro
proteste con la massima attenzione, però le loro ragioni non mi hanno convinto.
Essi pretendono, cosa assolutamente falsa, che le persone che non sanno
l’ortografia sono esposte a fare legamenti scorretti nel parlare; dicono che
una simile ignoranza li mette in stato di inferiorità se devono frequentare delle
persone istruite, cosa ancora inesatta. Se la conversazione cade
sull’ortografia essi non devono fare altro che tacere, e nessuno potrà
indovinare che la ignorano.
La sola circostanza in
cui ai vedenti potrebbe rivelarsi l’ignoranza dell’ortografia da parte di un
cieco nato sarebbe quella in cui egli scrivesse in nero.
Persisto dunque a
pensare che non esiste nessun ragionevole motivo per insegnare l’ortografia,
nelle prime classi degli istituti di ciechi, a dei ragazzi che hanno tante
altre cose da imparare, cose che i vedenti apprendono senza pensarci, cosicché
all’uscita dall’Istituto, dove la loro educazione generale è stata sbarrata
dall’ortografia e dalla musica, essi sono del tutto disorientati dopo essere
costati al paese più cari dei licenziati in lettere o in scienze. Io sono
dell’avviso di riservare lo studio dell’ortografia all’élite, così poco
numerosa, dei nostri giovani ciechi, assai dotati per fare, malgrado la loro
infermità, degli studi secondari o anche superiori, o a quelli che vogliono diventare
dattilografi. Per una circostanza insperata l’élite di cui parlo troverebbe
nell’uso della fonografia, durante
l’infanzia, una preparazione perfetta all’arte
della stenografia, che renderebbe loro reali servigi per gli studi
superiori.
Bisogna riprendere la scrittura a punti dal momento in
cui fu adottata la cellula di 6 punti e marciare diritto nella strada tracciata
da Barbier e da cui si sono
allontanati Braille con la scrittura
ortografica e Ballu con la
stenografia.
Forse l’abbandono della
fonografia è imputabile più all’ambiente che a Braille, mentre a lui bisogna
attribuire il merito di aver preso per le cifre e per l’alfabeto la sua linea-tipo di 10 segni, tali che
ciascuno, compresi i primi tre, resti leggibile isolatamente, poiché i tre segni flottanti che egli ha scelto non
possono confondersi tra di loro. È una molto fortunata combinazione,
soprattutto per la rappresentazione dei numeri, quella che ha permesso di
scrivere nel quadro superiore 10 caratteri impossibili a confondersi. È stata
probabilmente la gioia di questa trovata che ha condotto Braille a non mettere
che 10 colonne nella sua tavola alfabetica, donde l’inconveniente di lasciare
13 segni fuori di questa tavola, spreco che Barbier non avrebbe commesso.
Un altro errore di Braille
fu, nel rispettare l’ordine alfabetico tradizionale, di non conservare le
derivazioni logiche di Barbier, il quale, per esempio, ha ben cura di mettere de sotto te e an sotto a. Queste derivazioni logiche hanno il
piccolo vantaggio di facilitare lo studio del sistema e il grande merito di
essere proficui alla leggibilità. Come ha giustamente sottolineato Dechaux, è
molto vantaggioso che dei segni poco differenti rappresentino dei suoni
analoghi; è quello che De La Sizeranne ha avuto il grande merito di fare per
l’abbreviazione ortografica, dove an
e ar richiamano a, in deriva da i, ecc. Al contrario, nell’alfabeto di
Braille, non c’è alcuna parentela reale tra i suoni espressi dalla linea tipo e
quelli che ne derivano. Il modo di procedere di Braille, accorciando la linea
tipo a 10 segni invece di 15 + un bianco, e introducendo una massa di lettere
accentate senza grande utilità per il francese e a detrimento dell’applicazione
ad altre lingue, ha ingombrato la sua tavola in nero. Così la riduzione del
numero dei rettangoli a 50 e l’accumulo di lettere accentate hanno chiuso la
porta a quelle derivazioni di cui tra poco vedremo la grande utilità.
Sonografia
Braille
– Questo nome ibrido (metà latino e metà greco) designa un sistema ibrido,
alfabetico e al contempo fonografico, che per qualche tempo è stato in uso
all’Istituto di Parigi. Ha lasciato solo qualche traccia nella memoria di
qualche cieco. Come documentazione presento la tabella che ho potuto
raccogliere: segni fonografici in corsivo, che bisogna pensare tracciati coi
punti del Braille, e suoni equivalenti (vedi).
Questa sonografia è
empirica, non si presta alla trasformazione in stenografia e, giustamente, è
stata abbandonata.
Per
Abbreviazione
ortografica
– Oltre alla sonografia ibrida di cui sopra la lentezza del Braille ha fatto
nascere diverse abbreviazioni, tutte illogiche perché intaccano l’ortografia
Per essere coerenti i ciechi dovevano creare un’abbreviazione ortografica.
Recentemente, nel 1881, Sizeranne e Armitage ne hanno ideato alcune che
raggiungono il modesto scopo prefissosi, cioè risparmiare tempo e carta, ma
senza intaccare l’ortografia (approfondire). Ecco dunque una scrittura passabilmente
rapida che si porta dietro le lettere mute.
Per comprendere la
genesi dell’abbreviazione ortografica integriamo la tavola di Braille (50
celle) con gli altri 13 segni non utilizzati (segnati fuori, a destra e con
lettere greche).
La maggior parte di
questi 13 segni sono sottili (solo su una linea
verticale) e corti (spostabili dall’alto in basso) e, in complesso, flottanti nella cellula perché in assenza di riferimenti, e
anche nel corpo di una parola, possono essere di riconoscimento incerto.
Nell’abbreviazione
ortografica si impiegano i 63 segni della tavola precedente.
Per capire
l’abbreviazione ortografica iniziamo a considerare la tavola delle contrazioni (p. 176). Con questa una frase si riduce,
però rimangono delle parole intatte. Si ricorre allora alla tavola delle parole abbreviate (le 43
più comuni). Inoltre gruppi di segni speciali servono per altre 147 + 21
parole.
Tutto questo sforzo di
ingegnosità riesce ad abbreviare di ¼ o 1/3 la scrittura, ma non ha effetto
sulla lettura. Ballu (1902) infatti lo critica e amaramente
dice che è un misero innesto su un’iniquità, la bizzarra ortografia francese.
Gli autori delle
abbreviazioni si sono trovati nella necessità di attribuire funzioni importanti
ai segni di qualità inferiore che Braille aveva scartato (flottanti). In
definitiva le abbreviazioni sono tanto vantaggiose per chi scrive quanto
perniciose per chi legge.
Stenografia
di frate Isidoro Clè
– La tentazione di abbreviare il più possibile la scrittura ha portato
all’abbreviazione metodica dell’abbreviazione ortografica. La stenografia di
questo istitutore di Bruxelles è preziosa ai pochi ciechi che intraprendono
studi superiori.
Stenografia
Ballu –
È molto ingegnosa, ma non tiene conto delle esigenze delle lingue straniere.
Non sembra che Ballu abbia conosciuto i migliori sistemi stenografici in nero e
il principale vantaggio del suo sistema diviene illusorio dopo l’invenzione
della macchina di Hall. Ballu ha avuto l’idea di rappresentare
le lettere più frequenti con i segni più semplici e questo è un grosso
vantaggio per prendere appunti manoscritti. Mi si assicura che la leggibilità
di questa stenografia è buona. Proprio perché la frequenza delle lettere è
diversa da lingua a lingua gli stranieri non possono adottare il sistema Ballu, che fu applicato solo da Sizeranne e i ciechi della sua cerchia.
Utilità
della stenografia per i ciechi – Presumibilmente i ciechi non diventeranno
stenografi professionisti perché per loro è difficile percepire le circostanze
esterne (cornici di Lucidi?) che
costituiscono una parte importante delle discussioni che lo stenografo
raccoglie sulla carta. D’altra parte il cieco non può trascrivere rapidamente
in dattilografia delle note prese in stenografia in punti, avrebbe bisogno di 3
o 4 mani. È vero che spesso gli stenografi dettano a un dattilografo e niente
impedisce che uno stenografo cieco faccia lo stesso, ma occorrono due ciechi
che lavorino insieme.
Si capisce però che con
queste trafile lo scopo della stenografia non viene raggiunto. Checché abbia
detto Grosselin io penso che sia
senza interesse pratico stabilire una identità tra la stenografia in punti e un sistema qualsiasi di stenografia in nero, perché questa identità potrebbe essere utile
solo nell’inverosimile caso di un cieco che volesse corrispondere in
stenografia con uno stenografo vedente che avesse assimilato i segni Braille.
Meglio prendere
Il Braille
è lento più in lettura che in scrittura. Con le varie macchine il problema
della scrittura in rilievo è sufficientemente rapido e ampiamente risolto. La
lettura invece è lenta sia con abbreviazioni che con tutte le lettere, a causa
dei molti segni sottili. Inoltre la lettura a tutte lettere si fa facendo
sparire un gran numero di segni che si
indovinano lasciandosi guidare dal senso, dalle prime lettere delle parole
e dalla loro lunghezza. Ciò è talmente vero che un lettore esercitato non si
accorge di un enorme numero di errori di scrittura se non si trovano all’inizio
di parola. Un lettore estremamente rapido, Desagher,
mette le dita sull’errata corrige del
numero precedente della Revue Braille
e ogni volta si stupisce di non essersi accorto di tali errori. Questo
indovinare che accelera la lettura a tutte
lettere esiste in misura molto minore per i testi abbreviati, perché …
Se si vuole
che una stenografia sia leggibile bisogna guardarsi dal riservare i segni
sottili per i suoni più frequenti, ma piuttosto bisogna fare al contrario.
Benchè l’economia di
carta, di volume e di peso sia una questione secondaria, occorre sottolineare
che utilizzando segni sottili questa economia non c’è; avrebbe valore solo per i
libri stampati (in punti?).
D’altra parte l’accumulo
eccessivo del numero dei punti non mi sembra favorevole al tocco; in un nome
proprio io non distinguo facilmente parecchie lettere composte ciascuna di più
di 4 punti messe una di seguito all’altra: sarebbe bene arrivare ad una
stenografia dove i segni più frequenti non comportassero mai più di 4 punti.
Ripeto ancora che la
lentezza del Braille è soprattutto in lettura. Ciò è talmente vero che Lorin, vecchio ingegnere dei telegrafi,
cieco da parecchi anni e praticante il Braille per molte ore al giorno, avendo
ricevuto una lettera in abbreviazione ortografica se l’è fatta leggere da un
familiare per non farmi attendere. Villey,
benchè cieco, ha superato l’esame alla Scuola Normale superiore e mi ha confessato
il suo imbarazzo quando deve tradurre ad alta voce un testo: non
gli è possibile andare a cercare velocemente il verbo alla fine della frase.
Anche noti studiosi come Leon, Monnier e Rigenbach concordano su ciò.
La stenografia deve
essere leggibile non solo per chi l’ha tracciata ma per tutti i ciechi colti. Dechaux, il più esperto di cose
stenografiche (conosce Duployè, Ballu, Flageul, Isidoro Clè e Prevost-Delaunay) cerca di fare una
stenografia internazionale.
Io penso che occorre
tener il massimo conto dei bisogni della fonografia,
mentre, reciprocamente, il sistema fonografico deve essere subordinato, in una
certa misura, alla trasformazione di questo sistema in stenografia. Dico “in
una certa misura” perché sarebbe increscioso che la considerazione di una
stenografia rapida, i cui adepti saranno sempre in numero infimo, nuoccia alla
buona disposizione (ordonnance) di una fonografia destinata alla stragrande
maggioranza dei ciechi.
Stenografia
in nero
– Da un’inchiesta da me fatta i ciechi non possono servirsi dei sistemi come
quelli di Prevost modificato da Delaunay, dove il fonetismo è
soppresso dalla prima lezione. Tra le stenografie fonetiche una delle migliori
è quella di Aimè Paris che gareggia in velocità con la precedente
ed ha l’immensa superiorità di essere molto più facile da apprendere. È
applicabile a tutte le lingue europee, e, cosa capitale, la sua struttura è una fonografia trasformabile in stenografia: in altri termini
l’allievo impara dall’inizio una stenografia elementare che è una pura fonografia.
L’abate Duploye, il cui
metodo è quello più generalmente conosciuto, non ha fatto che modificare i
segni grafici di Aimè Paris, cosicché, trascritte in punti, le stenografie
elementari Aimè Paris e Duployè coincidono (io:
il punto non è un segno grafico?).
Mentre Duployè ha fatto migliaia di allievi, Aimè Paris ha avuto pochi adepti, per
così dire nell’intimità,
molti dei quali reclutati nei servizi parlamentari.
Alla base della
stenografia vi sono due elementi: il grafismo e il sistema di abbreviazioni (v.
i testi dei due Guenin). Il grafismo
consiste nel sostituire le lettere usuali con dei segni più semplici e
l’illustre Conen de Prepean
ha scelto linee dritte e curve diversamente inclinate per rappresentare le
consonanti, e piccole linee curve per le vocali. Ma poiché il numero delle
posizioni delle linee lunghe era inferiore al bisogno egli ha suddiviso le
consonanti e le vocali in principali e secondarie.
Alle consonanti dure te, che, ke, fe, pe, se corrispondono le dolci de, je, gue, ve, be, ze
In Conen de Prepean queste ultime 6 consonanti sono rappresentate con
gli stessi tratti delle 6 precedenti, ma hanno un piccolo tratto trasversale
aggiuntivo (secante) che, richiedendo una levata di penna,
rallenta notevolmente
Per esprimere i suoni
nasali vi sono dei segni modificatori delle vocali analoghi alle secanti e che
vengono soppressi nella stenografia rapida.
L’aumento di velocità
oltre che per la sostituzione di segni semplici a quelli normali si ottiene
sopprimendo alcune vocali e le lettere mute, parecchie in francese. Inoltre
delle convenzioni permettono di sostituire gruppi di suoni o intere parole con
delle sigle.
La stenografia elementare è una fonografia perché basata sul
principio: “Ad ogni suono corrisponde un
segno, sempre lo stesso”. Quindi per i bambini e gli analfabeti la
stenografia elementare è ben più facile da apprendere della scrittura
ordinaria. Quelli che hanno appreso questa stenografia con i suoi segni, come
le secanti, (anche) lasciandola da parte durante i loro studi si ortografia e grammatica, non dovrebbero
fare uno sforzo molto grande quando volessero, con la soppressione delle
secanti e l’impiego di segni addizionali, acquistare la pratica di una
stenografia rapida. (punto di vista di
Javal).
Robin ha trovato molto
vantaggioso insegnare ai bambini
Verso il 1865, quando Javal
seguì alcune sue lezioni, Aimè Paris
era già vecchio, quindi è presumibile che nella sua giovinezza abbia conosciuto
i lavori di Barbier perché la somiglianza
delle loro idee non può essere dovuta al caso.
È ovvio che questa fonografia è lungi dal dare tutte le
sfumature della pronuncia: ad esempio non fa alcuna differenza tra ò
e ó. Se sono bene informato, secondo i lavori di Passy, una tavola (tavolozza) fonografica completa
comporterebbe più di 150 segni.
Trascrizione delle
articolazioni della linea tipo, con sotto quelle derivate, per le varie lingue
(elenco anche delle parole italiane esemplificative di 14 suoni base + 7 derivati).
Per l’esperanto la
stenografia è più difficilmente applicabile (conoscenza imperturbabile).
Viceversa avrebbe il
pregio di evitare ridicoli errori di pronuncia (Sakespeare).
Adattamento
(di Javal) della stenografia Aimè Paris – Una fonografia
in punti si può fare usando come linea tipo le 15+1 combinazione dei primi 4
punti della cellula Braille. Aggiungendo sotto le altre tre linee derivate si
arriva a un totale di 63+1 segni.
Naturalmente le cellule
perdono il loro significato usuale, ad eccezione di quello numerico delle prime
10. Per evitare accumuli in una colonna (la sesta) è meglio scegliere una
consonante primitiva in più (e una vocale in meno) in modo che bastino due
linee (anche per la fonografia internazionale bisogna scendere a compromessi di
questi tipo).
Prima di adottare 10
consonanti tipo (primitive) invece delle 9 di Aimè Paris ho
consultato Guenin, stenografo
revisore del Senato e conservatore titolare e competente della tradizione Aimè
Paris. Guenin che era
stato per ragioni di grafismo che
Aimè Paris aveva preso 9 segni tipo per rappresentare le consonanti. Pur
rispettando il maestro Javal non ritiene valida questa ragione e adotta
senz’altro 10 consonanti-tipo-primitive.
Per quanto riguarda
l’ordine da dare a queste consonanti Javal ricorre alla mnemotecnica di Paris.
Mettendo in ultimo lo zero si ha:
te
ne me re
le che que
fe pe se
a e i
o ou (zero)
Sceglie ou
invece di u perché questa vocale in molte lingue manca. Le due vocali che
devono essere più facilmente riconoscibili sono a e o e per questo ognuna è
di due punti.
Inoltre se per le vocali
si sono impiegati segni sottili è perché la lettura esatta della vocale ha un
grado di importanza secondario, tanto che in Inghilterra certi stenografi negligenti
trascurano di scriverle del tutto. Si può sperimentare che se in una frase si
tolgono tutte le vocali e si sostituisce un segno qualsiasi (x) si riesce in
genere a indovinare
Abbreviazione simile ai
segni metagrafici (?).
I segni disponibili si
utilizzeranno per la punteggiatura.
La 2a linea è
quella con i due punti e non con uno solo (3a e 4a),
volutamente.
Trapezizzando la cellula
si punzonano più velocemente i punti centrali.
Nel caso di stampa i
punti 3 e 6 potrebbero essere sostituiti con un trattino.
Quanto precede non è che
un punto di vista di Javal per stimolare la discussione.
Depoin:
Adattamento della stenografia Duploye – L’ordine di classificazione dei segni
adottato da Braille non è né razionale né mnemotecnico. È meglio scegliere il
criterio della complicazione e andare dal semplice al complesso. Alle vocali,
che precedono filologicamente, punti semplici; frequenza lettere. Sinfoni
sonografici. Consonanti forti e deboli, pronuncia addolcita, metagrafia, grado
di forza. Vocali-radici. Compatibilità tra ciechi e vedenti. ecc.
Stenografie
straniere
– Javal
non è competente e si scusa della lacuna.
Modifica
ed estensione della fonografia Barbier – Cambiando la cella di Barbier da 2x6 a 2x3 la
lettura al dito sarà più facile, ma l’apprendimento sarà leggermente più lungo
Riscrive
Includendo lo zero ogni colonna
dà 8 combinazioni quindi in totale 8x8 = 63+1.
Da questa tavola teorica
possono nascere infinite tavole in punti. Problemi di grafismo suggeriscono
scelte omogenee e compatibili per ciechi, stenografi e poliglotti.
Poiché l’allievo deve
imparare a memoria la tabella in nero i suoni devono essere disposti con una
certa logicità, privilegiando però sempre la buona leggibilità.
Prima
tavolozza Javal
(p. 201). I segni sottili sono
tassativamente esclusi dalla rappresentazione delle consonanti. Quindi grande
sicurezza per il lettore e guadagno di tempo per separare le parole da parte
dello scrittore. Eliminare vocali inizio/fine…
Seconda
tavolozza Javal
– Più ricca di suoni e con disposizione diversa. Consigli per impararla a
memoria. Chiamiamo segno di sinfono
tutti quelli che esprimono più di una articolazione. Le lettere nasali l
ed r
sono più sinfone delle altre. Problemi delle lingue slave, parole intasate di
consonanti. Sinfoni impronunciabili. Diminuire una parte degli intervalli tra
le parole.
Opuscolo
sull’insegnamento della lettura (tipo fonografia).
Chi si interessa di
stenografia si metta in contatto con l’accordatore di pianoforti Dechaux
Per quella
internazionale e per l’esperanto con Monnier. Seguono indirizzi utili.